(Graziella Cortese)
Il regista Ken Loach (che ha compiuto 83 anni), da vecchio esperto della politica inglese, della lotta sindacale e dell’emancipazione operaia, si trova oggi di fronte alle conseguenze del neoliberismo economico, e con la sua vivida cinepresa può analizzare la deriva del mondo del lavoro.
Newcastle, Inghilterra. Dopo la crisi finanziaria del 2008 molte famiglie devono affrontare le difficoltà economiche e i debiti accumulati: Ricky Turner ha provato molti mestieri nella sua vita e ora sembra profilarsi all’orizzonte un’occasione nuova; con l’acquisto di un furgone decide di diventare corriere al seguito di una ditta in franchising, e ha l’illusione di lavorare autonomamente divenendo “capo” di se stesso, ma la realtà si rivela molto diversa: i turni lavorativi sono di 14 ore al giorno, è costantemente di corsa per effettuare le consegne e viene controllato ogni minuto da uno scanner elettronico.
Alla moglie Abby le cose non vanno meglio: lavora come badante domestica nella zona, è una donna dal carattere dolce e mite, non perde mai la pazienza neanche quando deve destreggiarsi tra i pannoloni sporchi o l’anziana di turno rovescia per terra il pasto del mezzogiorno.
L’unica difesa è una pomata al mentolo che si spalma sotto il naso per resistere agli odori sgradevoli.
I due protagonisti si vogliono bene, ma gli orari estenuanti li mettono a terra e la tensione familiare si riversa sui due figli: Seb è un adolescente irrequieto, che sfoga la sua rabbia sui graffiti per strada, marinando spesso la scuola; Liza ha undici anni e un’intelligenza vivace, così soffre intensamente per la situazione difficile dei genitori.
Il titolo del film è la scritta che si trova sui cartoncini da lasciare ai clienti non trovati in casa. La quotidianità e la vita diventano schiaccianti, e gli spettatori in sala osservano inerti la nuova schiavitù del millennio… chissà, forse qualcuno deciderà di non fare più acquisti tramite i “colossi dell’on-line”…