Tenuta Roletto
Risvegliopopolare.it

domenica 24 Novembre 2024

Reale mutua

I lavori si sono tenuti in San Paolo fuori le mura, dal 15 al 17 novembre

ROMA - Il racconto della Prima Assemblea Sinodale - Basilica  gremita, in un setting che aveva il sapore della condivisione - Riattivare la Pentecoste per tutti” -

Non per “cambiare il linguaggio”, ma per avviare un serio discernimento pastorale condiviso ed integrale

(elisabetta acide) – Con la lettura del messaggio del Santo Padre, si è aperta l’altro...

L' "appello" rivolto ai defunti della due guerre ed ai partigiani partiti dal paese, richiamo severo a non dissipare il valore della pace, dono di Dio affidato agli uomini -

CUCEGLIO - Quella "Sveglia" che ricorda il legame, oltre la materia, dei giovani cucegliesi al fronte, nella Prima Guerra Mondiale - Quei ragazzi chiamati ad una prova drammatica ed esigente, proprio in coincidenza con l'Armistizio di Villa Giusti udirono una suadente melodia, presagio di pace e del ritorno a casa - VIDEO E GALLERY

Tradizione unica nel panorama non soltanto diocesano, suscita una sempre viva e sincera partecipazione di popolo - 

(f.c.) – Che differenza ci sia tra il semplice “abitare” in uno stesso posto e, invece, “essere” una comunità, l’hanno dimostrato, particolarmente oggi, i cittadini di Cuceglio, dando anche quest’anno vita nuova alla...

Oggi, domenica 17 novembre, si è rinnovata una tradizione sempre viva nel cuore della gente

IVREA - La Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Torino torna in Diocesi per celebrare la Giornata del Ringraziamento - Grande partecipazione di Coltivatori in Cattedrale - All'Offertorio, la presentazione del frutto del lavoro nei campi - IL VIDEO e la GALLERY

Integrali nel filmato: la preghiera del Campagnino e gli indirizzi di saluto delle Autorità Civili e dei Dirigenti della Federazione - 

(ferdinando zorzi) – Una giornata di ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro: questa mattina, domenica 17 novembre, XXXIII del Tempo Ordinario, la Coldiretti provinciale ha partecipato alla Santa Messa...

Giorni di fraternità, riflessione, programmi per il futuro

CASTELLAMONTE / BIELLA - La visita canonica di Sr. Margherita Moreno Blanco, Madre Generale delle Suore Missionarie Guadalupane di Orizaba - Occasione per conoscere meglio una Congregazione presente anche a Castellamonte ed a Biella - Ne parlano Don Angelo Bianchi, Mons. Roberto Farinella e le Consorelle - IN VIDEO per i nostri Lettori - 

Hanno da poco festeggiato i 75 anni dalla fondazione della loro Congregazione, coraggiosamente istituita, nelle difficili condizioni del Messico martoriato dall'oppressione anticristiana, dalla Madre Maria Angelica Perez Miruelo 

Hanno da poco festeggiato i 75 anni dalla fondazione della loro Congregazione, le Sorelle (le ascolteremo: hermanas) Missionarie Guadalupane di Orizaba. In quel 4 ottobre 1949, quando la Madre fondatrice Maria Angelica Perez...

Il sabato precedente la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio

OROPA - Anche quest'anno si è vissuto il rito della pulizia della Sacra Effige della Madonna Nera - Tanti fedeli hanno accompagnato il lavoro degli addetti con preghiere e canti - Sul volto della Vergine e del Bambino non si è trovata polvere - 

Invocazione di grande attualità: ”Noi togliamo la polvere dalla tua statua, tu toglila dalla nostra vita”.

(giancarlo guidetti) – Anche in questo 2024, come ogni anno, si rivive ad Oropa il rito della pulizia della sacra effige della Madonna Nera. L’appuntamento è per il sabato che precede la festa della Presentazione di Gesù...

L'importanza delle castagne, frutto che da sempre ha segnato la vita di chi abita queste valli

LOCANA - Con "Castegne, Sapori e Tradizioni" l'Autunno si veste a festa per celebrare i valori autentici di una comunità solidale e coesa - Valorizzazione della propria cultura, divertimento, iniziative studiate per rendere protagonisti i bambini e le famiglie - Insomma, un successo -

Coinvolte tutte le fasce d'età, creando ponti tra generazioni - I residenti della Casa di Riposo Vernetti, infatti, hanno avuto un ruolo da protagonisti -

Il profumo amico delle castagne arrostite, il rumore delle foglie ingiallite e ormai cadute dai...

