(Graziella Cortese)
Alcune sale a Torino sono tornate in attività, il cinema Verdi di Candelo ha riaperto i battenti da questa settimana, a Valperga il cinema Ambra ha programmato la riapertura per giovedì 6 agosto. Passi importanti per un ritorno alla programmazione consueta nel rispetto delle norme e in sicurezza.
Alla 70a edizione del Festival di Berlino il cinema italiano si è messo in evidenza grazie anche all’opera di due giovani registi romani: “Favolacce” ha vinto l’Orso d’argento per la sceneggiatura e ha confermato il successo dell’opera prima “La terra dell’abbastanza”. E, martedì sera, ha bissato ricevendo, al Maxxi di Roma, ben cinque Nastri d’argento.
Damiano e Fabio D’Innocenzo sono fratelli gemelli, cresciuti a Tor Bella Monaca, appassionati di letteratura americana e di fumetti. Sono arrivati al cinema quasi per caso dopo aver conosciuto Matteo Garrone e aver collaborato alla realizzazione di “Dogman”.
Mentre il primo film parla della periferia violenta, qui il mondo è quello delle famiglie medio-borghesi all’interno di villette a schiera tutte simili tra loro: un uomo (la voce fuori campo) racconta di aver ritrovato il diario di una bambina, Alessia, e di aver in qualche modo proseguito la scrittura interrotta bruscamente.
Ci sono tante vicende da narrare, e il film è composto da frammenti di una vita grigia circondata dal nulla: Bruno è sposato con Dalila e insieme hanno cresciuto due figlioli educati e con tutti dieci sulle pagelle, ma profondamente infelici. Da una parte vi sono gli adulti rabbiosi, insoddisfatti e incapaci di ragionare con serietà; dall’altra rimangono i bambini ancora puri e osservatori critici del mondo circostante.
A volte la sceneggiatura finisce nel grottesco per rappresentare un Paese, il nostro, in cui si è accumulata una rabbia vuota con scarse vie d’uscita.
Una fiaba dai contorni neri che, per certi versi, ricorda “Il racconto dei racconti” di Garrone: ma in questo caso, forse, è tutto vero.