(Fabrizio Dassano)
Non serve molto per tornare indietro nel tempo, viaggiando a ritroso nelle ere geologiche. A me è capitato l’altra mattina e senza neppure dover andare nei boschi sulla Serra.
Premessa: in città infuria il dibattito sul 5G e ci si domanda se sia cosa buona o faccia male alla salute. La Rete invece ha già deciso, descrivendolo come una rivoluzione: “Diciamo che la facilità con la quale uno streaming musicale viene ora gestito da una rete LTE, la avrete con uno streaming video. Ma non è per questo che si parla di “rivoluzione”: il 5G permetterà infatti di usare la rete mobile per tutta una serie di servizi che finora sono stati appannaggio di altri mezzi. La latenza bassa, in particolare, la renderà preferibile anche ad una ADSL.
Potremo giocare online senza problemi, anche in cloud gaming, svincolando l’utente dalla necessità di avere una macchina potente per giocare. E lo stesso vale più in generale per il cloud computing.
Ma pensate anche, come già accennato, ai servizi di streaming, in particolare di video: contenuti ad altissima risoluzione, fluidi e subito disponibili…”: questo è ciò che il sito Mobileworld magnifica del 5g, pur soffermandosi su tante altre cose, come per esempio la disparità della rivoluzione tra città e campagna od anche sui valori delle aste sul medesimo sito per la messa in disponibilità delle fasce di frequenza (parliamo di miliardi di euro), mentre per quanto concerne la salute (la questione del cosiddetto “elettrosmog”) si liquida il tutto sostenendo che è ancora presto per dire…
Fatto sta che, insomma, il progresso va avanti alla velocità della luce e viaggia sul telefono smart, il nostro vero pacemaker!
Ma torniamo al passato. Quella che mi è accaduta è stata un’esperienza bellissima, seppur – ve lo dico subito – durata pochi minuti.
Dunque, entro in biblioteca civica a Ivrea e inizio ad armeggiare sul pc riservato alla consultazione del catalogo: cercavo una pubblicazione che credo esista solo a Ivrea dei primi del ‘900, del mitico fondo Galileo Pinoli. La videata è scura e capisco che c’è qualcosa che non va.
Mi avvicino al banco delle informazioni e chiedo del catalogo, ma per qualche minuto non c’è la connessione internet e lo smarrimento iniziale è il viatico per entrare nel “portale” che ti fa tornare nel mondo senza internet. Il cervello si accende quasi subito.
Poco discosto so che ci sono ancora dei cassetti metallici con il catalogo a schede, schede di cartoncino infilzate in una stecca di metallo! Vado senza esitare! Apro il cassettino lungo e altra sorpresa per i miei neuroni stanchi! Devo cercare, scartando le centinaia di schede allineate con il ditino, usando il cervello per rispolverare un mito del passato: l’ordine alfabetico!
Da autentico cavaliere di quell’ordine arcaico, trovo ciò che cerco, addirittura battuto con la macchina da scrivere! Con il titolo in rosso e la descrizione in inchiostro nero.
Mi sento un archeologo che ha appena ritrovato una traccia. Corro al bancone e poco dopo compare quella vecchia pubblicazione che posso finalmente leggere sfogliandone le pagine ingiallite.
Poi esco soddisfatto e il “portale del tempo” si richiude di botto, perché già mi squilla il telefonino…