Tenuta Roletto
Risvegliopopolare.it

giovedì 18 Settembre 2025

Reale mutua
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giovedì 18 Settembre 2025

Tema conduttore delle catechesi di Don Antonio Luca Parisi,  il Vangelo di San Matteo, Cap. 4, 12-25

 

RIVAROLO CANAVESE - Per iniziare il nuovo Anno pastorale nel migliore dei modi, un ritiro spirituale ricco di contenuti, che permette anche un'esperienza autentica di condivisione -  Buoni animatori, che si preparano pregando e meditando la Parola di Dio, con una guida sapiente -

Nei giorni 3 e 4 settembre, presso la Casa di Spiritualità "Beata Antonia Maria Verna" di Andrate.

(ilaria guido) – Martedì 2 e mercoledì 3 settembre, i ragazzi delle scuole superiori degli...

Domenica 7 settembre

MAZZE' – Le “Maie Giaune” festeggiano San Grato - Grande partecipazione alla Liturgia presieduta da don Enrico Triminì e al rinfresco preparato dagli abitanti del rione - Qui un interessante excursus storico sulla figura del Santo, secondo Vescovo di Aosta - LA GALLERY

Ha sostenuta la liturgia il coro di Mazzè guidato dalla maestra Paola Repetto e all’organo Sandro Frola; voce solista don Alberto.

(Testo di Renato Scotti e Gabriele Bisco – Fotogallery di Davide Valle) – San Grato (V...

Il Pellegrinaggio interdiocesano di ottobre sarà presieduto dal Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera

CHIVASSO - Il gruppo Oftal pellegrino a Lourdes - Giorni di servizio, preghiera, vita in comune - Insieme al pellegrinaggio diocesano di Vercelli, presieduto dall'Arcivescovo Mons. Marco Arnolfo - "Alla Grotta si va per rispondere alla chiamata di Maria e cercare di essere discepoli dell'Immacolata" - VIDEO E GALLERY

L'ammalato al centro delle cure pastorali e umane, senza dimenticare il grande bisogno di "guarigione" che ha l'anima di ciascuno di noi

(fabio santomauro) – Anche quest’anno la sottosezione dell’Oftal di Chivasso, guidata dal dott. Gianluigi Scala e da Mariuccia Dellarole, collegata alla sezione di Vercelli, ha vissuto, nei giorni dall’11...

Giovedì 7 agosto, anche quest'anno si è rinnovata la bella tradizione

QUELLA ASCESA AL MONTE QUINZEINA - Pregando ai piedi della Croce da 91 anni così vicina al Cielo - Santa Messa celebrata a 2.344 metri di quota da Don Valerio D'Amico - INTEGRALE IN VIDEO L'OMELIA

Come sempre ampia partecipazione di popolo, raccoglimento, meditazione sui valori della Fede e della montagna

(fabrizio conto) – Anche quest’anno si è rinnovata la ormai più che novantennale (7 agosto 1934 – 7 agosto 2025) tradizione che vede celebrare l’anniversario della posa della Santa Croce sulla vetta del Monte (Punta)...

Il ringraziamento del Vescovo e della comunità per i 40 anni di Sacerdozio di Don Sergio

LOCANA - ECHI DEL CANTELLINO / 1 - Solenne celebrazione in onore della Natività di Maria con il Vescovo Daniele: "La nascita di Maria rappresenta una prima Luce a cui seguirà la grande Luce di Cristo" - LA GALLERY

Con la festa di Maria ricordiamo la vittoria definitiva del bene sul male, della speranza sulla disperazione -

Locana lunedì 8 settembre ha ospitato una significativa celebrazione in onore della Natività di...

