Tenuta Roletto
Risvegliopopolare.it

sabato 27 Dicembre 2025

Reale mutua
Reale mutua
Risvegliopopolare.it

sabato 27 Dicembre 2025

Sabato 20 dicembre


RIVAROLO CANAVESE - Una bella festa in Oratorio per dire a tutti: Buon Natale! - Appuntamento atteso, pensato e realizzato dai giovani dell’Oratorio per far vivere ai più piccoli la gioia del Natale in un clima di condivisione e gioco - S. Messa celebrata da Don Antonio Luca Parisi -

Sempre fondamentale il ruolo degli Animatori - Un messaggio importante per ciascuno di noi: animare significa amare.

(Diacono Simone Mezzano) – L’atmosfera del Natale è giunta nel suo pieno splendore in quel di Rivarolo Canavese, con la festa in Oratorio organizzata dagli Animatori e Aiuto Animatori. Il pomeriggio di sabato 20 dicembre...

La Virgo Fidelis, festa istituita da Papa Pio XII l'11 novembre 1949

PONT CANAVESE - La Compagnia di Ivrea dell'Arma dei Carabinieri agli ordini del Capitano Armir Gjeci ospite della Parrocchia retta da Don Gian Paolo Bretti per la celebrazione della Festa dedicata alla loro Patrona - Ha presieduto Liturgia il Ten. Col. Don Diego Maritano, Cappellano Militare dei Carabinieri, Comando Legione Piemonte e Valle d'Aosta - IL VIDEO E LA GALLERY DI 40 IMMAGINI

Il 21 novembre si ricorda anche la Presentazione di Maria al tempio ed il sacrificio dei Carabinieri nella battaglia di Culqualber in Etiopia, nel 1941. 

(giancarlo guidetti) – Chiesa gremita presso la parrocchia di S. Costanzo di Pont Canavese per la celebrazione della festa della “Virgo Fidelis ” patrona dell’ Arma dei Carabinieri, sabato 22 novembre...

San Martino, il Vescovo che con il dono del mantello fece fiorire l'estate

VILLAREGGIA - Sempre viva la devozione a San Martino di Tours - Festa patronale di Fede, devozione, amicizia - Un po' di storia e poi la cronaca di giorni intensamente vissuti nella gioia e nella Speranza - La poesia a San Martino - VIDEO E GALLERY

Sempre numerosa la partecipazione di popolo alle iniziative proposte dal Parroco Don Alberto Carlevato

(Testo di Martina Acotto, immagini di  Lucia Carra, Gabriele Bisco, Martina Acotto, Sandro Frola, Claudio Frassà, Mirella Nigra, Paolo e Sara Iorio) –  San Martino di Tours è uno dei Santi più venerati in Occidente. Nato...

Alle giornate di studio quest'anno tenutesi a Torino dal 3 al 7 novembre hanno partecipato più di 150 rappresentanti di Santuari di cui è costellata la Penisola

VEROLENGO / LA MADONNINA - I Rettori ed Operatori dei Santuari italiani riuniti a Torino per il 59° Incontro Nazionale di riflessione e preghiera hanno visitato il Santuario che è punto di riferimento per la spiritualità di un territorio vasto, ai confini tra le Diocesi di Ivrea, Torino, Vercelli, Casale Monferrato - Il Vescovo di Ivrea Mons. Daniele Salera ha portato il saluto - IL VIDEO

Accolti dal Rettore del Santuario Don Valerio D'amico per la Liturgia presieduta da Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi e Foligno, concelebrante il Card. Enrico Feroci - 

Si è concluso venerdì 7 novembre il 59° incontro dei Rettori e Operatori dei Santuari italiani che fanno parte del “Collegamento dei Santuari Italiani”, quest’anno riunitisi a Torino, al Valdocco. L’appuntamento si è collocato...

