Tenuta Roletto
Risvegliopopolare.it

domenica 18 Maggio 2025

Reale mutua
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domenica 18 Maggio 2025

Il messaggio del vescovo Daniele

L’intera Diocesi di Ivrea si stringe con immensa gioia attorno a papa Leone XIV in un canto di lode e gratitudine alla Santissima Trinità per il dono alla Chiesa del nuovo successore di Pietro. Assicuriamo al Santo Padre la nostra preghiera perché nel dono che fa a tutti noi della sua vita si senta protetto e sostenuto dalla nostra intercessione.

“Il male non prevarrà, siamo tutti nelle mani di Dio” e ancora “Pace a tutti voi e pace nel cuore di tutti” queste le sue parole e insieme già una conferma che vuole offrire alla Chiesa intera.

Il vescovo Daniele

Non è mancato anche un omaggio floreale, offerto a tutte le Signore presenti.

CHIESANUOVA - Si festeggiano tutte le mamme - La piccola, ma viva e vitale comunità sottolinea il ruolo della figura materna nell'edificazione della famiglia, Chiesa domestica -

“Regista” di questa bella iniziativa l’Associazione “I Ginestrin” -

La piccola, ma viva e vitale comunità di Chiesanuova, ha offerto, sabato 10 maggio, un altro bel...

Bello vedere i bambini con la corona del Rosario in mano

BORGO REVEL - La Parrocchia di Sant'Anna, centro di spiritualità mariana - Il mese di maggio occasione per meditare, guidati da oratori molto preparati, e per pregare insieme - Davvero una grande Grazia per tutta la comunità

Il prossimo incontri guidato dal Diacono Emanuele Fusaro; conclude il Parroco Don Valerio D'Amico

(e.a.) – Mese di maggio all’insegna della preghiera a Maria e delle conversazioni in...

Le catechesi sono state introdotte ogni volta da don Antonio Parisi

RIVAROLO CANAVESE - Sette incontri (sempre molto partecipati) per "riscoprire" i Sacramenti - Perchè un rinnovato apprezzamento dei Sacramenti può rivitalizzare la spiritualità individuale e comunitaria - Molto apprezzati gli Oratori intervenuti

A tutti e a ciascuno, essi offrono: forza, perdono, guarigione e guida per affrontare le diverse circostanze dell'esistenza.

(franca demaria) – Nel corso dell’anno 2024/25, ai fedeli adulti delle nostre parrocchie di...

Ancora un'esemplare esperienza educativa e pastorale per i giovani delle parrocchie di Rivarolo -

RIVAROLO CANAVESE - Quella Croce così attuale nella vita di tanti come noi - Due esempi luminosi, Sammy Basso e Nadia Toffa, che hanno portato la Croce con umiltà, semplicità e grinta, senza arrendersi di fronte al “buio” della vita.

Ai piedi della Croce sta Maria, in attesa di quella luce che dona salvezza, pace e armonia a tutti noi nel giorno della Santa Pasqua.

(simone mezzano) – Un Venerdì Santo intenso quello vissuto ieri, 18 aprile, dagli animatori...

Dopo la S.Messa, presieduta da Don Antonio Luca Parisi, gli Animatori hanno donato a ciascun bambino un santino raffigurante Papa Leone XIV

RIVAROLO CANAVESE - La Festa di chiusura del Catechismo, momento di fede, amicizia, gioia condivisa - Pomeriggio di giochi, allegria e spiritualità, vissuto in un clima di grande partecipazione e collaborazione tra tutte le realtà oratoriane

Il tema scelto per l’occasione è stato “L’Impero romano”, che ha ispirato le varie prove -

(francesco paolo torta) – Sabato 17 maggio l’Oratorio San Michele di Rivarolo Canavese ha...

"Abbiate il coraggio di essere felici".

ROSONE DI LOCANA - La comunità riunita davanti al maxischermo per partecipare alla S.Messa esequiale per Papa Francesco - Grande momento unitivo, nel raccoglimento e nella preghiera -

Come indicato dal vescovo Daniele, 88 rintocchi di campane hanno risuonato nelle parrocchie delle Comunità Parrocchiali Alta Valle Orco durante la traslazione del feretro verso Santa Maria Maggiore.

Nella tranquillità del salone Don Salvetti a Rosone, i fedeli hanno potuto assistere, sul...

