“Una scena che pensavamo di non dover mai più vedere a Mondovì scritte antisemite – così scrive il collega Marco Turco sul sito online dell’Unione Monregalese, il giornale cattolico della diocesi – comparse sulla casa di Lidia Rolfi. La monregalese, maestra di scuola, non era ebrea: partigiana durante la Lotta di Resistenza, fu catturata e deportata nel lager di Ravensbrück nel 1944. Sopravvissuta all’Olocausto, divenne autrice di libri di memorie come Le donne di Ravensbrück. Juden Hier, Qui c’è un ebreo, la scritta apparsa in tedesco sulla posta della casa dove la donna ha vissuto sino alla sua morte e dove ora vive il figlio Aldo. Una scritta accompagnata dalla Stella di Davide, come tristemente accadeva negli anni delle persecuzioni naziste in tutta Europa. Un gesto gravissimo, a pochi giorni dalla Giornata della Memoria del 27 gennaio. Chi l’ha fatto ha agito fra l’1 di notte e le 7 del mattino. Ora la Polizia vaglierà i filmati delle telecamere cittadine: una si trova proprio all’imbocco della via ed è puntata all’angolo con via Ripe. Le indagini sono in mano alla DIGOS”.
Sulla triste vicenda si è espresso il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio con questa dichiarazione: “A nome della terra che rappresento e che ha pagato con tante vite il rispetto e la difesa della libertà, mi indigno per un gesto ignobile che il Piemonte condanna con la sua storia e con i suoi sacrifici. Spero che i responsabili vengano individuati al più presto e puniti con il massimo rigore”.
Il vescovo di Mondovì, Egidio Miragoli, invece ha scritto una lunga lettera ad Aldo Rolfi, figlio della scomparsa Lidia; “in questo momento davvero sconcertante, in cui Lei e Sua madre sono stati fatti bersaglio di un gesto inqualificabile di odio razziale, con l’inquietante scritta tracciata sulla porta di casa, sono ad esprimerLe – anche a nome delle comunità cristiane monregalesi – una profonda e sincera solidarietà – scrive il vescovo – Quanto tristemente avvenuto, oltre a prendere di mira Lei e la Sua famiglia, va a colpire in modo ignobile la memoria della mamma Lidia, ma è motivo di sgomento e vergogna per tutti noi. Ho saputo e letto, da più parti, delle coraggiose scelte di vita di Sua madre, della sua militanza da giovanissima nella Resistenza, della sua forza nel reggere ai terribili dodici mesi nell’inferno del Lager di Ravensbrück, del suo coraggio, al ritorno, nel rendere lucida testimonianza con scritti, lezioni e insegnamenti su quelle pagine oscure della recente storia. L’eredità di mamma Lidia è preziosa, è memoria e monito, su un fronte sul quale non bisogna mai abbassare la guardia. L’ignobile scritta sulla Loro porta di casa è infatti prova di come, una volta di più, nei momenti di crisi (non solo economica) le menti e gli spiriti più poveri tendano a portare indietro l’orologio della Storia, riesumando le espressioni di un’intolleranza e di un’aggressività senza senso e senza limiti: quelle di chi non ha argomenti e verosimilmente reca in sé un vuoto abissale. Ripristinare le parole e i modi che inaugurarono la tragedia più spaventosa del secolo scorso è prova di un ritardo culturale e di una meschinità umana di fronte ai quali ogni uomo degno di questo nome inorridisce, anche a Mondovì, dove i nostri fratelli ebrei pagarono la repressione delle leggi razziali con la morte nei Lager.Mentre Le rinnovo la mia vicinanza e Le assicuro la mia preghiera, auspico che la società monregalese tutta sappia reagire al vile episodio compattamente, testimoniando la propria scelta per una convivenza inclusiva, rispettosa dell’altro, capace di tolleranza e di fraternità. Anche per dare un futuro di dignità piena alle nuove generazioni”.