Il terzo Vangelo è quello che maggiormente sottolinea il primato della divina misericordia nella nostra vita: è una grazia accogliere quest’annuncio proprio nell’anno giubilare.

In questa quinta domenica del tempo quaresimale, notiamo curiosamente che anche il brano del vangelo secondo Giovanni, pur interrompendo la lettura continua del vangelo secondo Luca, rivela la stessa prospettiva: in questo caso, sembra che Giovanni abbia copiato lo stile di Luca! La vicenda della donna adultera, condannata a morte dagli scribi e infine liberata da Gesù con il perdono, potrebbe essere aggiunta armonicamente al testo delle parabole narrate nel capitolo 15 del vangelo secondo Luca, che abbiamo meditato domenica scorsa.

Ci colpisce quel gesto silenzioso che Gesù colloca nel bel mezzo del dramma tra la condanna a morte dell’adultera e la sua liberazione. Mentre gli scribi insistono nell’interrogarlo circa l’applicazione della legge di Mosè, Gesù si mette a scrivere per terra. Da San Girolamo fino ai biblisti recenti, gli studiosi del Vangelo non hanno cessato di interrogarsi su quel gesto: perché Gesù ha scritto per terra?

Cosa avrà scritto in quella sabbia? Se l’evangelista non specifica nulla al riguardo, vuol dire che quell’atteggiamento misterioso di Gesù ha valore come gesto da contemplare. Non dimentichiamo che il gesto è una parola senza voce, che entra in noi non attraverso le orecchie bensì attraverso gli occhi, per raggiungere il cuore spesso più velocemente delle parole!

Scrivendo per terra, Gesù ha rivelato che il Figlio di Dio è venuto nel mondo per scrivere la nuova ed eterna alleanza nella polvere della nostra vita. Gesù ha perciò espresso la ragione ultima della sua missione: “sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). La vita di ciascun uomo e ciascuna donna è ciò che sta più a cuore a Gesù: nessuna legge, nemmeno la più autorevole, è sacra quanto la vita umana. La legge cerca di porre un limite al peccato: la grazia del perdono sviluppa tutte le potenzialità vitali nascoste in ogni cuore, anche il più disastrato.

La legge regola il presente, il perdono apre il futuro. La misericordia di Dio è efficace in quanto è creativa, capace di ispirare nuovi cammini di vita, fino a quel momento inimmaginabili per chi è prigioniero del peccato: “Va’ e d’ora in poi non peccare più“.

Contemplando Gesù che scrive per terra, chiediamoci: saremo capaci anche noi di compiere silenziosi gesti di misericordia, magari senza commentarli troppo?

Gv 8, 1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».