Un cantiere in disarmo è un luogo che non produce, statico o che addirittura smantella quello che già era in piedi e che, magari zoppicando, stava comunque andando avanti.
Perché mai in disarmo? In nome di cosa? Per conto di chi? Con quali obiettivi? In queste settimane post vacanze siamo chiamati a far prevalere una progettualità di peso, orientata al futuro, almeno sul medio termine perché guardar lontano sembra sempre tanto difficile. Meglio che niente.
Il mondo del business – l’impresa – sa fare meglio i conti con una progettualità sul lungo termine; a nessuno piace perdere e perdere denaro. Progettualità dovrebbe essere il termine migliore per descrivere la vitalità e il fermento che devono caratterizzare il nostro territorio sia per le realtà civili che ecclesiali, per l’associazionismo e il volontariato, per chi punta allo sviluppo del non-profit, ma anche per chi studia, e proprio di questi tempi deve scegliere quale università, quale facoltà, pensando agli sbocchi e ai progetti lavorativi futuri.
Le nostre agende intrise d’inchiostro dovrebbero ormai indicare i tanti impegni nelle nostre comunità per i mesi a venire, in cui si produce lavoro buono e duraturo oltreché formazione e aggiornamento continuo e permanente. Per chi è impegnato nella comunicazione non è una semplice operazione culturale.
L’innovazione digitale che abbiamo davanti, per esempio, “con la diffusione dell’uso dell’intelligenza artificiale anche nel mondo della comunicazione, interpella, in maniera intensa, su temi che vengono messi in discussione, come la libertà, la dignità delle persone, la dimensione della riservatezza”. Il mondo della comunicazione evolve, va avanti, si professionalizza, rischia oggi più di quanto non rischiasse in passato ma ha in corpo i germi buoni della progettualità, della crescita, dei contenuti, dei valori.
E’ una nuova frontiera, chi non se ne avvede perde la partita.