Santa Messa nel giorno anniversario dell'apparizione presieduta dal Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera

RIBORDONE / PRA SCONDU' - In questo 2025 la comunità ringrazia Dio e la Vergine Maria per il dono di 40 anni di Ordinazione presbiterale di Don Sergio Noascone - Bella giornata di Fede e devozione mariana, più forti del maltempo

I prossimi appuntamenti

(Diacono Elio Blessent) – Martedì 26 agosto, con la celebrazione Eucaristica delle ore 20.30, hanno avuto inizio i solenni festeggiamenti in ricordo dell’ apparizione della Beata Vergine Maria a Prascondù, nella parrocchia...

Oggi, 7 settembre 2025

FELETTO - La nostra preghiera alla "Salus Infirmorum" affinchè ci aiuti a superare le nostre fragilità, a guadagnarci la "guarigione" delle ferite e malattie del corpo, ma soprattutto dell'anima - La comunità ascolta con particolare adesione le parole del Parroco, Don Stefano Teisa

Benvenuta Suor Valentina delle Suore Missionarie Catechiste di Gesù Redentore che sarà presente nella nostra parrocchia per sostenere ed aiutare nelle attività ed iniziative, soprattutto quelle rivolte ai più giovani

(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Domenica 7 settembre, a Feletto, sì è...

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Insegnaci a contare i nostri giorni E acquisteremo un cuore saggio.

PAROLA DI DIO - Letture dalla Liturgia nella XXIII Domenica del Tempo Ordinario - "Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide

Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?

Sap 9, 13-18 Dal libro della Sapienza. Quale, uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può...

Lode a Dio per questi esempi di “Vangelo incarnato nelle pieghe della quotidianità”.

BORGO REVEL - Uniti spiritualmente alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis - La comunità si prepara a giorni intensi di preghiera e condivisione nella gioia della speranza, sicuri che  "La santità è un dono che innerva la storia della persona, rende il mondo e se stessi più simili al Figlio di Dio fatto uomo" -

L’anno giubilare  raccoglie le istanze di questi nuovi santi, giovani modelli di vita cristiana del nostro tempo, esempi di vita quotidiana “accessibile” e “coraggiosa

(elisabetta acide) – Il “giorno” è arrivato: atteso e rinviato dopo la morte di Papa...

VEROLENGO SANTUARIO DELLA MADONNINA – S.Messa di Novena presieduta dal Card. Roberto Repole