Gli incontri proseguono fino al 13 maggio 2026

RIVAROLO CANAVESE - La vita in Cristo: i 10 Comandamenti - Ciclo di catechesi sul Decalogo mosaico: ancora una bella iniziativa per la formazione dei laici ideata dalle Parrocchie di San Giacomo Apostolo e San Michele Arcangelo 

Relatori dei primi tre incontri Mons. Gianmario Cuffia, Padre Alessandro Codeluppi C.O. e Don Massimiliano Marco

(Giulia Michela Demaria) – Le Parrocchie di San Giacomo e San Michele in Rivarolo Canavese...

Caricamento

Due incontri, il 10 novembre ed il 10 dicembre

BORGO REVEL - Giornate di formazione: la Parabola del grano e della zizzania -  “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".

La meditazione viene arricchita dal Discorso 73/A di S. Agostino che nella spiegazione della parabola fornisce una “lettura” rispetto al “suo tempo”.

(elisabetta acide) – Si è concluso nella Parrocchia di “S.Anna” a Borgo Revel, l’itinerario...

TORINO / MURIAGLIO – Don Stefano Cossavella “Giusto tra le Nazioni”

(g.g.) – I Lettori forse ricorderanno il nostro precedente
articolo del febbraio 2024

che raccontava la storia, bella ed edificante, di Don Stefano Cossavella, per 33 anni (dal 1932 al 1965, quando morì il 1 luglio) Parroco della parrocchia di Muriaglio, frazione di Castellamonte.

Nel corso di 20 mesi, dal settembre 1943, quando si fece più feroce la persecuzione nazifascista ai danni della popolazione ebraica, ospitò, salvandola, la famiglia del Dott. Armando Morello: papà, mamma (la Signora Maria Gagliardone) e tre bambini, Vittorio (1933), Luciano (1936) e Maria Grazia (1940), quest’ultima ancora oggi residente a Casale Monferrato, mentre il fratello maggiore è deceduto pochi anni orsono e Luciano vive negli Stati Uniti a Naples.
Ebbene, in quella occasione potemmo riferire di un fatto certamente importante e significativo, come il conferimento dell’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” di cui Don Cossavella è statp insignito dallo Yad va – Shem (Un nome eterno; da Isaia, 56,5), l’istituzione israeliana che rende onore a tutti i non ebrei che, negli anni della folle persecuzione, corsero gravi rischi per mettere in salvo ebrei loro connazionali.
Fino ad ora gli italiani che sono ricordati presso il Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme sono circa settecento: uno di questi, come da qualche anno è stato reso noto, è, per esempio, il Dottor Carlo Angela, detto anche “lo Schindler italiano”, padre del giornalista televisivo Piero e della professoressa Sandra, che ha insegnato tanti anni matematica e scienze alla Scuola Media Gaudenzio Ferrari di Vercelli.
Giovedì 18 dicembre – nel corso di una semplice, quanto partecipata e toccante cerimonia tenutasi presso la Sinagoga di Torino, in piazzetta Primo Levi – la consegna ufficiale del riconoscimento alla memoria agli eredi di Don Cossavella e di altre due famiglie piemontesi di Castagnole delle Lanze in provincia di Asti, quelle, rispettivamente, di Maria e Mario Rivella e di  Ernesto e Luigina Albezzano.
Il nostro filmato racconta i momenti essenziali e certo commoventi della serata trascorsa a Torino.
Serata che ha permesso di mettere in rilievo anche un dato assai significativo e di cui il nostro Paese può andare fiero.
Rispetto altri Paesi europei, l’Italia ha assicurato protezione e salvezza ad un numero molto elevato di ebrei.