Da novembre 2024 a marzo 2025

RIVAROLO CANAVESE - Al via la Lectio Divina sul Capitolo 18 del Vangelo di Matteo - Il discorso sulla comunità dei discepoli - Ciclo di incontri predicati dal Vice Parroco Don Antonio Luca Parisi - Tutti sono invitati - Primo appuntamento venerdì 8 novembre, ore 20,45, Oratorio di San Michele - 

Lectio Divina che per sua “natura” è lettura e rilettura, è struttura e studio, è organizzazione del brano e dei suoi elementi, è analisi, è attenzione ai riferimenti, ma è anche molto altro -

(Elisabetta Acide) – Scelta interessante e significativa quella di don Antonio Luca Parisi,...

Una sintesi degli insegnamenti dettati nelle tre omelie di Mons. Gianmario Cuffia, Mons. Lorenzo Piretto, Don Massimo Ricca

VILLAREGGIA - Con la fiaccolata all'antica chiesetta dedicata a San Martino, si sono conclusi i tre giorni della festa patronale in onore del Santo Vescovo - La comunità guidata dal Parroco Don Alberto Carlevato protagonista di giorni intensi di preghiera, raccoglimento, condivisione, vita in comune - 

Ricordiamo che il Banco di Beneficenza per sostenere le attività dell’oratorio e della parrocchia, inaugurato domenica 11 novembre, sarà ancora aperto domenica 17 novembre -

(renato scotti) – Si è concluso lunedì 11 novembre, giorno della memoria liturgica, il triduo dei...

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IVREA - DON ARNALDO BIGIO RIVIVE IL PERCORSO CHE HA PORTATO ALLA LORO NASCITA E CRESCITA

Ospitalità, Solidarietà, Accoglienza

Le 3 “Case” in cui si sostanzia la carità della nostra diocesi

IVREA – Era il 12 ottobre 2007 e il titolo di apertura de Il Risveglio Popolare di allora...

SONO TANTE LE INIZIATIVE SOSTENUTE DALLA CHIESA CATTOLICA

"PELLEGRINI DI SPERANZA"

Adolescenti in primissimo piano verso il Giubileo

IVREA – Martedì 29 ottobre, presso l’Oratorio del Sacro Cuore ad Ivrea, il responsabile...

IVREA – “Questo è il Cuore che ha tanto amato” – Catechesi del Vescovo sulla “Dilexit nos” / 3

Anche oggi l’appuntamento settimanale che il Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, dedica alla catechesi diffusa in internet, ci invita a conoscere meglio l’Enciclica di Papa Francesco “Dilexit nos”.
(Leggi qui i precedenti con il rimando al testo integrale del documento).
***
“III.
QUESTO È IL CUORE CHE HA TANTO AMATO

La devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù. Ciò che contempliamo e adoriamo è Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore. In questo caso il cuore di carne è assunto come immagine o segno privilegiato del centro più intimo del Figlio incarnato e del suo amore insieme divino e umano, perché più di ogni altro membro del suo corpo è «l’indice naturale, ovvero il simbolo della sua immensa carità». [28]

L’adorazione di Cristo

È indispensabile sottolineare che ci relazioniamo con la Persona di Cristo, nell’amicizia e nell’adorazione, attratti dall’amore rappresentato nell’immagine del suo Cuore. Veneriamo tale immagine che lo rappresenta, ma l’adorazione è rivolta solo a Cristo vivo, nella sua divinità e in tutta la sua umanità, per lasciarci abbracciare dal suo amore umano e divino.
Al di là dell’immagine utilizzata, è certo che il Cuore vivo di Cristo – mai un’immagine – è oggetto di adorazione, perché è parte del suo corpo santissimo e risorto, inseparabile dal Figlio di Dio che lo ha assunto per sempre. È adorato in quanto «Cuore della Persona del Verbo, al quale è inseparabilmente unito». [29]Non lo adoriamo isolatamente, ma in quanto con questo Cuore è il Figlio stesso incarnato che vive, ama e riceve il nostro amore. Pertanto, ogni atto d’amore o adorazione del suo Cuore è in realtà «veramente e realmente tributato a Cristo stesso», [30]poiché tale figura rimanda spontaneamente a Lui ed è «simbolo e immagine espressiva dell’infinita carità di Gesù Cristo». [31]
Per questo motivo nessuno dovrebbe pensare che questa devozione possa separarci o distrarci da Gesù Cristo e dal suo amore. In modo spontaneo e diretto ci indirizza a Lui e a Lui solo, che ci chiama a una preziosa amicizia fatta di dialogo, affetto, fiducia, adorazione. Questo Cristo dal cuore trafitto e ardente è lo stesso che è nato a Betlemme per amore; è quello che camminava per la Galilea guarendo, accarezzando, riversando misericordia; è quello che ci ha amati fino alla fine aprendo le braccia sulla croce. Infine, è lo stesso che è risorto e vive glorioso in mezzo a noi.

