II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

Il suo volto brillò come il sole

(Diacono Marco Florio)

Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima ci rivela il volto di Gesù che “brillò come il sole”. Dopo aver chiesto ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13), e dopo aver detto loro “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.” (Mt 16,21), “Sei giorni dopo… – così incomincia Matteo 17,1-13 – Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte”.

Gesù ha già scelto il suo cammino, ora apre ai suoi primi tre discepoli una finestra sul mistero, e presenta il suo volto glorioso. Il divino si rivela per un momento, e appaiono Mosè ed Elia: la legge e i profeti. Matteo vive in un ambiente giudaico. Nella diatriba con i Giudei non cristiani la trasfigurazione stabilisce il legame fra Gesù da una parte e Mosè ed Elia dall’altra. Nel contesto presentato dall’evangelista Matteo, l’episodio vuole dimostrare che Gesù è venuto a dare compimento alla Legge e ai Profeti. Tra questi tre personaggi esiste un’armonia perfetta. Gesù vuole che i suoi discepoli capiscano che tutto ciò che di bello vedono in quel momento lo vivranno anche loro, ma dopo aver percorso la strada che Lui ha percorso.

Ma per noi, cosa significa questo? Noi tutti siamo fatti per la felicità e per l’eternità, ma passiamo attraverso una vita segnata dalla malattia e dall’attesa di una morte certa. Anche noi, come Gesù, siamo incamminati verso Gerusalemme e a Gerusalemme ci aspetta la croce.

Molti, davanti a questo fatto, si bloccano: lo vediamo oggi, come di fronte alla possibilità di contrarre un virus, alcune persone seguono scrupolosamente le indicazioni che vengono date e cercano di aiutare, non si chiudono. Altre corrono ad accaparrarsi le scorte nei grandi magazzini, si chiudono in casa pensando di risolvere il problema della vita non pensandoci.

Gesù conosce bene questa tentazione umana e vuole preparare i discepoli a uscirne fuori vincitori: e questo è proprio il messaggio del Vangelo di questa domenica.

Per vincere la tentazione di chiuderci, di pensare di capire tutto, di sapere tutto, arrivando, se fosse possibile, a presumere di capire più di Dio, Gesù ci chiede di essere umili, di seguirlo, ci chiede di fidarci di Lui. Presentandosi nella luce della divinità mentre sta andando verso la croce, ci fa intendere che Dio resta Dio anche quando cammina nella pazienza, nella povertà e nella sofferenza.

“Chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà. E la croce è la porta della resurrezione. Chi lotta insieme a lui, con lui trionferà… La croce cristiana… è un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato” (Papa Francesco).

(Mt 17,1-9) In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».