Iniziativa ricca di significato pastorale delle Parrocchie guidata da Don Luca Meinardi e Don Massimiliano Marco

OZEGNA, CUCEGLIO, AGLIE', LUSIGLIE', SAN GIORGIO - Viva attesa per l'arrivo della Reliquia del Beato Carlo Acutis - Il giovane ormai prossimo alla canonizzazione esempio di vita consegnata al Padre - Il suo messaggio raggiunge soprattutto i giovani, ma per tutti indica la centralità dell'Eucarestia -

Molto ricco il programma, in piena sintonia con il cammino sinodale

(f.c.) – C’è grande attesa per l’ostensione della reliquia del Beato Carlo Acutis a Ozegna...

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LEONE XIV - Cardinale Robert Francis Prevost, O.S.A.

Il Cardinale Robert Francis Prevost, O.S.A., Prefetto del Dicastero per i Vescovi, Arcivescovo-Vescovo emerito di Chiclayo, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago (Illinois, Stati Uniti). Nel 1977 è entrato nel noviziato...

BIELLA DA DOMANI ATTENDE 400MILA PERSONE PER L’ADUNATA ALPINA.

NEL 1923 AVVENNE AD IVREA E AOSTA

In principio fu un “Convegno Nazionale”

Assegnato alle due Città grazie al Cav. Cesare Bordet.

Era presente il Re

(di Severino Morgando)

Nella foto: Ivrea, 9 settembre 1923, IV Convegno ANA, La sfilata degli alpini davanti a Re...

CASTELLAMONTE – Il Vescovo Daniele in visita alla Comunità Cenacolo

(giancarlo guidetti) – Uno splendido pomeriggio di sole ha accompagnato a Sant’Anna Boschi di Castellamonte,i festeggiamenti per il 35.mo anniversario di presenza su questo territorio della Comunità Cenacolo Fraternità Paradiso: ospite atteso e graditissimo il Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera.
Era il 1983 quando Suor Elvira Petrozzi diede inizio, sistemando con il lavoro proprio e delle prime Consorelle, una casa di campagna diroccata e abbandonata sulle colline di Saluzzo, alla Comunità Cenacolo.
Una tenera, amorevole risposta di Dio al grido di disperazione di tanti nostri giovani smarriti, ingannati e delusi dalla promessa mendace delle dipendenze,  preda di falsi valori del mondo. Ragazzi e ragazze che Suor Elivra aiuta a cercare di nuovo la gioia di vivere il vero senso della vita.
L’ opera di Madre Elvira ( al secolo Rita Agnese Petrozzi nata a Sora il 21 gennaio 1937 e morta a Saluzzo il 3 agosto 2023 ) suora di carità dell’ ordine di Saint-Jeanne-Antide-Thouret conosciuta come ” la suora dei drogati ” conta oggi circa una settantina di Case nel mondo, tra queste la comunità di S. Anna Boschi.
Vi trovano accoglienza ragazzi provenienti da ogni parte del mondo.
In questa giornata trascorsa con il Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera, il S. Rosario, la S. Messa e, per finire, un gradito rinfresco finale sono stati ingredienti di un momento straordinario.
La S. Messa, presieduta dal Vescovo Daniele è stata concelebrata da don Massimo Ricca, don Angelo Bianchi, don Angelo Bottali, don Luciano Sismondi, don Vrancic, padre Stefano Ragno ( che a seguito della morte di Madre Elvira ha assunto la guida delle comunità) e dal diacono Raffaele Tonello. Il nostro Vescovo, già in questi primi tempi del suo Ministero, si mostra instancabile, sempre presente, sempre più nei nostri cuori, sempre tra noi, con noi, per noi, a Lui il nostro più caro grazie.
Non è, inoltre, mancata la presenza di una delegazione di Suore Missionarie della Risurrezione ( fondate negli anni ’90 da Madre Elvira e che operano nelle comunità) e da un gruppo di ragazzi provenienti dalla comunità di Saluzzo.
Poi la S. Messa con l’ omelia tenuta da S. E. Mons. Daniele Salera le cui parole ricche di profondi insegnamenti invitiamo a seguire in video.
Immagini di grandi emozioni, in questo evento, la grande disponibilità del nostro vescovo, accolto con grande affetto dai presenti, non ha lesinato l’ incontro con i presenti, in particolare quello con i ragazzi ospiti della comunità: per ognuno un sorriso, una stretta di mano, un incoraggiamento, un consiglio.  
Non solo, saputo che a circa 15 minuti a piedi vi è la piccola chiesa che accoglie i fedeli di S. Anna Boschi, accompagnato dal diacono Raffaele ( che in questi luoghi risiede ) ha voluto farvi visita.
Al Suo ritorno il convivio ed i saluti finali hanno concluso un luminoso pomeriggio.
La nostra chiesa guidata e protetta dallo Spirito Santo, creatura di Nostro Signore e di cui Maria la nostra Madre Celeste ne è Regina, è forte incrollabile, anche in tempi così turbolenti e difficili; ma è assolutamente necessario la risposta di noi fedeli con la preghiera, la fede, la presenza, la testimonianza; in questo i ragazzi sono uno degli esempi in cui la Speranza diventa vita vera.
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RIVAROLO CANAVESE – Festa di chiusura del Catechismo: fede, amicizia, gioia condivisa

