Il trasporto “a chiamata” unito alle tradizionali reti di mobilità nelle valli, verso i centri urbani e il posto di lavoro. Modelli di car sharing e car pooling, i nostri “Uber della montagna” sono sempre più studiati e sperimentati nei territori montani.
La prima era stata la Valsesia con il taxibus, poi il Canavese, le Valli di Lanzo con il servizio “7Sì” per turisti e residenti, le aree appenniniche alessandrine, la Val Maira, l’Alta Langa con Car Pooling Hub e le Valli cuneesi grazie alla Strategia Aree interne. Nuove opportunità, smart e green, che permettono di incontrare le esigenze di chi vive nei Comuni e di chi ci arriva come turista.
Uncem ha condotto uno studio sul tema grazie al progetto Astus per Interreg Spazio Alpino, focalizzandosi in particolare sul Biellese Orientale e sull’Unione montana composta da 21 Comuni e andando a verificare come si spostano in particolare i pendolari, chi lavora nelle industrie della zona.
Importante il confronto con il vettore dei trasporti sul territorio, Atap, presieduta da Vincenzo Ferraris, che ha fatto fronte negli ultimi anni al taglio di centinaia di chilometri di corse conseguenti alla contrazione dei finanziamenti regionali che permettono l’erogazione del servizio di trasporto pubblico.
Da anni Uncem chiede alla Regione Piemonte di individuare risorse per il supporto a nuove forme di mobilità e trasporto, a quella “froggy mobility” che è meno lineare del trasporto ordinario, ma complementare e decisiva per migliorare i servizi. Serve però una visione complessiva, come sottolineano gli studi del progetto Astus, guardando alla mobilità come pilastro dei servizi che si completano con una riorganizzazione dell’offerta sanitaria, socio-assistenziale e formativa.
Scuola, trasporti, sanità vanno infatti completamente ripensati nelle zone montane, in un triangolo che non può perdere alcun vertice, e la “mobilità a chiamata”, non solo riduce le emissioni, ma permette un ripensamento delle opportunità per chi vive e opera in montagna. Fondamentale poi incrociare domanda e offerta di mobilità per scopi turistici: è questo il canale per ripagare i servizi “a chiamata” che il territorio chiede vengano erogati 365 giorni l’anno.
Su questi fronti, Uncem vuole proseguire il lavoro già avviato con la Regione Piemonte, anche al fine di riequilibrare la spesa per il trasporto pubblico, oggi al 75 per cento destinata a Torino città e alla prima cintura.