(Elisa Moro)
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala!
“Chi non è contro di noi è per noi” (Mc. 9, 40): un dialogo tra il Signore e il giovane e zelante apostolo Giovanni segna l’episodio evangelico tratteggiato da Marco in questa XXVI Domenica del tempo per annum (Mc. 38-48) e invita a compiere una necessaria conversione di cuore e di sguardo, fondamentale per vivere in pienezza “il nostro tempo drammatico e insieme affascinante” (Redemptoris Missio 38), carico di sfide e di promettenti speranze.
“Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me” (v. 39): Cristo supera la logica umana, quella che induce a dividere, reputando come sbagliato tutto ciò che è al di fuori da categorizzazioni stabilite e che spesso sfocia in aridità spirituali; si può invece collaborare alla causa del Regno in vari modi, rallegrandosi del fatto che ciò avvenga: “purché Cristo sia in ogni modo annunziato, per dispetto o con lealtà, io di questo godo e godrò!” (Fil 1,18).
A tal proposito scrive Sant’Agostino: “Come nella Chiesa Cattolica si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori di essa può esservi qualcosa di cattolico” (Sul battesimo contro i donatisti, PL 43, VII). Solo rallegrandosi del giusto operare di Dio si diventa “capaci di lodare il Signore per l’infinita fantasia con cui opera nella Chiesa e nel mondo” (Benedetto XVI, 30/09/2012).
“Se la tua mano ti scandalizza… Se il tuo piede ti scandalizza …Se il tuo occhio ti scandalizza” (v.43.45.47). Il tono minaccioso con cui il Signore affronta il tema dello scandalo, argomento molto discusso nell’attualità, induce a riflettere che: “non si vive soltanto per sé, ma anche per il prossimo” (Gregorio di Nazianzo, Epist. 11, 7). Scandalizzare indica una contro-testimonianza, che spesso, con atteggiamenti e parole, viene fornita a coloro che hanno una fede più superficiale e meno formata.
La soluzione drastica invocata da Cristo, il “taglio”, non è solamente a livello fisico, ma riguarda l’uomo interiore, l’anima, come ricorda Isacco di Antiochia, un autore del V secolo: “anche l’uomo interiore ha occhi e mani. Combatti contro la tua anima! Ciò che è esterno non è in te causa di peccato: con l’interno devi sostenere battaglia” (Carmen de poenit.). Solo attraverso questa potatura spirituale si può vivere ogni giorno pronunciando l’esclamazione dantesca ‘Vegna vêr noi la pace del tuo regno’ (Purg. XI,7), con quella serena gioia che solo l’adesione a Cristo può donare.