(Graziella Cortese)
Lunedì 18 febbraio prosegue l’iniziativa “Tutti pazzi per il cinema”, rassegna cinematografica promossa dal Tavolo per la promozione della Salute Mentale di Biella che si dimostra anche un luogo di contatto fra differenti culture, oltre che una proposta di discussione sulla “fragilità” degli esseri umani.
Il film della settimana è l’opera, per larga parte autobiografica, della giovane regista di origine pakistana, Iram Haq.
La storia inizia in Norvegia: Nisha è una ragazza di sedici anni e abita a Oslo, la sua famiglia è pakistana e si è trasferita da tempo nella capitale nordeuropea. La giovane trascorre i giorni come tutti gli adolescenti della sua età, deve studiare e andare a scuola, ridere con gli amici e occuparsi del suo smartphone.
Nisha è molto legata al padre che l’adora, ma quando tornando a casa la sorprende in atteggiamenti intimi con il fidanzato, la vita della fanciulla si trasforma in un incubo: la famiglia è molto severa e legatissima alle tradizioni religiose islamiche. Una drastica punizione attende Nisha: verrà trasferita in Pakistan dove sarà esclusa da ogni contatto sociale e costretta a una rigida disciplina per attivare una “rieducazione” morale.
La protagonista non si darà per vinta, ricercando nel suo spirito coraggioso un nuovo senso per la propria vita.
Le vicende narrate sono note al pubblico italiano, poiché purtroppo episodi simili, anche più cruenti, hanno macchiato le pagine di cronaca dei giornali. Ma sarebbe riduttivo leggere l’opera di Iram Haq come l’ennesimo scontro tra diverse culture, con le abitudini occidentali “permissive” contro quelle musulmane “liberticide”: in realtà il racconto offre lo spunto per esaminare le somiglianze tra i popoli e narra di come le persone debbano a volte sottostare non tanto a comportamenti religiosi virtuosi, quanto a ridicole convenzioni sociali (il titolo è in questo senso esplicativo).