(di Fabrizio Dassano)
Ore 11:45, nell’istituto scolastico in cui lavoro a Ivrea. Un collega che sta correggendo una paccata di compiti si alza dal tavolo della silente e solenne biblioteca e mi sussurra: “Caffé?”. Non rispondo a voce ma lo guardo con gli occhi che annuiscono, mi alzo con fare sommesso e lo seguo.
Usciamo fuori, seguiti da un giovane barbuto che arriva dalla Normale di Pisa, anch’egli col suo pacco di compiti da correggere. Come carbonari scendiamo la rampa di scale diretti verso il bar interno. Lì incontriamo un quarto “congiurato”, intento a sbirciare l’ora con un piede già posato sul primo scalino e lo blocchiamo: “L’uomo che guardava l’orologio in procinto di salire le scale”, gli diciamo (“Pensaci, potrebbe essere il titolo del tuo prossimo romanzo…”, chioso).
Guadagniamo un tavolo del bar e subito si scatena la ridda delle ordinazioni (per me un caffè macchiato e un tramezzino al tonno). Poi parte la discussione. L’adunata va subito nel surreale: stiamo fondando una nuova forza politica per prendere alle prossime amministrative la Città di Ivrea.
Per iniziare la seduta “politica” racconto ai miei commensali la trama di “Holy Water”, un film britannico del 2009 diretto da Tom Reeve: narra di 4 impacciati provinciali che rubano un camion di Viagra e messi in difficoltà dalla SWAT, giunta direttamente dagli USA per tutelare gli interessi della multinazionale produttrice del farmaco, nascondono la refurtiva in un pozzo dell’acquedotto… i bidoni si danneggiano e iniziano a cedere la sostanza nell’acqua potabile, rendendo il paese di provincia famoso nel mondo per un’idea felice dell’esistenza. A questo punto viene naturale stendere i punti fondamentali del nostro programma politico: punto uno, far tornare il mare a Ivrea, utilizzando la “tecnica del Turchino” (storica trasmissione del gennaio 1978 di “Portobello“, guidato dal grande Enzo Tortora, dove si spiegava la bizzarra idea di un milanese per svuotare la nebbia della pianura Padana abbattendo il monte che separa la pianura Padana dalla Liguria.) Noi, al posto del Turchino apriremo un canale per far arrivare il mare a Ivrea (altro che TAV!), così gli eporediesi non dovranno più andare a spendere in Riviera e Ivrea sarà piena di Liguri in vacanza.
Punto due (questa è una mia idea): fare del Mombarone il Vesuvio di Ivrea, scavandone la sommità e buttandovi copertoni usati da incendiare per fare finta di avere anche noi il nostro bel vulcano, con annesso festival diesel Euro 0 al margine della festa di San Savino.
Punto tre: avere le partite di Champions League a Ivrea (idea del collega campano educato in Svizzera) comprando una squadretta, tipo il Carpi e costringere, con una legge nazionale, gli azzurri a prestare obbligatoriamente e a gratis cinque giornate di campionato da noi e poi realizzare con tutti i proventi un grande stadio (già, ma dove? L’idea di massima è radere al suolo l’ex Olivetti e fare un immenso stadio di calcio in via Jervis).
Punto quattro: il collega siciliano che abita a San Benigno propone una metropolitana San Benigno – Ivrea (luogo di lavoro), per favorire l’afflusso turistico all’abbazia di San Benigno in dieci minuti da Ivrea contro la mezz’ora che ci si impiega in auto.
Ore 11:55: ci cacciano letteralmente fuori, perché all’intervallo il bar chiude per favorire la vendita dei panini. Poi tutto riprende come prima. All’accaduto ripenso tornando a casa nel pomeriggio, meditando che di questi tempi politici il nostro programma potrebbe anche avere un largo consenso democratico…