(Graziella Cortese)
Anche per questo film la tradizione popolare ci viene incontro con un proverbio: “il sentiero per l’inferno è lastricato di buone intenzioni”. E il protagonista della commedia, interpretato da Claudio Bisio, deve fare i conti, suo malgrado, con questo insegnamento. In realtà anche il regista Fausto Brizzi è inciampato proprio lungo la stessa strada irta di ostacoli.
Ma andiamo con ordine: Diego è un avvocato di cinquant’anni, ha un matrimonio fallito alle spalle e una costante depressione che lo spinge a rimuginare sul metodo migliore per suicidarsi. È anche un tipo un po’ pasticcione e quando decide di immergersi nella vasca con l’acqua fino al collo e una buona dose di sonnifero… il tappo dello scarico non tiene.
Eccolo nuovamente in piedi a girovagare per la città; c’è un locale strano a pochi passi, l’insegna dice “Chiacchiere” e il proprietario Massimiliano pare un uomo d’altri tempi, un po’ filosofo e un po’ teoreta, con la capacità di ascoltare il prossimo e dispensare buone parole.
Tra i clienti c’è anche Edoardo, attore disoccupato, e grazie ai nuovi amici Diego decide di dare una svolta alla propria vita: intraprende un ambizioso progetto, fare del bene alle persone che ama realizzando i loro sogni, convinto di avere bene in mente le esigenze di tutti. Ma i tentativi spesso finiscono in clamorosi disastri.
La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Brizzi che, bontà sua, cerca di trasformare i personaggi di carta di fronte alla cinepresa. Ma ciò che manca, paradossalmente, è proprio la scrittura: la narrazione diventa pesante, gli episodi a volte assurdi, i tentativi di comicità si trasformano in circostanze banali.
Il cast è formato da attori molto bravi, ma a volte non basta.
Una nota positiva: la presenza bella, “francese” e sonnacchiosa delle strade e dei quartieri di Torino.