17 marzo 2019
Domenica II di Quaresima – Lc 9, 28-36
“L’ascesa di un monte e l’elevazione della preghiera, personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, dono di Dio e partecipazione dell’uomo; voci diverse tra riferimenti alla Passione, ad iniziative inutili, fino all’essenziale indicazione divina: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Al centro Gesù, che prende con sé, accompagna nell’esperienza tra cielo e terra, per il suo volto di Presenza splendida e per perfezionare la fisionomia dei suoi intimi.
I nostri giorni sono l’erta da affrontare mentre Tu superi ogni nostra montagna di opprimente stanchezza e paura manifestandoti come luce massima, vera tenda
in cui ripararsi e riposare, Parola eterna da ascoltare. La veste candida e sfolgorante che ti ricopre porta già al mattino di Pasqua, agli angeli della risurrezione, segnando bagliore di speranza nel buio del Venerdì Santo, quando le vesti saranno tinte di rosso e Tu sarai Dio fatto «uomo dei dolori che ben conosce il patire», per la nostra salvezza.
Il legislatore Mosè ed il profeta Elia, due grandi testimoni, emblemi dell’antica alleanza, parlano con te del tema centrale della storia, il tuo esodo che si compirà a Gerusalemme.
Un intenso dialogo a tre, mentre i tre discepoli sono piegati dal torpore, inizialmente incapaci di vedere, sentire, parlare.
Tu non abbandoni. Gli uomini possono ancora sbagliare, non sapere quello che dicono, tremare e tacere.
Eppure,tu continui a splendere, a manifestare la tua gloria, senza sottrarti, rimanendo sempre gratuità di dono.
Prendimi ancora con te, aiutami ad innalzarmi nella grazia, a lasciare le correnti e le chiusure della valle di questo mondo per gustare e vedere quanto sei buono.
Insegnami a camminare verso l’alto e l’esperienza di riconoscerti come sovrabbondante splendore nella mia confusione sarà passaggio dalla schiavitù alla libertà,
consapevolezza di essere davvero tralcio della tua Vita. Un’escursione in montagna regala il respiro di un vasto orizzonte, orientamento migliore tra il groviglio di strade e
l’insieme di agglomerati e terreni. Essere scelti da te per passi di salita sul monte a pregare è scoprire una precisa geografia d’anima, esperienza di fuoco che divampa fondendo ogni
resistenza ed ignoranza. La preghiera infatti dilata alla novità di nuova visione, predispone ad essere partecipe della tua Trasfigurazione trasfigurando me in vero figlio della luce: quando è davvero intimità con te, diventa spazio di questa sconvolgente bellezza.
Dammi questa altitudine interiore, il panorama ampio sul tempo che vivo, per distogliere i miei occhi dalle cose vane, farmi crescere nelle cose di lassù, rinforzare la carità verso
i fratelli. Sii dunque per me la rupe che mi accoglie e mio redentore, affinché, fissandoti momento per momento, io possa essere riflesso del tuo volto di pace e di bontà, ed avere l’orecchio del cuore che ti ascolta. Sì, a te levo i miei occhi, sono rivolti a te sole di giustizia nel cielo della mia esistenza, perché i giorni che sono come ombra che passa, non si
sottraggano ai raggi della misericordia infinita che tu sei.
«Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti» è invito alla confidenza, promessa di risurrezione quotidiana. La lotta tra il bene ed il male divide, ma è proprio questa ferita profonda il percorso di Dio. Fa’ che mi lasci illuminare, perché tu solo sei mia rupe e mia salvezza, lampada per i miei passi”.