La venerazione della sua immagine”.
Ma ora ascoltiamo la parola del Vescovo.

PAROLA DI DIO – “Per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità”

Dn 7, 13-14
Dal libro del profeta Daniele.
Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
Sal.92
RIT: Il Signore regna, si riveste di splendore.
Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.
  RIT: Il Signore regna, si riveste di splendore.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.
  RIT: Il Signore regna, si riveste di splendore.
Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.
  RIT: Il Signore regna, si riveste di splendore.
Ap 1, 5-8
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo.
Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
anche quelli che lo trafissero,
e per lui tutte le tribù della terra
si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!
Gv 18, 33-37
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
La liturgia ci propone in questa solennità un brano “centrale” del libro del profeta Daniele: anticipato dalla narrazione delle 4 bestie possenti e minacciose e voraci, i troni, il Vegliardo, il fuoco, i libri e: “venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo” (prima lettura).
Conviene ricorrere ai termini originari aramaico b a r ‘enosh e in ebraico b e n <adam, che se usassimo una traduzione letterale, potremmo rendere con “individuo appartenente al genere umano”.
Ma, dal momento che siamo nel contesto biblico, non possiamo ignorare il Salmo 8 (“che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi”) e altri riferimenti (“Mi disse: “Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare” Ez 2,1) dove il “figlio d’uomo” è certo appartenente al genere umano, ma considerato nella sua condizione “umana” e “peccatrice”.
Occorre qui fare attenzione, Daniele ci dice: “come” un figlio d’uomo, “simile” ad un figlio d’uomo, quindi, il profeta ci “suggerisce” qualcosa di diverso.
Una visione definita “apocalittica” con un “personaggio” “simile a un figlio d’uomo”, che ha un compito preciso: liberare e accettare sofferenza e martirio per salvare.
Personaggio singolo o collettivo?
Il dibattito è aperto.
“Simile”, con fattezze che lo fanno apparire come un uomo.
Ma non “cammina”, “viene” e “giunge”.
“Con le nubi”, diremmo… dal cielo, altro elemento tipico nella Bibbia, per indicare la “provenienza divina”, la “manifestazione” di Dio.
Allora il “simile” proviene da Dio, è “come” l’uomo, ma circondato dall’autorità di Dio.
“Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”.
Tutto, per l’eternità.
E poi prosegue il testo con una “visione” ed una “spiegazione”.
Ci aspetteremmo allora la “magnificenza” del “figlio d’uomo” che come recita il Salmo:
“regna, si riveste di maestà: si riveste il Signore, si cinge di forza…stabile il suo trono…”.
Ed invece, la liturgia ci propone quel “Figlio di uomo” (come Gesù stesso si è identificato) “arrestato”, “giudicato”, “sottoposto ad un interrogatorio”.
La scena la conosciamo, Giovanni nel capitolo 18 del suo Vangelo la racconta a partire da quel torrente Cedron in un giardino, accanto a lui gli apostoli e poi soldati e guardia la cattura, Anna e Caifa, l’interrogatorio e poi “lo condussero al pretorio”.
Uno di fronte all’altro: un uomo “mandato” dall’Imperatore e un altro “mandato” a lui dal Sinedrio.
Un uomo di “potere” ed un uomo “legato” ed “accusato”.
Eppure tra i due, un dialogo “alla pari”.
Domanda, risposta, domanda, contro-domanda…
Non è Pilato ad interrogare sulle questioni “importanti”: è Gesù che “interroga”.
E mentre parla, “fa entrare” un altro mondo: “il mio regno non è di questo mondo”.
Preoccupazione umana: “sei re?”.