Novena in preparazione della Festa della Madonnina, il Santuario mariano che è punto di riferimento spirituale non soltanto per Verolengo, ove sorge, ma anche per una comunità assai più vasta, che si estende dal Canavese, al Monferrato Casalese, alla vicina Diocesi di Vercelli.
Proprio dalla Diocesi di Vercelli giungerà, il giorno 16 settembre, per la S.Messa delle ore 16, il Vicario Generale Mons. Stefano Bedello.
Ma tutto il programma dei giorni passati e di quelli a venire si può leggere nella locandina che fa perte della gallery fotografica.
Gallery che, insieme al filmato, documenta in particolare il giorno di novena del 12 settembre – Festa del Santo Nome di Maria – con la S.Messa presieduta da un Ospite d’eccezione, il Card. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa, Vice Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, membro del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Ma il suo servizio alla Chiesa è stato contrassegnato da un costante impegno anche in campo accademico, Studioso di competenza unanimemente riconosciuta; eccone solo alcuni indizi: Docente di Teologia Sistematica, è stato presidente dell’Associazione Teologica Italiana dal 2011 al 2019 e preside della sezione di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale.
Accolto a Verolengo dal suo ex allievo ed ora Parroco, Don Valerio D’Amico, ha presieduto la Liturgia concelebrata dal Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera.
Come sempre, in ogni momento significativo per la comunità civile e per quella ecclesiale, non ha fatto mancare la propria presenza il Sindaco, Signora Rosanna Giachello.
Il filmato messo a repertorio, insieme alla gallery, con la consueta dedizione, da Giancarlo Guidetti, offre in particolare ed integrale l’omelia dettata dal Cardinale, molto seguita che, prendendo le mosse dalle Letture del giorno (1Tm 1,1-2.12-14; Sal 15; Lc 6,39-42) ha offerto una illuminante lezione su tutto il
capitolo sesto del Vangeglo di San Luca (che si può leggere cliccando qui)
ponendo poi al centro proprio la figura di Maria, prima discepola di Gesù. Al contrario delle “guide cieche” che pretendono di guidare altri ciechi, Maria non ha mai abbandonato il proprio posto di discepola.
Ma, chiosando la parabola dei due ciechi, Gesù enuncia una verità immutabile: un discepolo non è più del maestro.
E – osserva il Cardinale – chi è quel discepolo che si illude di essere più del Maestro? E’ colui che smette di essere discepolo per seguire un’altra e propria strada, che vuole “prendere il posto” dell’unico Maestro.
E’ colui che non sa che l’unica sua reale risorsa sia la fedeltà al Maestro.
Maria, dunque, discepola per eccellenza, seguace di Gesù per eccellenza.
Non ha mai voluto fare da maestra, pur essendo lei la Madre; non aveva mai voluto mettersi al suo posto perché sapeva che quel suo Figlio era l’unico Maestro.
Maria, pure misericordiosa come quel così unico suo Figlio.
Il Cardinale propone un interrogativo astratto, eppure assai persuasivo: cosa avrebbe potuto dire, Maria sotto la Croce, ai discepoli che erano scappati per paura?
Avrebbe potuto riservare loro parole dure.
Invece, discepola per accellenza, ha custodito anche questo dolore nel proprio cuore.
Maria ci insegna, dunque, ad essere discepoli di Gesù, condizione che oggi per noi significa soprattutto essere appassionati della sua parola, coerenti nel metterla in pratica.
Ma certo meglio della nostra sintesi è ascoltare l’omelia del Cardinale, così ricca di insegnamenti.
La celebrazione è stata animata dal Coro parrocchiale di Verolengo, diretto da una ormai “vecchia conoscenza”, Emanuele Racco, organista del Santuario e vera promessa per un futuro che si sta costruendo con intelligenza e dedizione negli studi presso il Conservatorio di Torino.
All’organo, invece, un altro brillante studente (ma del Conservatorio di Novara), Edoardo Deambrogio.
Dandovi appuntamento ad un prossimo servizio in occasione di questa Novena, ora vi lasciamo con video e gallery.
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Se i controllori ne sanno meno di chi dovrebbero controllare… (di Lorenzo Iorfino)

Immagine creata con I.A.
Il nuovo anno scolastico è iniziato, ma per alcuni giovani non è stato il ritorno atteso di libri nuovi e volti amici: è stata l’ansia di ritrovarsi di nuovo dentro dinamiche dolorose, quelle provocate dal bullismo, divenuto ormai una emergenza di cui abbiamo sempre trattato con meno peso di quello che meritava.
Vero, sin dalle Medie c’era il progetto sul bullismo, la lezione della Polizia postale, lo psicologo che veniva a parlare alle classi… ma erano sempre ore che, alla lunga, suonavano come obbligo civico da spuntare. Forse non vedevamo casi lampanti tra i nostri conoscenti, forse eravamo saturi dell’argomento: alla fine facevamo (relativamente) spallucce e quelle ore diventavano ore poco incisive.
Crescendo non siamo migliorati: non siamo diventati per forza carnefici, ma abbiamo scoperto la falla del sistema. Per qualunque iniziativa che doveva sembrare “sensibile” – una gara letteraria, un cortometraggio, un tema scolastico – bastava infilare il bullismo per essere favoriti e apparire virtuosi. Metti il bullismo e tutto diventa automaticamente apprezzabile.
È un giudizio che personalmente ho conservato: quando uscì in sala il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, mi rifiutai di andare a vederlo perché mi pareva un ricalco, un format sterile in partenza, ma confezionato per prendersi applausi facili. Lo stesso qualche tempo prima accadde con “Wonder”, che vidi in sala come attività scolastica: la lezione mi rimase indigesta non per il film, ma per la sensazione che il tema fosse già sfruttato e banale. Latte alle ginocchia.
Eppure, quando succede una tragedia come tante di questi tempi, capisci che quelle ore e quei progetti non bastano, o peggio, forse non sono proprio serviti a nulla.
Forse allora avevamo ragione noi a sbadigliare davanti a lezioni vuote: se tutta quella retorica non ci rende oggi capaci di riconoscere chi è sull’orlo del baratro, vuol dire che non è servita a granché. È ancora più grave che gli adulti, che per anni hanno pontificato sull’argomento mentre avrebbero dovuto fare da esempio, non se ne siano accorti neppure loro, non abbiano visto segnali evidenti, non abbiano saputo fermare in tempo una spirale che stava trascinando ragazzi e ragazze nel baratro.

