(di Fabrizio Dassano)
La piazza di Settimo Vittone che ospita la chiesa della Madonna delle Grazie nei pressi dei resti dell’antico castello e del complesso del battistero di San Giovanni e della Pieve di San Lorenzo è intitolata al conte Rinaldo Setto di Settimo Vittone, che morì 160 anni fa. Era il 24 giugno 1859 e aveva da poco compiuto 38 anni e raggiunto il grado di capitano di I classe. Nato in paese, si era trovato in fanteria dopo l’arruolamento volontario nel Corpo dell’Artiglieria sabauda.
Nell’Armata Sarda fu al 17° reggimento di fanteria, schierato nella 5ª divisione del luogotenente generale Cucchiari, in quello che diventò un vero macello per oltre 39.000 uomini tra morti, feriti, dispersi e prigionieri. Così terribile, per cui lo svizzero Hanry Dunant avrebbe creato la Croce Rossa. La divisione era forte di 9.512 fanti, 412 cavalieri e 20 cannoni. La prima ricognizione piemontese partì alle 3 del mattino di quel 24 giugno 1859. Con il sole del Lago di Garda nel cielo, alle 7 i bersaglieri della ricognizione segnalarono la presenza del nemico che fu subito attaccato e respinto verso Pozzolengo. Ma il grosso delle truppe dell’8º Corpo austriaco era ormai sul posto, poiché alle 6,30 aveva ricevuto l’ordine di occupare le alture a nord del paese di San Martino.
Attaccato da forze soverchianti, il reparto in ricognizione ripiegò sulla collina della chiesetta di San Martino, dove venne raggiunta da unità minori della 3ª Divisione del generale Mollard. Ancora sovrastate, le truppe piemontesi alle 8,15 si ritirarono fino alla linea ferroviaria quando sopraggiunse la Brigata “Cuneo” della 3ª Divisione che alle 9 attaccò le posizioni austriache conquistando momentaneamente San Martino. Contrattaccata da forze superiori, la brigata dovette però abbandonare la posizione che fu ancora conquistata dai piemontesi dopo un successivo assalto.
Le truppe austriache si ritiravano di mezzo chilometro. Alle 9,30, due nuove brigate austriache intervennero nella lotta e la “Cuneo” dovette a sua volta retrocedere intorno alle 10 verso la linea ferroviaria, dove si riordinò con l’ala sinistra all’altezza di località. Seguirono altri tre feroci attacchi piemontesi e alla fine, alle 7 di sera, gli austriaci comandati dall’imperatore Francesco Giuseppe dovettero ritirarsi, battuti anche a Solferino, dall’esercito francese di Napoleone III.
Colpito al petto il capitano Rinaldo morì ed ebbe la medaglia d’argento al valor militare, una lapide murata all’esterno della chiesa dell’Ossario di San Martino voluta dalla vedova, Innocenza Musso, e una piazza a Settimo Vittone. Con lui si estinse il suo casato.