(Filippo Ciantia)

La vita di Francesco Saverio fu trasformata e resa avventurosa come un romanzo dall’incontro con Ignazio di Loyola a Parigi. Nella Chiesa di Montmartre, insieme all’amico Pierre Favre, Ignazio e Francesco fecero le loro promesse a Cristo: un’amicizia che portò alla nascita della Compagnia di Gesù. Falliti i tentativi di partire per la Terrasanta, si recarono a Roma per mettersi a disposizione del Papa. Francesco fu inviato in Asia, al seguito delle navi portoghesi: una tappa in Mozambico e infine Goa. Dopo “aver piantato la chiesa” in India, Francesco proseguì per il Giappone, morendo nell’isola di Sancian, sulla via verso la Cina.

Due secoli dopo, per costruire la ferrovia da Mombasa a Kampala, gli Inglesi usarono mano d’opera indiana. Tra i tanti indiani che, così, si stabilirono in Est Africa vi furono piccoli nuclei di Goani, discendenti dei primi cristiani seguaci di Francesco. Vere e proprie piccole comunità, vivaci e creative, legate alle loro tradizioni e alla loro fede.

A Kampala incontrai Suor De Carvalho, abilissima laboratorista nell’ospedale di Nsambya: tanto esperta da esser la prima ad eseguire un test sul sangue per la diagnosi dell’AIDS in tutta l’Africa, negli anni 80, agli albori della più grave pandemia degli ultimi 50 anni.

Indirettamente venni così a conoscere un altro goano. L’abito più elegante e diffuso per le donne ugandesi è il gomesi, un colorato e vivace abito con caratteristiche maniche corte e ampie. Ebbene, fu il sarto Caetano Gomes a crearlo, a Kampala, conquistando la moglie del re: successo assicurato (e da Gomes a gomesi il passo è breve).

Il cristianesimo si diffonde per vie misteriose. Dall’avventuroso Francesco Saverio ai suoi fedeli seguaci indiani emigrati in Africa. La loro vita quotidiana ancor oggi trasmette la fede in tanti luoghi nel mondo. Così, attraverso le nostre umili e quotidiane attività, come quelle di un sarto e una laboratorista, si trasmette il messaggio della notte di Betlemme.

“Da quando Dio si è fatto carne, non c’è niente di inutile, non c’è niente di estraneo, nasce un’affezione a tutto, tutto, con le sue conseguenze magnifiche di rispetto della cosa che fai, di precisione nella cosa che fai, di lealtà con la tua opera concreta, di tenacia nel perseguire il suo fine; diventi più instancabile”  (don Luigi Giussani).