Una fitta rete di strade antiche hanno contribuito alle invasioni del Canavese ma anche al suo sviluppo (di Francesco Mosetto)

Foto: Pont Canavese, Santa Maria in Doblazio
Noi percorriamo oggi le strade e calpestiamo i sentieri sui quali hanno camminato per secoli i nostri antenati. I valichi alpini erano già praticati dai Taurini e dai Salassi, dai Celti e dai Romani, dai Franchi e dai Burgundi, che salivano sulle montagne non per fare sport, ma in cerca di spazi e risorse, come migranti o mercanti, a volte come guerrieri alla conquista di nuove terre.
Il Canavese conobbe molte invasioni: quella dei Galli, o Celti, che nel VI secolo a.C. scesero attraverso il Piccolo e il Gran San Bernardo; quelle degli Ostrogoti e dei Burgundi (V sec. d.C.), dei Longobardi (fine del VI secolo) e dei Franchi (774 d.C.), infine degli Ungari che verso la fine del IX secolo saccheggiarono e devastarono fino alla Valle d’Aosta. Gli insediamenti del neolitico, dell’età del bronzo e della prima età del ferro erano in qualche modo tra loro collegati.
Dopo aver sconfitto e sottomessi i Salassi, i Romani si preoccuparono di collegare la colonia di Eporedia con il sistema stradale che si andava sviluppando nella Gallia Cisalpina. Di fondamentale importanza era la Via Postumia, che dalla costa ligure giungeva ad Aquileia. Da essa si staccavano le arterie che portavano a diverse città, tra le quali Ivrea. Da Piacenza una via publica conduceva a Mediolanum, da dove partiva la Via Gallica, che attraverso Vercelli e Ivrea giungeva ai valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo.
Tra Vercelli e Ivrea essa passava per Santhià e Cavaglià, aggirava il lago di Viverone e proseguiva ai piedi della Serra fino a Bollengo e di qui a Ivrea (cfr. G.D. Serra, Contributo toponomastico alla descrizione delle vie romane e romee nel Canavese, rist. Cuorgnè 1993). Secondo Paolo Cavaglià, il tratto da Ivrea a Vercelli passava invece per Albiano, aggirava il lago dalla parte di Azeglio, superava la morena al “Sapel da mur”, un varco al culmine del vallo longobardo, scendeva verso Alice Castello e proseguiva per Santhià e Vercelli (Contributi sulla romanità nel territorio di Eporedia, Chivasso 1998, pp. 191-201).
Sempre lungo la Via Postumia, a Dertona (Tortona) iniziava la Via Flavia diretta ad Augusta Taurinorum. Una delle tappe della via publica da Ticinum (Pavia) ad Augusta Taurinorum era Quadrata (nel territorio di Verolengo): non una semplice mutatio (cambio dei cavalli), bensì una mansio attrezzata per ospitare, presso la quale stazionava una guarnigione di
soldati Sarmati.
Da Quadrata partiva una strada che andava a Eporedia lungo la riva destra della Dora Baltea, sul margine del terrazzamento fluviale. Un ponte sulla Dora nei pressi di Mazzè (il Pons Copacii) metteva in comunicazione il territorio eporediese con quello di Vercelli (Contributi sulla romanità nel territorio di Eporedia, pp. 229-238).
La cosiddetta Taubula Peutingeriana, copia medievale di un’antica carta stradale romana del IV secolo, segnala la strada da Torino a Ivrea con una semplice linea retta. Diversi studiosi, sulla base dei reperti archeologici e della documentazione medievale, hanno cercato di definirne il percorso. Secondo Giandomenico Serra, quella strada passava per Volpiano e Rivarolo, dove un guado sull’Orco consentiva di proseguire verso la morena frontale dell’anfiteatro morenico.