Basti pensare – lo ricorda il Presidente della Comunità ebraica di Torino, Dario Disegni – che nel periodo tra il 1943 ed il 1945 gli ebrei in Italia erano 32.300; di questi 8.800 furono arrestati e 6.800 deportati.
Rimasero in Italia 23.500 persone: braccate dai nazifascisti, ovviamente senza più lavoro, private di ogni loro bene.
Ebbene, tutte riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto – sempre disinteressato – del popolo.
Il nostro articolo del 2024 racconta tanti particolari della storia del Dott. Morello e dalla sua famiglia e, in questo periodo, abbiamo ricevuto altre testimonianze.
Tra queste, quella di una Signora ormai 93enne (che preferisce non essere citata perché teme che la memoria la tradisca, ma è tropo modesta; vedremo che è una sorta di Enciclopedia Britannica di quei tempi) che racconta:
“Sono nata nel 1932, la terza di cinque fratelli. Vivevamo a Casale Monferrato ed il nostro Medico di famiglia era proprio il Dott. Morello.
Gli eravamo tutti affezionati ed i miei genitori, in particolare, nutrivano per lui una grande fiducia per le cure che prestava al più piccolo dei miei fratelli, colpito da una grave nefropatia.
Un giorno arrivò da noi e ci disse che non avrebbe più potuto esercitare la professione, proprio a cause delle leggi razziali che inibivano agli ebrei ogni attività.
Ci presentò il suo successore, un giovanissimo Dott. Capra Marzanis che, pur molto dispiaciuto per la sorte toccata al suo predecessore, accettò necessariamente di subentrargli.  
Un giovane di valore, che più tardi sarebbe diventato Direttore Sanitario dell’Ospedale di Casale Monferrato.
Io stessa, poi, fui compagna di scuola al Liceo di Vittorio Morello: allora le classi erano divise, ragazzi e ragazze non potevano stare insieme. Solo le lezioni di Inglese potevano, per ragioni di numero, tenersi in classi miste; lo conobbi così”.
***
Se questa è certamente una testimonianza inedita, altre non meno interessanti sono raccontate nel video che abbiamo messo in repertorio nel pomeriggio trascorso a Torino.
Ne facciamo un piccolo sommario, invitando il Lettore ad ascoltare dalla viva voce dei protagonisti il ricordo di quei giorni.
Il video si apre con l’introduzione ed un breve, ma molto esauriente excursus storico offerto dal Presidente della Comunità ebraica di Torino, Dario Disegni.

Ascolteremo poi l’intervento della Dott.ssa Ophir Eden, Capo Dipartimento per gli Affari Pubblici dell’Ambasciata di Israele in Italia.

A seguire, la testimonianza delle Signora Adriana Torre ved. Ottolenghi, Vice Presidente della Comunità ebraica di Casale Monferrato (cui il Medico Morello apparteneva).
La Signora Torre Ottolenghi è a sua volta una testimone del tempo: suo marito Giorgio fu Medico che avemmo il privilegio di conoscere quando già era anziano, così come altri illustri esponenti della Comunità quale il Prof. Dario Carmi.
L’attuale Presidente della Comunità ebraica di Casale è sua nipote Daria
figlia del compianto Elio di cui sentiamo parlare nel video.
Storie di persecuzioni e discriminazioni subite senza colpa alcuna ed alleviate dalla pietà popolare capace di veri e propri atti di coraggio, umile e silenzioso, ma indomito, che inverano l’insegnamento offerto da una sapiente massima: chi salva una vita umana salva il mondo intero.

E’ poi la volta del Dott. Davide Morello, nipote di Armando. Con lui si inizia il racconto dell’iniziativa e della ricerca che ha portato a riannodare i fili della vicenda che ha per protagonista l’insignito di oggi, proprio Don Stefano Cossavella.
E’ proprio il Dott. Davide che richiama il grande e amichevole sostegno ricevuto da Elio Carmi nel proseguire in questa ricerca, anche nei momenti in cui tutto pareva difficile ed il traguardo lontano.

Una ricerca che ha un’altra protagonista, la Signora Rachele Bernardi Gra: se l’iniziativa di Davide Morello fa scoccare la scintilla sul versante casalese, su quello canavesano è proprio Rachele a corrispondere, tanto che una storia altrimenti destinata all’oblio può tornare alla luce ed essere insegnamento per tutti.

