FOGLIZZO – Con il contributo straordinario dell’8xmille alla Chiesa Cattolica stanziato ed erogato direttamente dalla CEI, è stato effettuato il restauro e il risanamento conservativo della facciata della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena di Foglizzo. Della progettazione dei lavori, della direzione e del coordinamento si è occupato l’architetto Alberto Beata di Ivrea, l’esecuzione è stata condotta dall’impresa edile di Massimo Dughera di Chivasso.

Due note di storia. La prima notizia di questo luogo di culto risale al 1238: in quell’anno la chiesa di Foglizzo venne affidata al monastero di Sant’Egidio di Verrès, che provvide ad inviare propri religiosi. Nel 1329 la chiesa si trovava in buone condizioni. Accanto alla costruzione, gotica, a tre navate, dalla facciata rivolta ad oriente e dal campanile di poco elevato sopra il tetto, tra il 1649 e il 1661 fu realizzata la cappella della Confraternita del Corpo del Signore. Nella prima metà del Settecento, il complesso architettonico subì una profonda trasformazione. Demolito il campanile, in precarie condizioni di stabilità, si pose mano all’erezione dell’odierna alta torre campanaria: i lavori cominciarono nell’autunno del 1723 e durarono fino al 1728. Il 21 maggio 1739, venne decisa l’edificazione di un’altra chiesa, più ampia, sul medesimo sito, che potesse accogliere la popolazione. I lavori durarono dal 1741 al 1746.

La fase attuale. L’architetto Alberto Beata ha effettuato i sopralluoghi per definire lo stato di degrado dell’edificio, tenendo in conto che una attenta progettazione del restauro era da inquadrarsi anche in una razionale gestione dell’importante patrimonio storico-paesistico di Foglizzo, perché, oltre a risolvere problematiche contingenti e oggettive, avrebbe dovuto contribuire a migliorare l’aspetto qualitativo dei luoghi. Se le condizioni della costruzione erano da ritenersi buone, senza gravi problemi statici, si presentava invece necessario il restauro della facciata, che rivelava non poche problematiche: erosione della malta di allettamento tra i vari corsi di muratura e disgregamento di alcuni mattoni, fenomeni di umidità, presenza di stuccature cementizie eseguite in passato, distacchi di intonaco dal cornicione e dalle colonne, presenza di microrganismi biodeteriogeni, muffe e vegetazione infestante, lacune nei capitelli e nei giunti tra le lastre di pietra della scalinata di accesso e fenomeni di degrado della faldaleria.

L’intervento doveva essere effettuato con urgenza, sapendo che avrebbe determinato anche una qualificazione ambientale, accrescendo il valore collettivo del luogo. Tra le altre cose, i lavori hanno contemplato la pulizia con spazzole di saggina, acqua colata e detergenti, il trattamento biocida, l’integrazione di mattoni con malta di calce idraulicizzata al cocciopesto e frammenti di mattoni tipo cuci-scuci, la stilatura dei giunti con malta di calce idraulica e l’applicazione di protettivo, il risanamento o l’asportazione degli intonaci compromessi dal fenomeno di risalita capillare o da infiltrazioni, la velatura a calce, la pulizia degli elementi in pietra gradinata e in ferro, il restauro di pinnacoli, capitelli e decori e il restauro dell’affresco.

La facciata della chiesa parrocchiale di Foglizzo è tornata così a splendere presentandosi con i caratteri tipologici e architettonici tipici del Barocco Piemontese. Il movimento sinuoso, dolce, armonioso e preciso rappresenta un esempio tipico ed esemplare di quello stile.

L’architetto Bernardo Vittone realizzò dal 1741 una chiesa che si può paragonare ad una grande scenografia in movimento, con spazi e volumi che cambiano visuale, luce e colore al cambiare della prospettiva della persona che si muove all’interno degli ambienti. Vi è il massimo raggiungimento di tutti i canoni stilistici, architettonici, prospettici e di giochi di luce del Barocco, tornati a brillare grazie al contributo 8xmille alla Chiesa Cattolica.

c.m.z.