(francesco paolo torta) – Sabato 17 maggio l’Oratorio San Michele di Rivarolo Canavese ha ospitato la tradizionale Festa di chiusura del catechismo, un appuntamento molto atteso che ha coinvolto oltre 150 tra bambini e ragazzi.
Un pomeriggio di giochi, allegria e spiritualità, vissuto in un clima di grande partecipazione e collaborazione tra tutte le realtà oratoriane.
Le attività si sono iniziate alle ore 15 con la divisione in squadre e una vivace scenetta introduttiva, che ha dato il via ufficiale ai giochi.

Il tema scelto per l’occasione è stato “L’Impero romano”, che ha ispirato le varie prove a eliminazione in cui le squadre si sono affrontate con entusiasmo e spirito di squadra.
I giochi sono stati ideati e animati dai giovani del gruppo Animatori e dal gruppo Scout Rivarolo 1, che hanno curato ogni dettaglio per garantire un’esperienza divertente e coinvolgente per tutti.
Alle ore 16.30 è arrivato un momento molto atteso: la merenda.
I Catechisti hanno offerto a tutti pane e salame e golosi dolci al cioccolato, ricevuti con grande entusiasmo dai bambini dopo le fatiche dei giochi.

La giornata è poi proseguita con la celebrazione della Santa Messa, alle ore 17.30, presso la Chiesa di San Michele.
A presiedere la liturgia è stato il Viceparroco Don Antonio Luca Parisi, che nell’omelia ha ricordato le parole del papa Leone XIV, pronunciate il 9 maggio nella Cappella Sistina: “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerLo e amarLo”.
Un messaggio forte e profondo, accolto con attenzione da tutti i presenti.
Al termine della Messa, gli Animatori hanno donato a ciascun bambino un santino raffigurante il nuovo Papa, concludendo così un pomeriggio all’insegna della fede, dell’amicizia e della gioia condivisa.
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PAROLA DI DIO – Vi do un comandamento nuovo