Risposta divina: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.
Forse Pilato, uomo intelligente, ha “intuito” la “grandezza” della risposta di quel prigioniero, forse ha “suscitato” in Pilato proprio quell’anelito di verità, forse ha, guardando quell’uomo, sentito “smuovere” qualcosa dentro di sé…
Non possiamo non notare il passaggio che fa Pilato: da “sei tu il Re dei Giudei” a “tu sei re?”
“Tu lo dici”, usi “parole umane”, usi “parole del potere”: la mia Incarnazione è testimonianza di Verità, non di potere umano.
Sì Pilato: Tu lo dici. Sono il Figlio di Dio Incarnato.
Verità testimoniata, Verità Incarnata.
Guardami Pilato, non sentirti minacciato, non strapparti le vesti come ha fatto il Sommo Sacerdote che mi ha inviato a te, guardami Pilato: nella mia umiltà la mia grandezza, nel mio amore la regalità.
Sono Re che ha “servito” la Verità.
Sono venuto a portare all’uomo la Verità, perché l’uomo è creato per la Verità, per la libertà.
Verità che è nella mia Persona.
Sono Re di Verità.
“Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14,6), perchè “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui … abbia la vita eterna” (Gv 3, 16)
La regalità della Vita, dell’Amore, del Dono, del Sacrificio.
Sono Re, ma Re d’Amore.
Non sono Re in un altro “modo”.
Il mio “modo” di essere Re è praticare la giustizia, la pace, l’amore.
Allora sì, sono Re di un mondo di pace, di giustizia, di amore.
Pilato ha di fronte la Verità eppure non la “vede”, ha di fronte un Re, eppure lo sguardo di Pilato passa oltre: va e viene Pilato, entra ed esce, parla, interroga…ma non ascolta.
“Tu sei re?”  pare quasi di “sentire” l’inflessione ironica in questa semplice frase riportata dall’evangelista Giovanni: “ma come tu, legato, ingiuriato, condannato, interrogato, stanco e umiliato… sei re?”
“Ma dove sono i tuoi servi, dov’è il tuo esercito? Se tu fossi re non saresti qui così davanti a me”.
Povero Pilato: la verità dell’uomo, fatta di evidenze, di certezze, di dimostrazioni.
La Verità di Gesù è quella che “rende testimonianza alla Verità”
La mia “logica” Pilato, non è la tua “logica”, dell’ambizione, del potere, del denaro, del successo, dell’arroganza, del dominio, dell’esercito schierato in battaglia…
Il mio “modo” di vedere il regno, non è come il tuo.
Sono Re non per comandare ma per stendere le braccia sulla croce.
Il mio “trono” sarà quella croce dalla quale potrò abbracciare e salvare il mondo e ogni uomo.
Le mie vesti non sono quelle d’oro dei potenti della terra, mi saranno stracciate, ma dal mio cuore spezzato sgorgherà la mia gloria.
Da quella ferita emergerà la mia regalità, quella testimonianza della Verità, e la Verità è la rivelazione dell’Amore di Dio.
Questo il mio Regno.
Questi i miei “titoli”: “testimone fedele”, “primogenito dei morti”, “principe dei re”(seconda lettura).
Sono il Cristo, Figlio di Dio, Principio e Fine di tutte le cose, “Colui che era, che è e che viene, l’Onnipotente”.
Abbiamo bisogno di altro?
Vero uomo e vero Dio: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”
“Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono“(Col 12, 13 – 20).

STRADECITTAMETROTO – Possibile interruzione della Sp 64 per lavori

Sulla strada provinciale 64 della Val Chiusella un’ordinanza della direzione Viabilità 1 della Città metropolitana di Torino dispone il senso unico alternato dal km 2+400 al km 10+700 fino a venerdì 29 novembre, ma potrebbe essere necessario ricorrere alla chiusura della strada qualora le caratteristiche della carreggiata non consentano una parzializzazione della viabilità.
Redazione Web
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Tu lo dici: io sono re – Commento al Vangelo di domenica 24 novembre (di Elisa Moro)

