Noi donne lo sappiamo bene: quando abbiamo voglia di cambiamento, quando sentiamo di dover “dare un taglio” ad abitudini che non ci soddisfano più, o che nell’aria c’è qualcosa di nuovo che ci riguarda, lo comunichiamo anche attraverso le nostre acconciature. Tagliamo i capelli o ne cambiamo il colore. Non solo per seguire le mode o il costume: molto più spesso, cambiamo l’acconciatura per cambiare noi stesse.
È innegabile che i capelli siano stati da sempre un simbolo ed un veicolo di tanti messaggi: distinguevano i ceti sociali, i ruoli, le attività professionali, hanno segnato epoche, ma soprattutto sono stati da sempre un simbolo di ribellione. Una ribellione silenziosa, che non ha bisogno di parole per esprimersi ma che risulta altrettanto potente.
Se i capelli sono uno degli elementi fondamentali per l’espressione dell’individuo, per la definizione del proprio stile, sono l’emblema della giovinezza, della forza, della salute e dell’energia vitale, ecco che fin dall’antichità troviamo storie che parlano del taglio dei capelli. Ad esempio Dalila, che tradisce Sansone tagliandogli i capelli; ma anche Napoleone che riporta le acconciature allo stile dei romani perché segno di sobrietà ed eleganza, contrapponendosi alle complicate e mastodontiche acconciature del settecento, o anche le rasature a cui vengono obbligati i prigionieri per snaturarne l’essenza umana.
I capelli sono in qualche modo collegati al rapporto tra individuo e società e oggi, ancora come in altri contesti storici, la “ribellione” delle donne passa attraverso i capelli.
La nostra straordinaria Samantha Cristoforetti, che lascia sciolti i capelli nella stazione spaziale internazionale di cui è comandante o le tante donne che hanno deciso di tagliare una ciocca dei propri capelli e di inviarla all’ambasciata dell’Iran per manifestare la propria solidarietà per chi è morta proprio a causa di una ciocca di capelli, ci fanno capire come e quanto la battaglia per il rispetto delle donne possa e debba essere aiutata da un piccolo gesto. Da un capello.
Da più parti si sente dire che il prossimo potrà essere un anno dedicato alle donne, che finalmente molte di esse sono riuscite ad accedere a posti, luoghi, ruoli, risultati che sono sempre stati appannaggio quasi esclusivamente maschili.
Eppure, se questi risultati ci sembrano importanti, non dobbiamo dimenticare che fanno parte di piccolissime porzioni di mondo, e che ci sono centinaia di migliaia di donne che non vivono la stessa condizione di libertà e di scelta.
È ancora troppo semplice scagliarsi contro una donna: lo abbiamo visto nei recenti fatti che accadono in Iran e se l’arte e il mondo della cultura in generale hanno dato un segnale di vicinanza e di sdegno, ognuno può portare il proprio appoggio alle donne iraniane o di altri Paesi nel mondo in cui è vietato potersi esprimere liberamente, magari costruendo la propria scatola di ciocche da inviare alle ambasciate dei Paesi in cui le donne non hanno diritti.
Chissà che tante donne possano far fluttuare i propri capelli come quelli di Samantha, di non essere forzate ad alcuna acconciatura che non sia quella scelta per proprio gusto, per mettere in risalto la propria bellezza o per comodità. L’importante è che sia solo ed esclusivamente per piacere a sé.