Coldiretti Torino offre la propria collaborazione alla Città metropolitana di Torino per realizzare, anche in Canavese, il Distretto del cibo. Ma chiede che lo stesso ente accantoni i progetti che prevedono nuovo consumo di suolo e che dimostri, nei fatti, una reale volontà di valorizzare l’agricoltura canavesana.
Giovedì, una delegazione di Coldiretti Torino ha incontrato la consigliera metropolitana delegata allo sviluppo economico e al turismo Sonia Cambursano proprio per lanciare questo nuovo strumento di promozione dei valori agroalimentari del territorio.
«Abbiamo manifestato tutta la nostra disponibilità a collaborare con la Città metropolitana e i Comuni della pianura canavesana per istituire questo ottimo strumento per valorizzare delle produzioni dei nostri agricoltori – ha detto il direttore Bruno Mecca Cici – Ma vogliamo dire, in modo molto chiaro, che non ha senso un distretto del cibo in un territorio dove si presentano grandi progetti che distruggono il suolo che produce proprio il cibo che si vuole valorizzare. Progetti che devastano quel territorio che il Distretto vorrebbe promuovere proprio attraverso le produzioni agricole di qualità».
La stessa Città Metropolitana, è il pesniero da sempre di Coldiretti Torino, che spinge per il Distretto del cibo ha tirato fuori dal cassetto un vecchio progetto di variante alla statale del Gran Paradiso, la 460, che devasterà una buona parte di terreni fertili lungo il Malone tra Lombardore e Front. Inoltre, la Città metropolitana non ha ancora difeso l’agricoltura di fronte alla volontà della Regione e di alcuni sindaci di costruire il nuovo ospedale di Ivrea su campi fertili; così come, recrimina ancora Coldiretti Torino, “non ci stanno aiutando nella battaglia contro i campi fotovoltaici. In più, la Città metropolitana non sta applicando efficacemente la direttiva regionale per il depopolamento della specie di fronte al pericolo della Pesta suina africana”.