III domenica di Quaresima

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo

(Matteo Temperino)

In questa terza tappa del nostro cammino quaresimale pare che, diversamente dalle volte precedenti, l’evangelista Luca, in questa pagina, voglia richiamare la nostra attenzione verso un messaggio dal carattere più “pratico”.
La grande prova che questa domenica dobbiamo affrontare è infatti quella della “Coscienza”: Gesù ci chiama esplicitamente alla conversione, nei termini di riporre qualsiasi nostra cattiva abitudine, risolvere le nostre incoerenze, mitigare i nostri giudizi, in vista di rivolgere il nostro sguardo verso “ciò che più di tutto conta”, ossia Cristo. Egli infatti ci è necessario per mantenere vivo lo spirito, al pari del cibo per il corpo; non a caso Paolo, come si leggerà nella lettera ai Corinzi, associa Cristo a quella “roccia spirituale”, che sempre ci accompagna, da cui sgorga una “bevanda spirituale” che, diversamente da qualsiasi altra, è capace di dissetarci.
Lo stesso esempio che ci viene riportato, dei Galilei rivoltosi “giustiziati” da Pilato, ci suggerisce come qualsiasi azione che non venga compiuta attraverso l’ispirazione, che riceviamo per grazia dello Spirito, sia di fatto vana e perisca lì, insieme all’uomo ed alla memoria di chi l’ha compiuta, sommandosi al biasimo degli spettatori che vi hanno assistito.
Ma tale prova ha un’ulteriore implicazione, ossia la persistenza nell’animo della fede; non è infatti unicamente necessario e sufficiente, per la conversione, la propria “correzione morale”, ma a questa dobbiamo aggiungere una buona componente di “resistenza”, tale per cui non possiamo essere sopraffatti nemmeno da fatalità inesorabili, che potenzialmente potrebbero spezzare la nostra quotidianità, a costo della nostra stessa vita.
Dinanzi infatti all’esempio che Gesù riporta delle vittime del crollo di una torre a Gerusalemme, comprendiamo come ciò valga, per un evento di tale portata, sia che siamo spettatori passivi, la tragedia di qualcun altro non può scuotere la nostra fede, sia che siamo spettatori attivi, non possiamo sperare in altro tempo, quando il nostro è compiuto. Come sottolineato dalla parabola conclusiva, è questa l’ora della speranza, è questa quella della risoluzione.
Avvicinandoci sempre di più verso la meta pasquale, è bene che tra le nostre suggestive speculazioni teologiche e filosofiche, non trascuriamo l’orientamento pratico della nostra coscienza, al fine di non trasformare la nostra fede in una mera forma di “intellettualismo”.
Una buona settimana!

(Lc 13,1-9) In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».