“Il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dn 7, 14). La sconvolgente pagina giovannea, proposta per la Solennità di Cristo Re dell’Universo, invita a ribaltare la logica del potere umano, concentrando l’attenzione sul vero Re, Cristo, avvolto nel mistero della Passione, dove, come ricorda l’antico Inno del “Vexilla Regis”: “regnavit a ligno Deus” (regnerà Dio dal legno). La regalità di Cristo è allora “l’amore che arriva fino all’immolazione, alla Croce; solo servire è regnare veramente” (Canopi, 2015).
“Il mio regno non è di questo mondo” (v. 36): Cristo è presentato a Pilato, rappresentante del “potere” politico, come il sedicente re dei Giudei, come un fomentatore delle folle. Egli non nega la sua natura regale, ma la precisa: “Qual è …il regno, se non quello dei credenti in me?” (Agostino, Comm. a Gv 15.2-3). Cristo invita a superare la mondanità del potere che diventa possesso, che domina sulle vite degli altri fino a distruggerle, per spalancare il cuore alla vera novità di vita, “al potere dell’Amore, che non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà” (Benedetto XVI, 22/11/2009).
“Dunque tu sei re?” (v. 37): la seconda domanda di Pilato amplia la prospettiva, ora interroga il Re universale e non più di un singolo popolo, guarda al Signore del cosmo e della storia, per cui “nessun onore regale è troppo grande davanti a lui” (Tertulliano, Contra Jud. 7).
“Gesù oggi ci chiede di lasciare che Lui diventi il nostro re – ricorda Papa Francesco – un re che con la sua parola, il suo esempio e la sua vita immolata sulla croce ci ha salvato dalla morte… Ma non dobbiamo dimenticare che il regno di Gesù non è di questo mondo. Egli potrà dare un senso nuovo alla nostra vita, a volte messa a dura prova anche dai nostri sbagli e dai nostri peccati, soltanto a condizione che noi non seguiamo le logiche del mondo e dei suoi re” (25/11/2018).
Solo apprendendo la logica del servire si diventa autentici imitatori di Cristo Re, che “si è fatto obbediente fino alla croce fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Fil. 2, 8-9).
 
Gv 18,33-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».
Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Avventurieri (di Filippo Ciantia)

Negli scritti di Daniele Comboni, il grande santo missionario, il quadro storico delle scoperte africane occupa uno spazio considerevole. Nel 1880, al Rettore degli Istituti Africani in Verona ricorda che “…il movimento delle scoperte geografiche, il quale dal 1840 fino ad oggi s’è dispiegato sull’Africa con ammirabile energia e perseveranza, è uno degli spettacoli più degni di ammirazione e d’interesse del secolo XIX”. Il Comboni era ben cosciente delle contraddizioni di esplorazioni e scoperte geografiche spesso asservite a mire coloniali e mercantili, ma allo stesso tempo era convinto che ”[…] checché ne dica la terrena filosofia, […] checché si vada insinuando dalla superba incredulità, sta però sempre in fatto, che Fede e Civiltà si baciano in fronte; né l’una può mai andare scompagnata dall’altra”.
Con ammirazione per il “genio investigatore”, raccontò di un grande italiano, il ravennate Romolo Gessi (1813-1881). Questi aveva militato come interprete nella guerra di Crimea nell’esercito inglese: conosceva bene almeno sei lingue e la sua capacità strategica e militare ne fece un fedele collaboratore del governatore Gordon di Khartoum. Non solo si distinse come esploratore, ma combattè fieramente la tratta degli schiavi, contro i negrieri europei ed arabi. Con il suo piccolo e male armato esercito inferse colpi durissimi ai traffici di schiavi nel sud del Sudan e nel Darfur.
Un altro grande esploratore, Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà, nato a Roma (1852-1902), figlio di nobili friulani, ottenne, per la Francia, la proprietà di vasti territori (che corrispondono più o meno agli attuali Gabon e Congo).
Fu nominato commissario generale per l’Africa Equatoriale Francese, poi promosso a governatore del Congo. Lo chiamavano il “padre degli schiavi” perché li difendeva dallo sfruttamento, li ricomprava e li liberava. Si accorse dell’indegno sviluppo che la colonizzazione di quelle regioni stava assumendo e denunciò fieramente con più di un rapporto a Parigi. Fu ignorato e cadde in disgrazia. Non ci sorprende quindi che ci sia tutt’oggi una capitale africana che porta il suo nome, Brazzaville.
Non erano né santi né semplicemente filantropi, ma, da veri avventurieri salgariani, combatterono per rendere migliore quel mondo che li aveva affascinati.

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