E ora, finalmente, tocca al pronipote di Don Cossavella, Alessandro Viglia Atton di Ivrea, che ritira il riconoscimento alla memoria dello zio.
Sua mamma ne era nipote e “Perpetua” e lui, bambino, ne ricevette i racconti, le memorie, anche quelle delle ansie e della paura che pervadeva la giovane mamma (nata nel 1921, si trovava poco più che ventenne sotto la minaccia delle armi degli squadristi che cercavano gli ebrei nascosti in canonica) quando arrivavano le brigate nere.
Ma non parlarono mai, né lei, né don Cossavella.
E nemmeno la gente del paese che, anzi, tutta concorse a proteggere la famiglia dei rifugiati.

Ancora una testimonianza, quella del Sindaco di Bollengo, Luigi Sergio Ricca: Bollengo è il paese dove Don Cossavella nacque e dove riposano le sue spoglie mortali.
Buona visione – con le immagini di Giancarlo Guidetti – e buon ascolto.
 

PAROLA DI DIO – «Sarà chiamato Nazareno»

Sir 3, 2-6. 12-14
Dal libro del Siràcide
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.
Sal.127
RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Col 3, 12-21
Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi.
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
Mt 2, 13-15. 19-23
Dal Vangelo secondo San Matteo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Una “famiglia” in viaggio (Vangelo), in fuga, in attesa, “visitata”… il Vangelo di Matteo racconta nei primi capitoli la vicenda di quella “famiglia” di Gesù e la Chiesa, nella solennità della “Santa Famiglia”, accompagna la contemplazione di Gesù, Maria e Giuseppe.
Sette giorni dopo il Natale… un nuovo “sogno” per Giuseppe…
Il “sognatore”…stesso nome di quel Giuseppe che anni prima “interpretava” i sogni.
Giuseppe il “sognatore” di Dio, di messaggi e di angeli…
Giuseppe dal cuore puro che sa “sognare” i sogni di Dio.
Giuseppe l’uomo “giusto” che sa “realizzare” i sogni di Dio.
Giuseppe, uomo del silenzio e dei “disegni di Dio”.
Una famiglia “guidata” da sogni.
Il “sogno” di un uomo “vigile”, che “sogna ed agisce”, di un “uomo giusto e coraggioso”, di un “uomo che in silenzio non si fa intimorire”, ma si sveglia e parte…
Nella notte… quando tutti dormono, lui parte, lui è desto. Si è “svegliato” con la Parola.
Dal sogno all’azione.
Una “vocazione” all’ascolto ed all’azione.
Lascerà quella terra, quella regione, per proteggere e custodire.
Il “sogno” di un uomo che “ascolta” e “agisce”, che “parte”.
Un sogno che è fatto di passi e di azioni, senza esitazioni, senza troppi “perché”, senza l’ansia del “dove”, senza i “ma” ed i “se”.
Un sogno di un uomo che “non teme”.
Un sogno di un padre, di una madre, di un figlio… il sogno nella storia.
Un sogno d’amore in una famiglia.
Un sogno d’amore che ha una “fuga” per “proteggere”.
Un “viaggio” per “mettere in salvo” la vita appena nata…
Incarnazione e minaccia.
Una “fuga”: anachoréo è il verbo che viene utilizzato dall’evangelista Matteo.
Ci sono stati i Magi… ma anche loro si sono “allontanati”… ed ora la miglia è costretta “ad andarsene”.
Lontano, in Egitto. Una “andata” in un “paese straniero”, non per “scappare”, ma per essere “responsabile”.
E Giuseppe “andrà” con quella sua famiglia, per responsabilità e coraggio, non per “fuggire” da un luogo in modo pavido, ma per “mettere in salvo”.
Una “fuga” che nasce da un “sogno”, da un “atto di fede”, da un nuovo “affidarsi”, come qualche mese prima… prendi con te… non temere…Maria sarà la tua famiglia con quel bambino “Dio con noi”.
Vai… con quel “Dio con noi” a te affidato.
Tornerai… dall’Egitto in Israele… un ritorno…
“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto”
“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele”.
Una sposa, una madre ed un bambino da “accompagnare”, un “atto di obbedienza” da eseguire.
Risuonano in questa pagina gli altri “Alzati” della storia di Israele… dal tuo paese… dalla casa di tuo padre…dal faraone…
Giuseppe uomo “giusto” salva la sua “famiglia” e salva l’ “umanità”.
Un “salvato” per salvare.
