(Mario Berardi)
Il contesto politico del Governo Conte appare come il classico “bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”: in Parlamento la maggioranza si è rafforzata (170 sì al Senato sullo scostamento del bilancio dello Stato), ma la fibrillazione dei partiti della coalizione continua. E anche i ministri litigano: Speranza (Sanità) contro la De Micheli (Trasporti) sulle distanze anti-Covid, Di Maio (Esteri) contro la Lamorgese (Interni) sui nuovi arrivi di migranti; altri ministri registrano una contestazione generale come l’Azzolina (Istruzione) e il titolare dello Sport, Spadafora.
Una domanda s’impone: riusciranno il premier e il ministro del Tesoro Gualtieri a varare entro il 15 ottobre un piano adeguato sul Recovery fund da presentare all’Europa per l’utilizzo degli oltre 200 miliardi concessi tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto? O prevarrà un clima da “governo balneare”, con misure abborracciate? I fatti sinora confortano l’esecutivo.
La linea della fermezza sulla sanità ha reso l’Italia in condizioni migliori rispetto ad altri Paesi dell’Occidente, dagli Stati Uniti all’Inghilterra. Sul piano economico l’inevitabile caduta per la quarantena è inferiore non solo all’America di Trump ma anche ai nostri vicini europei, dalla Spagna alla Francia sino alla “potente” Germania. Il ministro Gualtieri prevede una flessione del Pil sotto il 10% e un rimbalzo significativo l’anno prossimo.
La maggiore incognita è politica e coincide con il voto del 20-21 settembre sul referendum e sulle Regioni. Il probabile sì degli elettori al taglio dei parlamentari (da 950 a 600) rende subito necessaria una nuova legge elettorale per evitare la paralisi politica; ma l’accordo di maggioranza sul proporzionale “puro”, con un tetto al 5%, è stato smentito da Renzi, preoccupato dai sondaggi che vedono “Italia Viva” al 3%. L’ex premier non è nuovo ai colpi di scena: in un quinquennio ha cambiato tre gruppi europei (popolari, socialisti, liberali). Con la pandemia ancora presente, lo stallo del Parlamento sarebbe molto pericoloso e creerebbe problemi istituzionali allo stesso presidente Mattarella, sempre apprezzato dall’opinione pubblica per il suo grande equilibrio “super partes” (significativo l’incontro con i familiari delle 43 vittime del ponte Morandi).
Sulle regionali l’incertezza è grande: con Pd e M5S che corrono da soli (tranne che in Liguria) è forte l’ansia del governo sulle conseguenze di un eventuale esito negativo sia per Zingaretti sia, soprattutto, per i Grillini, ormai preda di una guerra intestina (l’episodio dei franchi-tiratori nelle votazioni per le commissioni parlamentari ne è la prova ulteriore) nella ricerca di un nuovo leader, dopo Di Maio e Crimi.
Va tuttavia registrato un contemporaneo calo di unità nel destra-centro per le difficoltà di Salvini: il leader della Lega, che subirà due processi in autunno per la gestione dell’immigrazione come titolare del Viminale, è contestato nel suo partito da Zaia e Giorgetti per la politica anti-europeista (i soldi del Mes per la sanità non dispiacciono al Governatore del Veneto); inoltre sorprende il continuo cambio di atteggiamento sulla lotta al Coronavirus (un giorno negazionista e anti-mascherine, l’altro giorno legalitario e con mask).
Anche Berlusconi ha nuovi problemi per la diserzione di parlamentari: la moglie di Mastella è passata con il centro-sinistra, l’ex ministro Costa andrà con la formazione centrista “Azione” mentre diverse fonti giornalistiche parlano di un avvicinamento del Presidente del Piemonte, Cirio, a Fratelli d’Italia della Meloni, partito che i sondaggi danno in forte ascesa, soprattutto a scapito della Lega.
Mentre i partiti si leccano le ferite, è augurabile che in questa estate l’esecutivo lavori (senza ferie) sia sul Recovery fund sia sulla ripresa scolastica: sarebbe opportuno che il premier affiancasse la debole Azzolina perché il ritorno a scuola il 14 settembre avvenga con sicurezza e senza ritardi (siamo il Paese europeo che ha maggiormente scelto la quarantena per gli studendi: un primato negativo da non ripetere, per il rispetto dovuto al sistema educativo).
Anche il sistema socio-economico, che chiede giustamente risorse adeguate, deve accrescere il suo impegno per la rinascita.
Al riguardo preoccupa una notizia piemontese segnalata dal “Corriere della Sera” sul Gruppo Fiat che, nell’ambito dell’accordo di fusione con la Peugeot, ha sospeso alcune forniture a fabbriche dell’indotto.
I prestiti avuti dallo Stato esigono una doverosa priorità per il lavoro nel nostro Paese, anche da parte di un colosso multinazionale.