È conosciuta come “l’angelo di San Vittore” per il grande impegno profuso nel carcere di Milano.
Dopo un primo periodo di servizio in un asilo infantile a Vercelli e, dopo essere scampata a una grave malattia, nel 1923 entrò nel carcere di San Vittore, a Milano.
Non prestò solo conforto a ebrei arrestati e prigionieri politici ma rischiò anche in prima persona per evitare ad altri la deportazione.
Scampò alla fucilazione solo per intervento del cardinale Ildefonso Schuster.