Non possiamo non scorgere anche il parallelo con il  ritorno del libro dell’Esodo dove la figura di Mosè appare nella sua immagine di “salvato” per “trarre in terra” il suo popolo.
“Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno”.
Un altro sogno.
Un altro angelo.
Un altro messaggio.
Un’altra partenza.
“Secondo le Scritture”.
L’evangelista Matteo ha una particolare attenzione a questo aspetto: da quella terra dalla quale il popolo ebraico è stato “liberato”, a quella terra in cui il Figlio di Dio viene “protetto”.
“Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.
Traduzione del testo ebraico di Osea (11,1).
San Matteo si richiama all’Esodo, e indicherà nell’esilio di Gesù quella profezia.
E Dio lo “richiamerà” per mezzo di un angelo: ritorno a Nazaret.
La “volontà di Dio” e la bellezza della sua “comprensione”.
Famiglia di Betlemme, famiglia di Egitto, famiglia di Nazaret.
La famiglia, in quella casa di Nazaret “è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare” ( San Papa  Paolo VI, Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964).
Famiglia “nella storia”.
E Giuseppe è l’uomo che si affida e comprende, si fida e ritorna, per portare quel figlio e farlo crescere, per insegnargli “un mestiere”, per “vedere” la sua sapienza e al sua grazia.
Nazaret: una città “sconosciuta” nell’Antico Testamento, che diventa la “terra” dell’attesa, della crescita, della predicazione del Figlio di Dio.
“Verrà mai qualcosa di buono da Nazaret?”
Sì, verrà il Cristo, il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Dio con noi.
Il “piano di Dio” da Nazaret per il mondo.
Il “piano di Dio” in quel “padre” e in quella “madre”, onorati e rispettati da quel Figlio (prima lettura).Umiltà e fedeltà al “piano di Dio”, apertura del cuore che genera comportamenti giusti e retti.
Il “servizio” al disegno di Dio nel silenzio e nella fedeltà, quelli che meritano “onore” e “benedizione”: fiducia, accettazione, umiltà, pazienza…la fede dei “padri”.
Di padre in figlio…
“Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre”.
La “sapienza” della fede di generazione in generazione.
Il “comportamento” dell’uomo che ama Dio.
E Dio non dimentica: “L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa”.
Come un “sacrificio al tempio” offerto a Dio.
Il “sacrificio” che insegna l’amore.
Essere genitori è imparare ad amare ed insegnare ad amare ai figli.
Essere figli è apprendere ad amare ed esercitare l’amore verso chi mi ha insegnato ad amare.
Figli e genitori, Padre e figli, fratelli e sorelle… la famiglia dell’amore.
E se Antico Testamento i valori della famiglia erano la pace, l’abbondanza di beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa come segni della “benedizione del Signore”, la legge dell’obbedienza vissuta per onorare Dio nei genitori, san Paolo (seconda lettura) dirà: “scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!”
Conformatevi a Cristo.
La parola di Cristo “abiti” in voi,  tra voi e nella vostra casa.
A Colossi, quella piccola cittadina che si trovava nella regione della Caria, nella zona sud-ovest dell’attuale Turchia, san Paolo riserva un messaggio che attraversa i secoli: “indossate” quei comportamenti “degni” dei battezzati, quella “veste candida” che vi contraddistinguerà.
Siate “famiglia”.
Siate Chiesa-famiglia.
Agape e Shalom.
Lodate Dio con la vostra vita, come se tutta la vostra vita, familiare e personale, sia una “eterna Eucaristia”. Nella quotidianità dei figli con il Padre, dei figli con i fratelli, delle madri con i padri, delle spose con i mariti.
“Come conviene” (siate sottomesse come conviene a chi crede, con la luce della fede).
E “conviene” guardare alla “famiglia di Nazaret” esempio di preghiera, di umiltà, di unione, di responsabilità.
Ri-vestiamoci  (cfr. Col3,12) dell’amore, perché l’ “abito non fa il monaco”, ma l’Amore fa il Battezzato.
Ri-vestiamoci: una boutique con abiti “su misura” ma di “taglia unica”: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione reciproca e perdono.
E “l’armonia familiare” abiterà nelle nostre famiglie e nella nostra famiglia- Chiesa.
 
