Tutti alle prese con la lunga chiusura delle scuole: che fare?
(Cristina Terribili)
Attenzione, Attenzione! Passata la Pasqua tutti pronti ai posti di comando! Le famiglie sono invitate a predisporsi secondo il piano d’emergenza previsto per il lungo ponte di aprile!
Nonni all’attacco; zii posizionati lungo i fianchi; tate private, condivise, condominiali, armate di pennarelli pronte a turni massacranti; lista dei programmi televisivi utili a sedare risse familiari stilata; campetti di calcio e parchi giochi con pozzanghere annesse sotto controllo; acqua, bibite, merendine, scorte di popcorn da scaldare al forno, pizze surgelate e residui di uova di Pasqua pronti nei rispettivi cartoni. Che la battaglia per la sopravvivenza abbia inizio!
Saranno un paio di settimane dure, si prevedono delle perdite, sicuramente molti saranno i bambini dispersi che torneranno in classe disorientati. Si prevedono perdite di memoria a breve e a lungo termine, le tabelline saranno le più colpite; un anno di lavoro rischia di andare quasi completamente in fumo (con conseguenze pesantissime anche per il prossimo anno).
Gli insegnanti dovranno prevedere un piano di emergenza che comprenda barelle per i feriti, sale di rianimazione per i casi più gravi, cartelloni con stimoli visivi per favorire l’accesso alle informazioni, anche quelle più semplici e date per svolte durante il lavoro in classe. Sarà dura per tutti, anche per le commissioni d’esame, adolescenti già in crisi per la riforma in atto sull’esame di maturità che vagheranno smarriti alla ricerca di una mappa concettuale da presentare, libri abbandonati sulle scrivanie sepolti da uno stuolo di appunti vari. Lacrime versate sulle pagine dell’indice, a memoria di tutto quello che ci si aspetta si debba sapere, su cui i docenti interni ed esterni andranno ad accertare competenze.
Chi rientrerà il due maggio avrà difficoltà a rimanere seduto, sveglio, a contenere il bisogno di parlare e attenderà con ansia l’arrivo del vicino fine settimana. Per chi rientrerà il sei maggio sarà più difficile, avrà una settimana piena davanti a sé e potrà manifestare sentimenti si profondo scoramento e disperazione.
Auguri a tutti, siamo tutti coinvolti in questa tragedia. A luglio però sarà solo un lontano ricordo. Basta resistere!
Cerchiamo di sorridere sempre e malgrado tutto, perché l’ironia sconfigge ogni malumore. Dietro questa premessa però ci sono preoccupazioni vere, perché i calendari non tengono conto delle necessità di una comunità, quella familiare e quella educante, e ciò che può essere pensato come un bel periodo di riposo, nasconde in sé una serie di insidie per chi è più fragile. Fragili, in questi periodi possono essere tutti: le famiglie con la richiesta di riorganizzare se stessa con risorse umane ed economiche aggiuntive a quelle che già sono preventivate lungo un anno; gli studenti, perché perdono molteplici continuità, che dovrebbero essere invece conservate perché la società in cui si vive è già sufficientemente slegata, o “liquida”, per ricordare Bauman.
Fragili sono anche gli insegnanti, che non riescono a far convergere le esigenze del programma con le esigenze di apprendimento degli studenti, rischiando, anche nella scuola stessa, di lasciare indietro chi è più debole, chi necessità di tempi maggiori per apprendere. In alcune regioni, secondo le autonomie scolastiche e secondo i bisogni che vengono rilevati e accolti, alcune scuole hanno deciso di mettersi a disposizioni e a sostegno delle esigenze di tutti, coinvolgendo le associazioni territoriali, per animare i giorni di festa. C’è chi ha organizzato doposcuola, chi laboratori ludici.
Una “scuola aperta” perché la scuola ha il compito di affiancarsi e sostenere i giovani e le loro famiglie e sarebbe molto utile se potesse diventare una prassi l’avere, accanto al curricolo e al calendario scolastico, fatto di aperture e chiusure, un percorso previsto per sostenere i mesi o i giorni (ponti, festività in genere, estate), in cui le scuole abbiano i cancelli aperti pronte ad accogliere i bambini che ne fanno richiesta.
Dobbiamo ripensare una serie di servizi e in una società che cambia, essere lungimiranti nell’usare tutte le risorsi già esistenti al servizio di tutti.