At 14, 21-27
Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.
Sal 144
RIT: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
  RIT: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
  RIT: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
  RIT: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Ap 21, 1-5
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo.
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
Gv 13, 31-33. 34-35
Dal Vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
“La porta della fede”.
Il brano tratto dal libro degli Atti degli Apostoli (prima lettura) conferma la “novità” e la “bellezza” dell’annuncio del Vangelo: è  missione di tutti e per tutti.
Anche attraverso le tribolazioni, ma con la certezza che siamo stati salvati dall’amore di Dio.
Siamo invitati alla coerenza, alla “fede salda”, alla preghiera ed alla fiducia, al conforto della prossimità.
Bello l’accenno agli “anziani”, i “responsabili della comunità” nominati da Barnaba e Paolo.
Non è un passaggio insignificante: il “presbitero” è colui che guida, sorregge, orienta, è responsabile, rianima, incoraggia.
E’ colui che “è presente”.
Forse dovremmo fermarci su questa “presenza”, sull’importanza di avere qualcuno che aiuta a “consolidare” l’annuncio.
Non sono stati posti gli “anziani” per “organizzare” eventi o per semplicemente “presiedere”, ma per “consolidare” ed “esortare”.
Presenza per condurre alla “Presenza” di Cristo nelle comunità.
Non basta “avere” una comunità, occorre “curarla”, “guidarla”, “sostenerla”, “accompagnarla”.
Oggi siamo chiamati alla riflessione “sinodale”: la comunità ha bisogno di tutti, di laici che aiutano i presbiteri, di donne, di uomini, di anziani e di giovani… per far crescere le comunità attraverso la Parola.
Il messaggio di san Luca è un “faro” anche per noi:
“Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede”. Non meriti personali, ma azione di Dio, della Parola, missione “di tutti” al servizio della Parola, è Eucaristia, è Comunione.
Da che cosa “riconosceranno” i cristiani?
Dall’unione fraterna, dallo spezzare il pane… dall’Amore… dalla cura, dall’attenzione…
“Ambasciatori di misericordia”, “seminatori di gioia”, “portatori della luce del Risorto”: il “motore” delle comunità deve passare da qui.
Il Dio “grande nell’amore” (salmo) deve essere fatto conoscere con parole, gesti, presenza, attenzione, cura… perché tutti possono diventare “imitatori di quell’amore” nelle comunità e nella vita.
E ancora si parla di amore…
Quell’amore fatto di “fatica”, di un “amore nuovo” verso chi tradisce, verso chi offende, verso chi ci fa del male.
Amare… voce del verbo imparare.
Ma si può “imparare ad amare”?
Il contesto è quello dell’ultima cena… la stanza al piano superiore, Gesù e gli apostoli… Giuda esce…
Non una semplice cena fra amici, non solo la Pesah ebraica, non solo una “ricorrenza”: la Cena che precede l’imminente passione e morte, la cena dell’istituzione dell’Eucaristia, la cena del Gesù chinato sui piedi degli apostoli, la cena della comunione che diventerà memoriale, la cena che diventa “ponte” con il Calvario, la cena della comunità riunita, la cena che introduce all’eternità, la anticipa… e la cena di quelle parole… quel “comandamento”.
La cena della “gloria del Padre”.
La cena del comandamento dell’Amore.
San Giovanni con frasi semplici circoscrive il messaggio.
Già nell’Antico Testamento era stato indicato il “precetto” dell’amore al prossimo (uno dei tanti 613 indicati nei testi antichi).
Ma Gesù in questa cena, non lo “rinnova”, “fonda” un nuovo “comandamento”: “amatevi come…”.
“che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Lo ripete due volte, pur essendo Lui il modello di Amore, universale e capace di trasformazione totale, Gesù chiede l’amore vicendevole.
Non amate me, non amate solo me.
Amatevi.
Quanto è difficile, Signore, amare i fratelli.
Quanto è difficile amare “come”.
Quanto è difficile “Amare”.
Amare è il “segno distintivo” dei cristiani.
Per ben tre volte, ci riporta la frase l’evangelista Giovanni: amare, amarci in modo vicendevole, perché amando vicendevolmente i fratelli possiamo pensare di percorrere la strada dell’amore, di avvicinarci anche solo da lontano, ad intravedere quell’Amore di Dio.