 

PAROLA DI DIO – “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia”

Is 9, 1-3. 5-6
Dal Libro del Profeta Isaia
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Sal. 95
RIT: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
  RIT: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
  RIT: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.
  RIT: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.
  RIT: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Tt 2, 11-14
Dalla lettera di san Paolo Apostolo a Tito.
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Lc 2, 1-14
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Il brano (prima lettura) è tratto dal libro dell’Emmanuele (Isaia capitoli 7-12), nel contesto della guerra Siro-Efraimita; la Siria con Israele dichiarano guerra a Giuda per farselo alleato contro l’Assiria che è alle porte, ma il re Acaz preferisce fare direttamente alleanza con l’Assiria, che è più forte. Isaia invita a rifiutare ogni alleanza,  perché la vera potenza sta nella fede in Dio, l’unico che  mantiene fede alle promesse come indicato nel secondo libro di Samuele: Natan dirà a Davide che da lui nascerà una “discendenza perenne”, un regno che “non verrà mai meno”.
Una promessa che Israele  non dimentica, che “scolpisce” nel cuore .
Isaia lo dirà chiaramente: nascerà un bambino e sarà “l’Emmanuele, il Dio con noi”.
E sgorgherà un “oracolo” di gioia: quelle “tenebre saranno squarciate dalla luce”…
Quel popolo  (tribù di Zabulon e Neftali) che vive il momento drammatico di paura, di buio, di “notte” nella fede, di annientamento della speranza… Dio ci ha abbandonato?
Stiamo “brancolando”… in quel buio che ci avvolge, in quei giorni di “tenebra”… ma Isaia “vede” al futuro di quel “bambino” una “alba nuova che sorge all’orizzonte”.
Una “luce”.
Quella “luce” che aveva “dato vita”, che aveva “illuminato” quelle tenebre e quell’abisso (cfr. Gen1,1) nuovamente risplende: nuova “creazione”.
Luce che porta gioia, come quando “si miete” e si “divide la preda” (ricordiamo la pratica indicata nel libro del Levitico della festa: per 7 giorni consecutivi al termine della mietitura e a seguito della battuta fruttuosa di caccia, la gioia della condivisione), che è portatrice di letizia.
 “ Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”.
Quale grande speranza!
Un verbo passivo “ci è stato dato” perché nella Bibbia ogni volta che si incontra un passivo, si sottintende che l’autore è Dio.
Dio  dona un Figlio.
L’Incarnazione del Figlio di Dio.
L’Incarnazione di Dio.
Dio con noi, Dio per noi.
Anche se Isaia sta facendo il discorso di “intronizzazione” di Ezechia, come si usava in tutto il mondo antico emergono le 4 “qualità divine”:  “Consigliere ammirabile” qualità per quella  “politica interna”; “saggezza” come Salomone, con grandi decisioni di giustizia; “Dio potente”, con la sua  funzione politica estera e militare, capace di portare a termine di suoi progetti; “Padre per sempre”, un “padre della patria” con una paternità “eterna”, a servizio del suo popolo, Padre che “avrà cura”;  “Principe della pace”, “shalom” come vera realizzazione  della speranza. Non un “signore”, ma unico e vero Dio.
La “luce” che squarcia le tenebre, che libera dalla terra tenebrosa, che porta gioia e letizia.
La speranza che “abita” un bambino “abiterà” il mondo.
Dalla “semplicità, fragilità, piccolezza, umiltà…”  della profezia di Isaia, l’azione di Dio nella storia.
Il Messia. Dio con noi, l’atteso…
Gioia “moltiplicata”, letizia “aumentata”…
Luce che accompagna il “bacio” di giustizia e pace.
Con lo “zelo” (parola che in ebraico è usata per indicare la “gelosia” come amore ardente ed appassionato) che contraddistingue  il grande Amore di Dio. Amore che è dono di pace, di giustizia,  che di libertà, di luce di cui il Messia è portatore.
E il Messia è quel Bambino della “stirpe di Davide”… (Vangelo), che inizierà quel “regno” promesso, che sarà “Via, Verità e Vita”.
“Un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”…”Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
Dio “entra” nella vita attraverso una “mangiatoia”.
Dio “entra” nella storia dell’uomo “camminando”, in quel grembo di Maria, fatto di tanti passi… prima da Elisabetta, poi il ritorno e nuovamente in “viaggio”: Madre di vita e di passi…
