III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete…

(Elisa Moro)

“Gaudete in Domino semper” – “Rallegratevi nel Signore sempre” (Fil 4, 4). Con queste parole dell’Apostolo Paolo si entra nel clima della Terza domenica di Avvento, della “gioia”, in cui il cammino verso Betlemme si fa sempre più prossimo e in cui “cito veniet salus tua” (presto verrà la tua salvezza), come canta la Chiesa nell’Inno del “Rorate Coeli”.

Nella pagina del Vangelo di Giovanni viene nuovamente presentata la figura del Battista, intenta a “dare testimonianza” (Gv. 1, 7) (martyria), a confessare con il cuore e con la vita la venuta della “luce vera” (Gv. 1, 9), dell’autentico motivo di gioia profonda per un cristiano di ogni epoca: “Regem venturum Dominum, venite adoremus”, il Re è ormai alle porte, “alzatevi, soglie antiche” (Sal. 23, 7), spalancate il cuore alla venuta del Messia.

Giovanni annuncia il Redentore, egli è “voce per un tempo, ma il Signore, il Verbo, fin dal principio, eterno”; egli si fa messaggero, portavoce, fiaccola che arde nel buio dell’uomo, suono che “fece il suo ufficio e scomparve, come a dire: “Questa mia gioia è completa” (Gv 3,30)” (Sant’Agostino, Sermo 293).

È un invito ad una sincera riflessione, che ha come culmine proprio la gioia di incontrare autenticamente il volto di Cristo, non solo nella vita eterna, ma nella quotidianità: Madre Teresa di Calcutta ricordava che “è in nostro potere stare in paradiso fin da quaggiù e fin da questo momento. Essere felici con Dio significa: amare come Lui, aiutare come Lui, servire come Lui” (La gioia di darsi agli altri, p. 143).

La centralità e la beatitudine di avere Cristo al centro dell’esistenza, riconoscendosi semplici creature, deboli lumi che ricevono la Luce da Colui che la porta nel mondo: è quanto ha vissuto il Battista, che “si ridimensionò, si distinse, si umiliò” (Sant’Agostino, Sermo 293), in nulla si ritenne messia o si glorificò.

Il Signore chiede, sulla soglia della Santa Novena, spazio nei cuori, sull’esempio dell’ “araldo del Salva-tore”, che “umile di fronte al Signore, meritò d’essere l’amico dello Sposo” (Sant’Agostino Comment. in Ioan., 4, 1), riprendendo lieti il cammino, nella consapevolezza che: “la via che il Signore ordina di preparare, o fratelli, camminandola si prepara, preparandola, si cammina.

E quand’anche si progredisce, resta sempre da prepararla; per cui il viaggiatore dirà a se stesso ogni giorno: “Comincio adesso” (Sal 76,11)” (Guerric d’Igny, Sermo V, de Adventu, 1).

(Gv 1,6-8.19-28) Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce,ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.