La “legge dell’Amore” consegnata in quella cena.
Quando Giuda è uscito…
La “consegna” forse più “difficile” ai discepoli, forse ancora più complicata della comprensione del tradimento dell’apostolo… la “consegna” agli apostoli, dopo l’uscita di Giuda dal cenacolo: l’amore di Cristo donato e vissuto, che ha bisogno di “vivere” nella conoscenza di Cristo per arrivare alla gloria di Dio.
Ormai conosciamo la scrittura dell’evangelista Giovanni e i suoi passaggi importanti per condurci a comprendere: l’uso del termine ebraico kabod (“gloria”) indica la pesantezza, la verità, il mistero e dobbiamo comprendere la gloria di Dio a partire da quell’ “uscita” di scena di Giuda:
“il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”, da quel “tradimento” maturato nel cuore che diventa azione, da quell’esperienza che diventa dramma dal quale però possiamo apprendere l’Amore.
Un “comandamento pesante” quello dell’Amore.
Un amore nonostante il male che Gesù ha visto nel cuore di Giuda, nella notte dell’esistenza, nel dubbio e nella logica del tradimento. Un amore “pesante” che fa andare “oltre” la notte, oltre il male, oltre il tradimento.
“Come io…”
“Amatevi…”
Quel “come” dell’amore che ama senza interesse, che ama “a dismisura”, che “ama indistintamente”…
Sapremo mai amare “come ama Dio?”
Forse no.
Amare Dio, forse è facile, amare i fratelli è difficile, amare chi ci ha tradito, umiliato, fatto soffrire, ignorato, ferito… ancora di più.
Ma l’Amore di Dio passa attraverso l’amore dei fratelli.
L’amore di Dio non può fare a meno dell’amore dei fratelli.
Non posso amare Dio e non i fratelli.
Vorrei…
Ma il Signore hai detto: “amatevi… come…”
Non hai detto “amami e ama”… troppo semplice, scontato…
“Amatevi”.
Possiamo “capire” l’ Amore solo se partiamo da quell’ ”uscita di Giuda”, da quella schiena fissata da Gesù con amore… da quell’uomo che si perde nella notte e nonostante questo è ancora amato, abbracciato…
Amati “fino alla fine” perché solo la croce rende possibile la strada della comunione.
La strada della comunione di Gesù con il Padre è modello per i cristiani della “comunione” con i fratelli.
La “strada” della comunione nella quale Gesù ci conduce al Padre, fonte dell’Amore.
“Figlioli, ancora per poco sono con voi” (in greco  teknia, “figlioletti”), Gesù “cambia” le parole e la prospettiva, non solo “discepoli”, ma “credenti”, supportati da fede profonda.
Amore e Fede.
Un’alleanza “nuova” ed un “comandamento nuovo”: la Rivelazione dell’Amore di Dio attraverso Cristo.
“Con l’amore con cui vi ho amato, amatevi gli uni gli altri” (kathos  l’origine dell’Amore).
Solo con l’Amore di cui sono Amato potrò imparare ad amare.
L’Amore che fa fiorire la fraternità, che dà un volto alla umanità, che rende possibile un “nuovo volto” dell’esistere nel mondo: da figlie e fratelli.
Se non mi riconosco “fratello” non posso vivere la mia condizione di “figlio amato”.
Se non “amo” non posso dirmi “cristiano”, “di Cristo”, perché Dio è Amore rivelato e incarnato.
Se amo sul mio volto tutti potranno riconoscere la “luce del Risorto”, perché l’Amore è “luce” che riesce a “illuminare” anche quelle notti più buie, quegli anfratti più profondi, quelle solitudini più cupe… perché in quella notte, forse Giuda quella luce l’ha vista, ma ha chiuso gli occhi all’Amore.
E se amiamo “Egli sarà il Dio con loro, il loro Dio” (seconda lettura), e le cose saranno fatte “tutte nuove”.
La “novità” dell’Amore.
La “narrazione” che supera tutte le paure, che ci offre una visione nuova della vita, che ci aiuta a considerare l’esistenza alla luce della Risurrezione di Cristo, della Verità che è “eterna” e ci accompagna alla giustizia ed alla pace.
Gesù ha “rinnovato” il mondo con l’amore, ha inaugurato “cieli e terra nuova”, ha animato con la sua vita divina, la nostra vita umana.
Vita di amore e di dono, vita di accoglienza e di perdono.
E perché la nostra gioia sia “piena”, viviamo questo amore “come” dono, “come” impegno, “come” persone amate e amanti e solo così ci “riconosceranno” e ci “giudicheranno”: dall’Amore.

