Le ragioni dell’impegno presentate dai vescovi di Torino e di Asti.

(Chiara Genisio)

AGD – Musica, teatro, cinema incontri, tante iniziative e spunti di riflessione per vivere la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato edizione 2020 che si celebra il 27 Settembre.

Quest’anno si svolge in Piemonte, una terra in cui vivono persone di 172 nazionalità differenti. Una regione dove  operano 52mila imprenditori stranieri e vi  abitano quasi in  450mila immigrati.

La Giornata nata per ricordare il fenomeno degli italiani emigrati ora è diventata mondiale, ed è l’occasione per riflettere oltre che sull’immigrazione e sui rifugiati anche  sulla situazione degli sfollati che sono circa 50milioni nel mondo.

Il calendario con tutti gli eventi che si svolgono tra Torino, Ivrea, Casale Monferrato, è stato presentato mercoledì mattina.

L’Arcivescovo Cesare Nosiglia ha ribadito che “far leva sull’allarmismo e sull’invasione, come già è avvenuto in passato, non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegato al Coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone, ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni”.

Ha poi aggiunto: “Non è che non manchino i problemi, ma affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in se stessi. La presenza di tanti immigrati nel nostro Paese   è una risorsa positiva che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti>. Parlare di migranti  e rifugiati  è divisivo, anche nei termini. ”

“Mi piacerebbe – ha sottolineato mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti e delegato per i vescovi piemontesi della pastorale Migranti – un cambiamento di vocabolario”.

Un cambiamento che passa anche attraverso l’azione costante del coordinamento regionale degli uffici Migrantes delle Diocesi del Piemonte e della Valle d’Aosta. Per celebrare la Giornata hanno scelto di condividere alcuni spunti di confronto e richieste.

“Non possiamo – affermano – dimenticare che anche in Italia ci sono degli sfollati che ancora attendono che le promesse di cura diventino fatti concreti; pensiamo, ad esempio, alle persone sfollate e ancora in abitazioni precarie nelle zone terremotate”. Richiamano l’attenzione sugli invisibili e i precari, perché escano da condizioni che li espongono a ricatti, sfruttamento ed emarginazione sociale.

“Quest’anno la pandemia ci ha fatto scoprire tante persone invisibili” ha ricordato Prastaro. Gli operatori della Migrantes  auspicano una nuova politica sociale e del lavoro,  evidenziano che “riconosciamo i migranti solo quando ne abbiamo estrema necessità, sicuramente non spinti da un sentimento di giustizia sociale”.

Chiedono quindi il il superamento dei Decreti sicurezza ancora in vigore. Ritengono che sia urgente  il riconoscimento della cittadinanza almeno a chi è nato o è arrivato da giovane in Italia.

Infine invitano a riflettere chi ha la responsabilità politica sul futuro del  Paese sul calo demografico e sul fatto che  l’Italia non è più un paese attrattivo per i grandi investitori stranieri, ma anche per quei cinque milioni e mezzo di immigrati che qui hanno investito tutto e che oggi, in molti casi, hanno l’impressione di aver fatto un investimento sbagliato.

La Messa celebrata il 27 settembre dall’Arcivescovo di Torino Nosiglia sarà trasmessa in diretta dal Duomo  su Rai1.