Il Canavese è un territorio con un importante sistema fluviale: oltre al Po che ne costituisce un confine naturale, vi sono la Dora Baltea, il Chiusella, il Soana, l’Orco, il Malone e una fitta rete di torrenti. Tale sistema, caratterizzato da significativi dislivelli, è stato sfruttato, fin dai tempi antichi, per l’irrigazione dei terreni e per la produzione di forza motrice. Tra le opere idrauliche, va menzionato il Canale di Caluso (si veda “Il Risveglio Popolare” del 15 giugno 2023) che assunse un ruolo rilevante nello scenario agricolo del territorio, così come nell’alimentazione di numerose centraline idroelettriche disseminate lungo il suo corso.

Ma a partire dalla fine dell’Ottocento, fu necessario garantire una cospicua produzione di energia elettrica, necessaria per lo sviluppo delle industrie e per garantire l’illuminazione pubblica e privata. Fu così che iniziarono a sorgere diversi impianti di produzione e, dopo la fine del primo conflitto mondiale, fu costruita una delle opere ingegneristiche più rilevanti del territorio Canavesano: l’impianto di Mazzè Villareggia che fu progettato con un duplice scopo: irrigare le zone agricole circostanti, non servite dai canali a discesa naturale poiché situati a livelli troppo bassi, e produrre energia idroelettrica, sfruttando il salto di acqua ottenuto attraverso lo sbarramento sul fiume.

I canali irrigui derivati dalla Dora Baltea erano il Naviglio di Ivrea, a 224 metri di quota, il Canale del Rotto, derivato ad una quota di 196 metri, e il Canale di Cigliano (poi Depretis), derivato ad una quota di 203 metri. Nel 1876, il Consorzio Irriguo di Cigliano attuò il sollevamento meccanico di una parte dell’acqua del Naviglio di Ivrea fino al Canale consorziale di Cigliano, ad una quota di 245 metri. Ma ciò esaurì la possibilità di sfruttare ulteriormente le acque del Naviglio e pertanto non restò che derivare quelle della Dora Baltea che scorrevano ad una altitudine inferiore rispetto ai terreni circostanti e che, se sollevate di circa 60 metri attraverso un sistema di pompaggio, avrebbero alimentato i canali irrigui delle terre alte circostanti.

I fautori del progetto furono il Consorzio irriguo di Villareggia, costituito nel 1910 e che comprendeva anche i comuni di Moncri-vello, Cigliano, Maglione, Borgo d’Ale, Alice Castello e Cavaglià, e la Società Anonima per Impianti idroelettrici e di irrigazione Baltea che, il 2 settembre 1919, presentarono la do-manda di concessione per la derivazione delle acque e il progetto della diga e della centrale, elaborato da Giuseppe e Giovanni Tartaglia, da Italo Bertoglio e, per le strutture in cemento armato, da Alberto Pozzo.

Approvato il progetto e iniziati i lavori nel gennaio del 1921, il 29 dicembre 1922 i rappresentanti degli enti sottoscrissero il disciplinare di concessione ed il 20 agosto 1923 fu emanato il decreto di concessione. La struttura era costituita da una traversa portante in cemento armato su cui poggiavano l’edificio di presa, a 5 campate e dotato di 10 paratoie mobili, e l’edificio centrale che comprendeva la sala macchine (turbine, pompe e alternatori), la sala comandi delle paratoie e diversi locali tecnici e ausiliari. Nella parte inferiore era collocato il collettore che alimentava le due condotte forzate necessarie per il sollevamento delle acque, una verso l’altopiano di Villareggia e l’altra verso la parte alta di Mazzè.

La messa in carico dell’impianto avvenne il 1° dicembre 1922. Il 28 maggio 1923 una piena della Dora allagò i terreni posti a monte dello sbarramento. I proprietari dei terreni, ritenendo che la responsabilità fosse da imputare al rigurgito creato dalla diga, chiesero la corresponsione di indennizzi. Il 26 giugno 1924 iniziò il regolare servizio di sollevamento e di distribuzione dell’acqua irrigua ai comuni del comprensorio.

Ma nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1924, un’improvvisa piena della Dora Bal-tea, causata da imponenti piogge, impattò duramente contro le strutture in ce-mento armato dell’impianto; gli operai non furono in grado di far defluire le acque, in quanto le paratoie rimasero bloccate a causa di un guasto dell’impianto di sollevamento, e queste aggirarono l’edificio della centrale facendo crollare un muraglione (si veda “Il Risveglio Popolare” del 14 settembre 2023). Perirono il direttore dell’impianto ed il capocentrale.

Dopo il disastro, furono avviati i lavori di ristrutturazione su progetto dell’Ingegner Euclide Silvestri, docente di Idraulica al Politecnico di Torino; le opere, completate nel 1928, videro importanti migliorie alla struttura, tra cui la costruzione di uno scaricatore sul lato della centrale danneggiato dalla piena, diviso in 5 campate dotate di paratoie mobili; inoltre, furono sostituite alcune paratoie e rafforzate le strutture in cemento armato. Ma la situazione finanziaria dei due enti coinvolti divenne insostenibile.

La Baltea fu posta in liquidazione l’8 febbraio 1925; il Ministero dell’Economia Nazionale sciolse, con Decreto del 2 giugno 1927, l’amministrazione del Consorzio e nominò un commissario straordinario che curò, al termine dei lavori, la ripresa del servizio irriguo.

Il 29 marzo 1929 il Ministero dell’Economia Nazionale affidò l’impianto alla Cassa di Risparmio di Torino ed essa costituì, il 30 marzo 1929, la Società Impresa d’acqua di Mazzè al fine di garantirne l’esercizio. Dal 1° gennaio 1941, l’intero complesso fu ceduto gratuitamente al Demanio dello Stato che ne affidò la gestione alla Società Anonima Nazionale Cogne che costituì la Gestione Autonoma degli Impianti demaniali idroelettrici di irrigazione e di bonifica di Mazzè Canavese al fine di curare l’esercizio dell’impianto e la distribuzione dell’acqua fino al 1978, quando la Regione Piemonte subentrò nella titolarità della struttura.

Nel 1993, la gestione fu affidata alla Coutenza Canali Cavour e, per il tramite di essa, all’Associazione irrigazione Est Sesia che fece partire i lavori di ammodernamento che si sono conclusi nel giugno 2023.