Cristo non ci invita, ma ci comanda di amarci gli uni gli altri – Commento al Vangelo di domenica 18 maggio (di don Renzo Gamerro)

Foto tratta da Pixabay
Nella V domenica di Pasqua Giovanni racconta. Siamo nel Cenacolo dove si consuma la Cena Pasquale. Giuda, individuato dai discepoli come traditore, esce e scappa pronto a tradirlo. Tutti gli altri, turbati e stupefatti. Gesù lo guarda fuggiasco e dice: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato. Per poco sono ancora con voi. Vi do un comandamento nuovo …”.
Quando, come nel Vangelo domenicale, incontro questo breve racconto di Giovanni, ho difficoltà ad accoglierne il messaggio. Giovanni, l’apostolo amato, riconosce Gesù Risorto nelle apparizioni diverse e racconta l’evento Passione, Morte e Risurrezione come “gloria”, cioè evento di vita piena e amore, pieno vissuto. Gesù che si offre al Padre e che ama i suoi fino alla fine nel dar la vita. “Nelle tue mani o Padre, affido il mio Spirito” e do la vita come amore totale e autentico: trionfo e signoria di vita.
Il Risorto è Risurrezione, vita nuova, primo e antesignano del mondo rinnovato. La morte è ormai sconfitta, “morta”, come anche il patire, le lacrime, la sofferenza, in un’esplosione misteriosa.
La Risurrezione è un evento dinamico universale. Se immaginiamo l’umanità come un tessuto a maglia vivente, Gesù è la prima maglia risorta, in movimento vitale trascina in alto l’umanità e l’intero creato fino alla Risurrezione dell’ultimo giorno in gloria. Proprio perché Cristo è primizia di vita nuova, può dare un comandamento nuovo, un in-cominciamento nuovo e attivo: “che vi amiate gli uni e gli altri”. Non più il comandamento “ama il prossimo come te stesso”, ma amalo come un datore di vita con scambio della risorsa di beni vitali, come crogiuolo di vita che di fatto è.
La storia già attuale, e in pienezza nell’ultimo giorno, è terra nuova e cielo nuovo che vive, Cristo Risorto partecipato e esteso: meraviglia sognata e creduta.
Mentre medito il testo di Giovanni: il figlio dell’uomo è stato glorificato, ho mente e cuore alla visione dei Mosaici, V e VI secolo, di Ravenna, che raccontano Cristo, in Gloria e la croce gloriosa contornata di angeli, rapiti dall’immagine. E il mio occhio fissa in particolare Cristo buon pastore o Cristo Redentore, nel mosaico posto in alto nella chiesa di Sant’Apollinare Nuovo, mosaico che mi rapisce e comunica bellezza che pervade la mia persona e il mio vivere. “Come io ho amato voi senza misura, così amatevi e tutti sapranno che siete miei discepoli”. Ascoltando questa parola-comandamento di Gesù Risorto, sono colpito di stupore e meraviglia, di stupore e tremore e rivedo Paolo di Tarso che, nella visione alle parole di Gesù: “sono Gesù che tu perseguiti”, stramazza a terra e gli passano giorni perché possa riprendere se stesso in cammino.
Questo comandamento nuovo cambiò lo stato delle cose, il tempo e il vivere, e manifesta – come ogni manifestazione del Risorto – il “volto dell’essere discepoli” di Cristo come anche il volto di coloro che convivono amandosi l’un l’altro e pertanto, perché cristiani, indicati e chiamati a quell’epoca, come “coloro che si amano”.
E proprio Giovanni, nella prima lettera (1Gv.3,18), indicherà l’amarsi gli uni e gli altri, con uno slogan molto efficace “non amatevi a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”.
E allora ascolto con commozione il grido di Leone XIV: “Mai più guerra, mai più guerra!”.
Gv 13,31-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

L’importanza del gioco per i nostri bambini (di Cristina Terribili)

Foto tratta da Freepik
Di quali giochi i bambini hanno bisogno per crescere e svilupparsi in modo armonico e arricchire il proprio bagaglio di competenze e di conoscenze?
In giro si trovano proposte che spiegano perché il gioco è importante per lo sviluppo del bambino e quali sono quelli che meglio promuovono il sostegno a competenze cognitive (la percezione visiva, la concentrazione, la motricità fine ecc…) che poi saranno utili negli apprendimenti e durante tutto il corso della vita.
Ci sono giochi di manipolazione e d’incastro, i cubetti, i libri illustrati e tanto altro. Ma lascia perplessi che un genitore abbia bisogno di un esperto per trovare un gioco adatto. Se non si è in grado di pensare ad un’alternativa al di là della tecnologia per far passare del tempo di qualità ad un bambino, forse qualcosa non sta andando nella giusta direzione.
Chiedere il parere di un esperto in caso di disabilità o di una neurodiversità è giusto, ma nella cosiddetta “normalità” che debba essere un esperto a consigliare di porre dei giochini sulla culla per stimolare la curiosità visiva e permettergli di compiere movimenti oculari per seguire l’oggetto in movimento, forse significa che si sta rinunciando ad un percorso di autoconsapevolezza, di auto-riflessione e di auto-promozione.
Il rischio di avere un esperto per tutto è di annullare la capacità di pensiero, di evitare di pensare e di assumersi la responsabilità, di diventare insicuri nella presa di decisioni e permette, soprattutto a chi “vende” qualcosa, di far nascere un bisogno che non ci sarebbe, orientando a scelte più di tipo commerciale.
Certamente l’uso dello smartphone in culla, come ormai siamo abituati a vedere per far addormentare il bambino o per farlo stare “buono”, non sarà mai lo strumento utile per far crescere le competenze di un bambino.
Permettere, invece, alla propria mente di fare uno sforzo, ricordando che cosa, in passato, ci ha fatto piacere, ha contribuito alla nostra crescita personale e sociale, cosa è stato considerato divertente e piacevole, consente di riassumersi una parte della crescita del proprio bambino e di operare delle scelte che possono essere adatte ai gusti, interessi, obiettivi personali o che si desidera stimolare nel proprio pargolo.
Fate il gioco che volete, ma fatelo insieme!

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