(di Graziella Cortese)
L’anno scorso si è parlato di un periodo davvero difficile per il cinema italiano; in realtà esistono molti professionisti preparati e ottimi tentativi per creare nuove idee e progetti, anche se si ricade spesso nel medesimo errore: un pensiero originale che però si perde in una sceneggiatura tortuosa e sottomessa ai luoghi comuni.
Anche il film di questa settimana risente di queste fragilità, benché gli spunti per riflettere sulla contemporaneità siano molti. Carlo e Giulia si vogliono bene e sono sposati da qualche tempo, hanno tre figli e trascorrono le giornate con differenti responsabilità: lei è mamma a tempo pieno che ha rinunciato alla carriera per accudire la famiglia; lui è responsabile delle risorse umane in una grande azienda di distribuzione alimentare: è un padre molto impegnato e spesso assente.
La sorpresa sopraggiunge quando Giulia decide di prendersi un periodo di “sospensione” e parte per Cuba per dieci lunghi giorni in compagnia della zia Caterina. Ce la farà il protagonista a resistere alla sua turbolenta famigliola? Camilla ha 13 anni e sta attraversando il momento critico della trasformazione adolescenziale rendendo il suo carattere quasi insopportabile, mentre Tito, il secondogenito, è un bimbo di 10 anni piuttosto vivace e ingegnoso… poi rimane la piccola Bianca di due anni, che non parla ancora ma imparerà presto a dire papà.
Il personaggio di De Luigi (sempre bravo nell’interpretazione comica, anche se alcune situazioni sono decisamente esagerate) non è cinico, e non rappresenta l’uomo immerso nel lavoro fino al collo: si tratta piuttosto di una persona che ha sottovalutato alcune mansioni che si ritenevano tradizionalmente femminili, ed è spiazzato dai nuovi e vitali impegni.
Un esame divertente delle nostre esistenze costruite con i mattoncini della Lego.