Giorgio Cavaglià è invece dell’idea che, dopo Volpiano, quella strada passasse per San Benigno e Foglizzo (guado sull’Orco), Montalenghe e Scarmagno (Contributi sulla romanità, pp. 214-220). Teresa Cerrato Pontrandolfo ha proposto un altro percorso, che dalla bassa valle Stura andava all’Alto Canavese attraverso la Vauda e, grazie al guado di Rivarotta, proseguiva verso Ivrea (Lo sviluppo della rete viaria, in G. Cresci Marrone, E. Culasso Gastaldi, “Per pagos vicosque”. Torino Romana tra Orco e Stura, Padova 1988, pp. 186-193).
Nel quadro delle strade romane s’innestò la rete di vie medievali, che probabilmente ricalcavano quelle di età pre-romana. Una strada conduceva da Ivrea alle valli canavesane del Chiusella, del-l’Orco e del Soana. Innume-revoli erano i tratti minori, che collegavano tra loro villaggi e borgate. Molte di esse sopravvivono, altre sono ridotte a carrarecce o semplici sentieri, altre ancora sono scomparse. Particolare importanza assunse la via Romea, detta anche Francigena, percorsa dai pellegrini che dall’Europa settentrionale si recavano a Roma. Il suo ramo principale era quello di Ivrea e Santhià; ma non mancavano altri percorsi, come quello che toccava l’abbazia di Fruttuaria.
Un aspetto rilevante dalle vie romane e medievali è quello messo in evidenza da Aldo A. Settia, che l’ha documentato per il territorio compreso tra Tanaro e Po (Chiese, strade e fortezze nell’Italia medievale, Roma 1991). Si tratta della continuità tra pagus romano e pieve medievale, allorché questa sorge sulla medesima strada, principale o secondaria, di epoca romana.
Importante al riguardo è il Liber decimarum della diocesi eporediese degli anni 1368-1370, nel quale – oltre alle cinque chiese urbane – sono elencate 15 chiese del circondario di Ivrea, che costituivano probabilmente l’antica pieve urbana (G. Andenna, La cura delle anime nel XIV secolo, in Storia della Chiesa di Ivrea). Tra di esse era la chiesa di Albiano, lungo la strada da Ivrea a Quadrata, e quella di Montalto Dora, dedicata a S. Eusebio, lungo la strada che da Ivrea conduce ad Aosta. La chiesa plebana di Settimo Vittone è a breve distanza dalla stessa.
Lungo la strada per Quadrata erano le chiese plebane di Vische e Rondissone. Altre due chiese plebane eporediesi erano di là della Dora: Areglio (oggi frazione di Borgo d’Ale, presso Alice Castello), alla quale conduceva una strada che passava per Borgomasino, e Uliaco (oggi scomparsa; era nei pressi di Villareggia), che era collegata alla strada per Quadrata grazie al Pons Copacii di Mazzè. Le chiese plebane di Ozegna e di San Martino Canavese si trovano lungo la strada da Torino a Ivrea via Volpiano e Rivarolo.
Lungo la strada dell’Alto Canavese sorge la chiesa di San Ponso, a breve distanza dall’antica Canava e dal guado di Rivarotta. Lungo la stessa strada sono altre chiese plebane della diocesi di Torino: San Maurizio Canavese e Ciriè. Presso la strada che va da Ivrea a Castellamonte è S. Maria di Vespiolla, nelle vicinanze di Baldissero.
Dalla medesima si diparte la strada della Valchiusella, che raggiunge le chiese plebane di Issiglio, Lugnacco e Brosso. Santa Maria in Doblazio, Pont Canavese, sorge all’inizio della strada della valle di Locana. L’antichità di quest’ultima pare confermata dal ritrovamento nelle sue vicinanze di un grande masso erratico con numerose coppelle incise e di un insediamento risalente al neolitico medio (P. Venesia, Il Medioevo nel Canavese, vol. III, pp. 228s).
Donnas (Aosta), Via delle GallieBaldissero Canavese, Pieve di Santa Maria di Vespiolla

