(Mario Berardi)
Il confronto tra Europa e Italia sembra imboccare un sentiero nuovo, di comprensione e crescita reciproca. Con la presidenza UE di Ursula Von der Leyen sembrano finite le dure restrizioni inflitte ai nostri governi, da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi. Bruxelles ha annullato il Patto di Stabilità, superato il dogma del deficit statale entro il 3% del prodotto interno lordo (quest’anno per il Coronavirus supereremo il 10%); soprattutto sono stati concordati all’Italia prestiti a tassi minimi per 90 miliardi con la Sure (per la cassa-integrazione), la Bei (Banca degli investimenti), il discusso Mes (solo per spese sanitarie); ora – ed è il vero fatto nuovo – Bruxelles sta preparando il “Recovery fund”, ovvero un fondo per la ripresa che – secondo il commissario Gentiloni – ammonterà a 1.500 miliardi per i 27 Paesi europei (con maggiore intensità per le aree più colpite dall’epidemia).
Un sondaggio della SWG ha accertato che il 50% degli italiani ritiene accettabile il compromesso raggiunto a Bruxelles dal premier Conte e il 15% lo ritiene ottimo; in netta minoranza le tesi negative di Lega e Fratelli d’Italia, mentre Berlusconi ha confermato la linea europeista del PPE (i deputati di Forza Italia sono usciti dall’aula di Montecitorio per non votare una mozione della Meloni contro il governo e al Senato gli Azzurri hanno dissentito dalla mozione di sfiducia contro il ministro Gualtieri presentata dalla Lega).
In realtà i prestiti e i sussidi di Bruxelles sono indispensabili per far fronte alle immense necessità della crisi Coronavirus: il Governo, con il prossimo decreto, impegnerà altri 55 miliardi di euro del bilancio statale, con un deficit pubblico che supererà il 150 per cento del PIL.
Secondo un altro sondaggio dell’autorevole “Corriere della Sera”, il gradimento della Lega, in meno di un anno, è sceso dal 37 al 25 per cento, pochi punti in più del Pd; anche al Nord appare poco comprensibile il rifiuto dell’appoggio europeo, mentre cresce la linea moderata dell’onorevole Giorgetti, numero due del partito, e del presidente del Veneto, Zaia. Secondo “Il Fatto quotidiano”, vicino ai Grillini, i grandi gruppi economici punterebbero a una leadership Zaia nella Lega, per preparare il “governissimo” con Mario Draghi; ma l’operazione sembra scontrarsi con la struttura monolitica del partito di Bossi e Salvini e con il tentativo di Berlusconi di riconquistare un ruolo importante nel centro-destra.
Le difficoltà dell’opposizione non possono tuttavia nascondere le fibrillazioni all’interno della maggioranza. Nei pentastellati è intervenuto il garante Beppe Grillo per frenare l’emorragia di parlamentari contrari al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), evitando al Governo di perdere la maggioranza al Senato.
Sui provvedimenti per la Fase 2, il segretario del Pd Zingaretti ha chiesto maggiori aperture, soprattutto per evitare la crisi drammatica del commercio e del turismo; a loro volta i senatori Pd hanno sollecitato maggiore attenzione per la famiglia (con i bimbi a casa per la chiusura delle scuole) e, con un emendamento del costituzionalista Ceccanti a Palazzo Madama, hanno rilanciato la richiesta dei Vescovi italiani per il ritorno alle Messe (stessa indicazione da un vasto arco parlamentare, dai renziani ai forzisti, dalla Lega a Fratelli d’Italia).
Lo stesso premier Conte, facendo marcia indietro, ha annunciato per i prossimi giorni un protocollo d’intesa con la Cei: secondo molti, è possibile la ripartenza delle funzioni religiose da domenica 10 maggio. Nel frattempo, molte associazioni del Commercio, del Turismo, dello Spettacolo premono per anticipare le riaperture, temendo crisi irrecuperabili, ma il premier Conte ha risposto che l’epidemia non è ancora sconfitta e che è imprudente abbassare la guardia mentre il presidente Mattarella ha posto l’accento sui disagi dei giovani per l’anticipata chiusura dell’anno scolastico (se ne parlerà a settembre).
In concreto la gestione della fase due appare per il Governo molto più impegnativa della stessa trattativa con Bruxelles, mentre il Parlamento richiede un ruolo maggiore nell’elaborazione dei provvedimenti; peraltro la stessa presidente della Corte Costituzionale ha rilanciato il ruolo delle Camere, anche nella stagione dell’emergenza sanitaria; del tutto isolata, infine, la proposta della Lega di una manifestazione di piazza contro il governo, criticata anche dalla Meloni e da Berlusconi. Non è questo il tempo per gli scontri frontali, ma per la ricerca di un clima politico migliore tra Governo, Parlamento, Regioni, forze sociali, economiche, culturali.