(Editoriale)
Buona Pasqua è l’augurio che vogliamo scambiarci sinceramente, affinché anche questa festa non abbia a passare invano lasciandoci uguali a prima, indifferenti o preoccupati di quanto sta accadendo da quasi tre anni dentro e fuori di noi, prima con la pandemia e adesso con la guerra.
Per queste ragioni gli auguri che risuonano nei nostri luoghi di vita, nei giorni di questo tempo difficile, non possono essere convenzionali, abituali, ripetitivi, formali, ma devono essere nuovi, veri, originali, sinceri più che mai e radicati nella loro stessa ragion d’essere: anche Pasqua è una festa religiosa che svela il senso e il significato dell’Uomo che annaspa su questa terra sapendosi destinato ad Altro.
Quante volte abbiamo abbinato la festa di Pasqua, con i suoi segni e simboli, alla Pace, quella a cui aneliamo per noi stessi, le nostre famiglie, gli altri. Tutti gli altri, e pure il mondo intero, che la guerra in Ucraina ci ha fatto riscoprire, risvegliandoci dal torpore troppo casalingo con il quale vedevamo indifferenti il passare leggero dei giorni.
Leggere il passo che segue, della Gaudium et Spes del lontano 1965 – 57 anni or sono –, pone alla nostra coscienza delle domande inquietanti sul cammino che (non) abbiamo (ancora) percorso, e ciò che di noi stessi (non) ci abbiamo (ancora) messo dentro: “In questi nostri anni, nei quali permangono ancora gravissime tra gli uomini le afflizioni e le angustie derivanti da guerre ora imperversanti, ora incombenti, l’intera società umana è giunta ad un momento sommamente decisivo nel processo della sua maturazione. Mentre a poco a poco l’umanità va unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità, non potrà tuttavia portare a compimento l’opera che l’attende, di costruire cioè un mondo più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla vera pace. Per questo motivo il messaggio evangelico, in armonia con le aspirazioni e gli ideali più elevati del genere umano, risplende in questi nostri tempi di rinnovato fulgore quando proclama beati i promotori della pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
La Pasqua ci interroga sul percorso umano e spirituale che percorriamo ogni giorno, e l’augurio diventa impegnativo per tutti, perché non ci sono mai piccole scelte nella nostra quotidianità.