Lunedì scorso, 20 giugno è stata celebrata la Giornata mondiale del rifugiato.

Monsignor Gian Carlo Perego, Presidente Cemi e della Fondazione Migrantes ha rilasciato questa dichiarazione: “Quest’anno, probabilmente, il numero dei rifugiati stimato sarà il più alto degli ultimi 50 anni: ormai 100 milioni nel mondo. Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove. Di fronte a questo fenomeno epocale, la politica continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro. Se da un lato è apprezzabile la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, dall’altra non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Rwanda, nonostante le condanne della Corte europea dei Diritti umani; l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi; i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela; la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad. L’auspicio è che la Giornata mondiale del rifugiato, del 20 giugno, accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno”.

In occasione della stessa Giornata Save the children ha presentato il secondo rapporto “Nascosti in piena vista” per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx.

L’ONG “denuncia le disparità di trattamento e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere. Con un appello alla Commissione europea per l’adozione di una Raccomandazione agli Stati membri per l’adozione e l’implementazione di politiche che assicurino la piena protezione di tutti i minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori”, riassume la situazione il SIR, Servizio di Informazione Religiosa.

I numeri indicano 35 minorenni non accompagnati respinti alle frontiere Ue nei primi 3 mesi del 2022 che rappresentano solo la punta di un iceberg sommerso.

Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani, che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo.

La frontiera tra Italia e Francia, indica ancora il SIR, continua ad essere uno dei posti peggiori per un migrante: a Oulx, in Val di Susa, nel mese di maggio sono state riportate indietro dalla Francia 530 persone, quasi 17 ogni giorno, cifre in continuo aumento.

Ad aprile 2022 risultano 14.025 minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni.

Per quanto riguarda le nazionalità, la novità di quest’anno è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), poi ci sono gli egiziani con il 16,6% e a seguire bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani.

Save the children si appella all’Ue, per “proteggere tutti i minori” estendendo le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo.