(Graziella Cortese)
È sbarcato sulla laguna veneziana del Festival del cinema questo originale film, che ha per regista il fumettista Igort, pseudonimo di Igor Tuveri. L’autore ha deciso di mettere in scena la più celebre delle sue graphic novel, “5 è il numero perfetto”, cercando di trasportare sullo schermo l’atmosfera irreale delle tavole disegnate.
Siamo negli anni ’70. Delle tante visioni di Napoli questa è la più singolare: la città partenopea è quasi deserta, notturna, nebbiosa e poi… piove sempre.
Peppino Lo Cicero è un guappo, un sicario camorrista di second’ordine ormai in pensione: la sua vita è stata costellata di crimini e azioni violente, ma ora spera di trasmettere il suo “mestiere” e la sua esperienza al figlio Nino, di cui è molto orgoglioso; l’affetto che nutre per lui mantiene vivo il ricordo della moglie defunta. Quando il giovane, durante una missione, cade in trappola e viene ucciso, Peppino intraprende una terribile guerra senza quartiere contro le famiglie della malavita locale. Accorre in suo aiuto il fido compagno Totò il macellaio e, tra sparatorie fulminee e inseguimenti avventurosi, compare anche un’antica fiamma Rita ‘a maestrina, che forse condurrà il protagonista a rivedere alcuni ideali e a una sorta di redenzione.
La ricostruzione d’epoca è molto accurata fin nel minimo dettaglio e le luci della fotografia sono particolarmente suggestive: se ne è occupato il belga Nicolaj Bruel, che ha già lavorato in “Dogman”, e che ha optato per i colori saturi di una realtà stilizzata. Toni Servillo è padrone della scena e ha un naso tagliato con l’accetta (probabilmente in omaggio a Dick Tracy e al mondo dei fumetti).
Lo spettatore vedrà alternare l’ironia di una realtà artefatta tra un caffè e un omicidio efferato e scoprirà dai racconti di Peppino perchè il numero perfetto è il cinque e non il tre.