Il monito di Mattarella oscurato dagli interessi di bottega della politica

Sulle due guerre in Ucraina e in Palestina il Presidente Sergio Mattarella ha espresso parole fermissime contro i due governi russo e israeliano: “Ci si muove ormai su un crinale. Il mondo rischia di scivolare in un baratro come il 1914. Nessuno allora voleva far scoppiare la Guerra mondiale ma l’imprudenza dei comportamenti provoca prospettive gravi”. Il Capo dello Stato parlava dopo l’aggressione dei droni russi alla Polonia e dopo il bombardamento israeliano a Doha, nel Qatar, ricordando anche la grave decisione sulla suddivisione della Cisgiordania, per rendere impossibile la creazione di “due popoli, due Stati”. Fautore autorevole del rispetto del diritto internazionale e della Carta dell’ONU, Mattarella ha inoltre respinto al mittente “le reiterate minacce del Cremlino ai Paesi europei”.
Ma la coraggiosa posizione del Quirinale non ha avuto nelle forze politiche l’attenzione che meritava. Clamoroso il voto al Parlamento europeo di Pentastellati e Lega: hanno votato contro l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, aderendo sostanzialmente alla linea di Putin che pretende la neutralità di Kiev, come se la Russia avesse titolo per dettare le scelte di uno Stato sovrano, con un’aggressione militare che ha rotto la pace nel cuore dell’Europa dopo ottant’anni.
Non è la prima volta che Conte e Salvini contestano iniziative contro Putin: c’è da chiedersi come i due Poli possano procedere, nel campo delicatissimo della politica estera, con posizioni interne così diverse. Una situazione analoga si è verificata nel voto su Israele e Gaza: sulla linea europea di netta condanna del Governo Netanyahu e di riconoscimento dello Stato Palestinese si sono espressi Forza Italia e Pd, astenuti, per motivi diversi, Fratelli d’Italia e AVS (Alternativa Verdi-sinistra), contrari, con opposte motivazioni, Lega e Pentastellati. In concreto un’Italia politica in frantumi su uno scenario decisivo per le scelte per il futuro di pace. Questa confusione, che ha pochi precedenti nella storia repubblicana, rende marginale l’Italia nel quadro internazionale: emblematico il ritardo nel riconoscere lo Stato di Palestina, scelta minoritaria tra gli Stati europei.
Le forze politiche sembrano prevalentemente impegnate nella campagna elettorale per le Regionali, anche con esasperazioni polemiche che sembrano dettate da contingenze… “pro urne”. Approfittando di infelici dichiarazioni del noto matematico professor Odifreddi, la premier Giorgia Meloni ha accusato tutte le opposizioni di seminare odio sull’uccisione in America del fedelissimo trumpiano Charlie Kirk. Per la verità tutti i leader del “campo largo” avevano espresso una ferma condanna dell’assassino del leader Maga, non va inoltre dimenticato che, in tempi recenti, la rottura della vita democratica USA era avvenuta già con l’assalto a Capitol Hill (culla delle istituzioni) dei seguaci di Trump, contrari all’elezione di Biden.
La presidente del Consiglio ha vestito i panni del leader della Destra, mentre la sua responsabilità istituzionale doveva suggerirle, come testimonia Mattarella, un appello all’unità di tutte le forze politiche contro la violenza, per la democrazia. Così avevano fatto DC e PCI dopo l’attentato a Togliatti, idem Moro e Berlinguer contro il terrorismo eversivo, il Presidente Oscar Scalfaro e il suo successore Carlo Azeglio Ciampi contro lo stragismo mafioso… La replica alla Meloni della Schlein è illuminante: ha respinto (giustamente) le accuse ed ha annunciato che la Destra sarà battuta nel voto. Ma alle politiche mancano quasi due anni: staremo in apnea sino alla primavera 2027? Il bipolarismo all’italiana, sorto negli anni Novanta sul modello americano, sotto la spinta di Mani Pulite e dei referendum dell’onorevole Mario Segni, non sembra produrre buoni risultati.
Recentemente Papa Leone XIV ha sottolineato i limiti delle democrazie, esortando i Governanti e le Comunità a lasciare le vie dell’odio, a ricercare il bene comune, a dialogare, pur nelle diversità, per costruire una società giusta, per una pace duratura, nel rispetto del diritto. Ascoltiamolo!
Nella politica, come nella società, l’avversario è un competitore, non un nemico da abbattere. Maggioranza e opposizione debbono entrambi concorrere, in funzioni diverse, al bene del Paese. Vale per l’Italia ma servirebbe anche agli USA, prima che il declino dell’Occidente lasci campo libero agli Autocrati e alle guerre di dominio.