Un Dio “incamminato” e “deposto”…
Un Dio “presente” ed “operante”. Un Dio “rispettoso” tanto da “entrare in quei “registri” dell’impero romano…
Un Dio che “sale” in Giudea dopo essere “disceso” nel grembo…
Un Dio “portato” che “porta”.
Un Dio “avvolto” e “deposto”… dalla Madre…
Da quella stessa madre a cui è consegnato, tolto da un legno, perché sia nuovamente “avvolto e deposto”.
Un Dio che si “posa” dentro quel  Katàlyma che racchiude il mondo, per portarvi il “cielo”, per “diventare pane” (quella “stanza al piano superiore”).
Un Dio che sarà “visitato” da quei “pastori che “vegliavano le veglie” (“pernottavano tutta la notte all’aperto facendo la guardia al loro gregge”), per insegnare la “vigilanza”, per indicare la “felicità”, per portare la “beatitudine”.
Un Dio Presente che “avvolge” della sua presenza tutti coloro che sono lì, quella notte…
Tutti gli “uomini che egli ama”…
Tutti.
La sua gloria “avvolge”, permea, non è solo lì, è “dentro”.
L’annuncio per il mondo: “grande gioia, che sarà di tutto il popolo”.
La gioia e la grazia.
Dio ha “linguaggio di gioia”, ha “linguaggio di luce”, ha “linguaggio d’Amore”.
La gioia della “possibilità” del cielo.
La gioia in cammino: “vi annuncio una grande gioia”… non potete trattenerla, dove a vostra volta diffonderla… la gioia di Gesù va “diffusa”, va “annunciata”, chiede di “essere portata”…
La gioia che “mette in cammino”.
I “camminatori” della gioia del Vangelo: Maria,Giuseppe, i pastori, gli angeli… tutti in quel Katàlyma, tutti “incamminati” da quel Bambino, per quel Bambino…
Gli incamminati camminatori, instancabili portatori del “Vangelo”, della “notizia gioiosa”.
Non sdraiati, accontentati, fermi, statici… camminatori…
E i camminatori, “non temono”. La gioia allontana le incertezze, scaccia le paure, soverchia le incertezze… la gioia “cresce”, “si moltiplica”… produce passi, produce cammini, produce fede…
Il dono che “illumina” e “rischiara”, che “immerge” perché “avvolgente”.
“Oggi”, “semeron”: è giunto il “tempo di Dio”.
Oggi… per tutti e per ciascuno.
L’ “oggi” di Dio.
La storia di Dio.
L’ “oggi” di Cristo, del Salvatore, del Signore.
“E’ nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.
L’oggi di Gesù del “Dio con noi” in quella mangiatoia, su quella croce, deposto in quel sepolcro…
L’oggi da accogliere e testimoniare.
L’oggi del cielo e della terra, della pace e degli uomini “amati”.
L’oggi dell’Amore di Dio.
L’oggi di cui san Paolo (seconda lettura) dirà: “nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù, Cristo”. La manifestazione della grazia di Dio. La grazia nell’oggi, che ci  chiede di vivere nella speranza, in quell’attesa gioiosa, in quella promessa di felicità negli “avvenimenti futuri”: la manifestazione della gloria di Gesù Cristo che è Dio e salvatore.
Nella lettera a Tito, san Paolo ha parole di conforto e di sollecito sia per i “ministri” che per i “laici”, prodigandosi in consigli per atteggiamenti  “pieni di zelo per le buone opere”.
Nella sua lettera a Tito l’ “apostolo delle genti” parla ai giovani, ai ministri, agli anziani, ai sacerdoti… ed invita alla “prudenza”, alla “irreprensibilità” perché la Parola di Dio non venga screditata, alla “sobrietà”.
Allora quell’ “oggi” sia per noi…: Dio “ha dato se stesso per noi” e noi rischiamo di “dimenticarlo”, lui il Dio Incarnato, troppo spesso viene “incartato” nelle nostre paure, nei nostri opportunismi, nelle nostre   ambiguità, nei nostri egoismi, nelle nostre sicurezze egocentriche…
Quella luce diradi le “tenebre” che ancora avvolgono il nostro cuore “piccolo”, che non sa “andare oltre”, che non sa “guardare l’altro”, che non conosce l’umiltà dei pastori, la gioia condivisa, la bellezza del grano a maturazione e lo confonde ancora con la zizzania…
Quella gioia “pervada” e “adombri” la nostra vita, per farci “pellegrini di speranza”, per illuminare le nostre vite intorpidite dalla tranquillità di una “fede comoda” che si “accontenta” e che non viene “condivisa”.
Entriamo nel Mistero dell’annuncio della grazia e facciamoci “camminatori senza indugio”, non per percorrere strade “sicure”, ma per essere “incamminati” nelle pieghe dell’esistenza verso i fratelli, perché solo muovendo i passi verso gli altri, avanzeremo verso l’Altro.

