(Graziella Cortese)
Di testimoni diretti della prima guerra mondiale non ce ne sono più, occorre quindi affidarsi ai libri di storia e ai racconti tramandati dai nostri nonni: ha scelto questa strada il regista Sam Mendes, che si è ispirato alle vicende narrate dal nonno Alfred Hubert, all’epoca arruolato nel reggimento dei fucilieri dell’Esercito britannico e combattente sul fronte francese.
6 aprile 1917, i primi anni del conflitto hanno visto l’avanzata dell’esercito tedesco verso il Belgio. Nel nord della Francia, durante i combattimenti, Tom Blake e William Schofield, due giovani caporali inglesi vengono chiamati a rapporto: il generale Enrimore conferisce loro un incarico urgente e delicato, dovranno superare la linea nemica, la cosiddetta “Terra di Nessuno”, e consegnare un dispaccio al colonnello Mackenzie per fermare l’attacco contro i tedeschi che hanno preparato una trappola mortale; si tratta di salvare la vita a 1600 soldati, tra cui il fratello dello stesso Blake.
La pericolosa missione ha inizio, di un soldato sappiamo tutto e dell’altro nulla, ma seguiremo con apprensione la loro corsa contro il tempo.
La pellicola è stata girata come un unico piano sequenza (esiste solo lo stacco al buio quando il protagonista Schofield perde i sensi), la durata è quindi in tempo reale: la cinepresa segue passo passo gli attori, si va sempre avanti, non si torna indietro. Questo tipo di tecnica cinematografica ha richiesto un lungo e minuzioso lavoro di preparazione, con un risultato sorprendente e trascinante, anche se a tratti si perde la verosimiglianza e pare di entrare in un video-game.
In mezzo al bosco si sente una canzone inglese lontana, “Il viandante straniero”, intonata da un soldato in piedi… ci ricorda l’ultimo film di Olmi, “Torneranno i prati”, e la stessa terribile guerra di fango e trincea vissuta anche sul fronte italiano.