EDITORIALE – Un tempo per…

Immagine tratta da Freepik
“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e uno per morire, un tempo per piantare e uno per sradicare, un tempo per amare e uno per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace”. La saggezza biblica di Qoèlet ci pone davanti al mistero del tempo: la vita dell’uomo è segnata da stagioni che si alternano, contrasti che sembrano inconciliabili, passaggi obbligati tra luce e tenebra.
Stiamo pensando che oggi è il tempo dell’odio e della guerra. Il clima di divisione che attraversa le nostre società lascia intravvedere tempi di scontro. Ci preoccupa la violenza delle armi, ma anche l’indurimento dei nostri cuori, il linguaggio aspro della politica e della strada, la diffidenza reciproca che mina i legami umani e sociali. È come se le nubi di una tempesta s’addensassero sopra di noi, minacciando un orizzonte cupo e incerto.
Ma non siamo destinati alla rassegnazione; la Parola di Dio non ci consegna ad essa. Se esiste un tempo per la guerra, è altrettanto vero che ne esiste uno per la pace. Non si tratta di una fatalità che scivola da una stagione all’altra: l’alternanza dei tempi è anche responsabilità nostra, degli uomini e delle donne di oggi. La pace non è un sogno irraggiungibile, ma una costruzione paziente; l’amore non è un lusso ingenuo, ma una scelta concreta che richiede coraggio e costanza.
Il cristiano non può permettersi di disperare. Se il mondo sembra dire che l’odio è oggi inevitabile, la fede (ma anche l’esperienza) ci ricordano che l’amore è sempre più forte. Se le cronache ci mostrano la guerra come destino, dobbiamo sapere che la pace è dono di Dio ed è compito affidato alle nostre mani. Non è ottimismo superficiale, ma certezza pasquale: dalla Croce è fiorita la Risurrezione. Il nostro tempo è difficile, ma non per questo è il tempo della resa. È invece il momento in cui pregare di più, credere di più, impegnarsi di più, lavorarsi dentro di più, essere artigiani di pace, costruttori di ponti, seminatori di speranza. Il bel tempo nasce dall’incontro tra la grazia di Dio e la buona volontà di uomini e donne. Noi compresi, fin da ora.

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