(Editoriale)

Nel giro di una decina di giorni passiamo attraverso la Pasqua (e come si dice tradizionalmente, anche dalla Pasquetta), l’anniversario della Liberazione del 25 aprile, fino alla festa del lavoro del prossimo 1° maggio. Un periodo impegnativo per chi vive e segue puntualmente gli eventi religiosi e civili, sia in ambito locale che nazionale, e per chi vuole trarne dei benefici per la propria crescita umana e cristiana.

A cosa ci spronano così tanti eventi uno in fila all’altro? Che in questa nostra società così impoverita dall’assenza di Cristo e arricchita da tanti orpelli a compendio, dobbiamo riprendere ad essere testimoni nel mondo, che resta il campo del nostro impegno quotidiano. La Pasqua (cioè la resurrezione), corroborata dalla passione e dalla morte, rimette il Dio fatto Uomo al centro della vita dell’uomo, facendogli trovare – o ritrovare – la vera gioia dell’amore, della solidarietà, dell’ascolto, dell’accoglienza per l’orfano, il povero, la vedova, il malato…

La forza della nostra testimonianza nasce, cresce e si sviluppa perché “è solo la presenza del Signore morto e risorto che rende santo il tempo, santo il giorno, santa la vita”. Una vita che ciascuno anela a vivere nella libertà, nella pace, nel lavoro che riempie i granai, dove ci sia dignità, senza la quale il pane rimane insipido e il nutrimento scarso.

Queste tante feste pongono alla nostra attenzione il passato e la storia, che troppo poco insegnano qualcosa per il futuro. Troppi attentati, violenze, guerre e troppe vittime; tante a difesa delle loro fede. Il ritorno alla difesa della vita, al suo rispetto, alla sua protezione si fanno urgenti, così come rimettere al centro quei valori fondanti della civiltà, della democrazia, delle sue leggi e allontanare ogni deriva.

Ci aspetta, come sempre e forse per sempre, il duro lavoro di costruire una società più giusta, migliore di come l’abbiamo trovata per lasciarla migliore ai nostri figli. A chi non piacerebbe una vita di buone opportunità, di lavoro, di cultura, di famiglia, di uguaglianza, di giustizia sociale? Un giardino pieno di valori veri per la vita, quelli che ci aiutano a convivere bene e serenamente insieme, nell’amore e nella pace? Ma sappiamo che la vita non è immune dai limiti e dai peccati, che non è garantita tranquilla né comoda. Che sia almeno bella e buona, perché benedetta.