Eporediese di nascita, di origini per metà piemontesi e per metà siciliane, la giovane cucegliese Giulia Gorgone esordisce nella narrativa con il romanzo “Bianco e nero” (Albatros).
È la maggiore di tre fratelli, è reduce da studi umanistici e ha una grande passione per la musica.
Oltre all’impegno nell’azienda di famiglia, è attiva nel sociale, impegnata in iniziative di aggregazione giovanile e per la valorizzazione della cultura locale.
Bianca organizza eventi, è una donna affermata, sicura di sé.
Eppure un viaggio importante che sta per affrontare le causa una forte agitazione.
Durante il volo, ripercorre con la mente alcuni eventi significativi della sua vita a cominciare dall’avvicinamento al mondo della musica, incoraggiato dai genitori fin da quando era piccola.
Un amore intenso ma altalenante è quello per il pianoforte che, dopo una pausa, rinasce con l’iscrizione al liceo musicale e gli esami sostenuti al conservatorio di Torino.
Al piano si aggiunge anche il flauto traverso, che Bianca suona nell’orchestra di Venaria: un ambiente formato soprattutto da adulti, dove però avviene l’incontro inaspettato con Nicolò, ragazzo che ha due anni più di lei, formidabile trombettista, attraente e passionale. Sono solo adolescenti ma lui le stravolge i sentimenti e le convinzioni; lei è coinvolta con tutta se stessa ma Nicolò le riserva una relazione inafferrabile e a volte inaffidabile.
Bianca dovrà aspettare di conoscere Fabio per scoprire che l’amore sa essere anche galanteria, sicurezza, stabilità.
“Bianco e nero” è la storia di un amore impossibile ai tempi del liceo e il tentativo di tradurre in parole i più celebri spartiti per pianoforte.