IVREA – Il 13 gennaio sciopero e manifestazione per il futuro dei lavoratori di Konecta

La Città metropolitana di Torino è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Konecta e delle Amministrazioni del territorio interessato da questa crisi occupazionale: Konecta ad inizio dicembre durante la presentazione del piano industriale aveva  manifestato l’intenzione di accorpare le sedi di Asti e Ivrea a Torino con il conseguente trasferimento forzato per oltre 1100 lavoratori, di cui 700 dalla sede di Ivrea.
L’impegno di Città metropolitana di Torino è stato ribadito oggi dalla consigliera metropolitana delegata allo sviluppo economico Sonia Cambursano intervenendo ad Ivrea nella sede delle Officine H alla riunione convocata dal sindaco di Ivrea Matteo Chiantore con le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, insieme alle Rsu delle sedi di Asti, Ivrea e Torino ed i rappresentanti degli Enti pubblici e le istituzioni.
” I nostri Comuni – ha detto Sonia Cambursano – sono in prima linea, perché le ricadute sociali della perdita di lavoro rappresentano un problema enorme per il territorio. La nostra presenza martedì 13 gennaio – giorno di sciopero – alla manifestazione davanti al Consiglio regionale del Piemonte vuole rappresentare una vicinanza fisica e concreta a tutti i presìdi cosi come a tutti i tavoli di coordinamento interistituzionale”.
” Ci dobbiamo interrogare come amministratori pubblici ed intervenire sul problema dei territori che si impoveriscono, valutare se e come si possano portare commesse come Amministrazioni locali, oltre ad avanzare forti richieste di investimenti per formare i lavoratori alle nuove tecnologie”.

Caricamento