Le sue ottanta Primavere, peraltro molto ben portate, non gli permetteranno di prendere parte al prossimo Conclave.
Però non gli hanno impedito di partecipare in prima persona e percorrere tutto il cammino che separa Andrate da Oropa, tra l’1,30 di notte e la prima mattina del 24 settembre.
Poi, di presiedere una impegnativa Celebrazione Eucaristica, di cui diamo ampi stralci nel nostro filmato che, al centro, pone proprio la sua omelia, densa di contenuti.
Insomma, il Cardinale Arrigo Miglio, nel giorno in cui si compivano i 65 anni dalla sua prima Messa (ordinato Sacerdote il 23 settembre 1967 da Mons. Luigi Bettazzi, ha consacrato il pane ed il vino per la prima volta il giorno succesivo), ha rappresentato un bell’esempio.
Superfluo dire che non si tratti solo di un esemplare forma fisica.
C’è molto altro e di più.
Perché il pellegrinaggio illustra sempre i tanti e persuasivi significati simbolici di un’azione, così chiaramente, peraltro, radicati nell’insegnamento della Sacra Scrittura: basti dire che una parte dei Salmi (120 – 134) è chiamata dei “Salmi ascensionali” proprio perché accompagnavano il cammino verso Gerusalemme.
Questa è una verità che non muta, è sempre capace di rendere attuale il valore devozionale di un gesto.
Ma oggi si può dire di un esempio ancor più attuale perché, proprio mentre si discute tanto (c’è un Sinodo a ricordarlo) sul modo di essere Chiesa, forse un suggerimento per non esiliare da questa ricerca la “compagnia” tra Pastore e gregge arriva dal ricordo di uno dei primi insegnamenti di Papa Francesco (Omelia nella S.Messa Crismale 2013).
Il Pontefice richiamava la circostanza di come il pastore debba avere “l’odore delle pecore”.
Cioè, pare di capire, il modo di “essere” Chiesa che possa, in questo tornante della Storia, tentare di “tenere insieme” il popolo di Dio, è quello di camminare insieme, vivere insieme, insieme pregare, consegnarsi, Pastori e gregge, uniti nella Speranza, nella Fede e nell’Amore, alla Misericordia del Padre, all’amore materno di Maria.
E proprio la Madonna è la protagonista dell’omelia dettata dal Cardinale dopo le Letture, soprattutto quella del Vangelo: oggi la scelta è caduta su quello di San Luca, 1, 26-37: l’Annunciazione.
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Come abbiamo anticipato, l’omelia è riproposta integrale nel nostro video, che offre anche altri scampoli di questa bella giornata di fede e preghiera organizzata dalle Parrocchie affidate a Don Luca Meinardi: Cuceglio, Agliè, San Giorgio Canavese, Ozegna.
Ed è proprio Don Meinardi, in esergo, a ricordare la lieta ricorrenza già richiamata, dei 65 anni dalla prima S.Messa celebrata dal Cardinale appena ordinato Prete.
Con un suggestivo ricordo di quanto si insegnava tempo fa, chiedendo ai Sacerdoti, ogni giorno, di celebrare l’Eucarestia “come se fosse la prima; come se fosse l’unica; come se fosse l’ultima”.
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L’omelia, dunque, di cui ripercorriamo qualche contenuto.
La protagonista è Maria.
E non soltanto perché, qui ad Oropa, siamo nella sua casa.
Ma soprattutto perché:
“Maria è anzitutto maestra di preghiera”.
E ci può aiutare a sconfiggere quattro insidiose “malattie” del nostro modo di pregare.
La prima malattia, il primo “virus” è quello della presunzione.
Come se pensassimo di dire noi a Dio quello che deve fare.
Proprio Maria ci insegna, invece, con il suo “eccomi” ad affidarci a Lui.
Il secondo “virus” che rischia di vanificare tutto è la “pretesa di essere esauditi per le nostre buone opere”.
Maria indica la medicina, nel canto del Magnificat “ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Presunzione e pretesa di essere esauditi, non possono che aprire la strada al terzo fattore di rischio, ad una preghiera “malata”, cioè la delusione.
Di nuovo, l’antidoto è nell’incipit del “poema di Maria”, come il Magnificat è stato definito: l’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore.
Infine, il quarto “virus” che nemmeno i tanti Virologi televisivi forse conoscono, è quello dell’abitudine.
La ripetitività di una preghiera svuotata dalla meditazione e dalla contemplazione.
Sappiamo come l’insegnamento di Guigo II il Certosino (vissuto sul finire del XII Secol) abbia svelato orizzonti di spiritualità sempre attuali, indicando nella successione tra Lettura (della Sacra Scrittura), Meditazione, Preghiera, Contemplazione un radicamento del nostro dialogo con il Padre, sempre sostenuto dalla vigilanza, certo anche dall’abbandono, ma mai dall’abitudine.
E, così, il Cardinale insegna a ricercare proprio nella frequentazione non episodica della Parola il filo conduttore del nostro cammino. Con un esempio “pratico” che può essere utile tutti i giorni. Si può, ad esempio, provare a pregare il Padre Nostro riscoprendo la versione del Vangelo di San Luca:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”.
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Ma non rubiamo altro tempo con le nostre parole: tempo che, certo, può essere più utilmente impiegato ascoltando quelle del Cardinale.
Le proponiamo insieme all’intervento di Mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella, che ha accolto con calore ed affetto i pellegrini, i Sacerdoti canavesani ed il Presule.
Poi, la benedizione ed un’azione liturgica particolarmente significativa qui ad Oropa oggi, quando la sacra effige di Maria è rivestita del prezioso manto cucito per lei dalle Suore di Orta San Giulio, in occasione del recente anniversario della sua incoronazione.
I fedeli con i Celebranti si sono come “riparati” sotto quel manto, che illustra la verità di sempre: Maria è una madre che ci ama e non ci abbandona.
Vi lasciamo con la gallery ed il video.