VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Amate i vostri nemici
(Diacono Marco Florio)
Con il Vangelo di questa domenica si conclude il Discorso della Montagna. Gesù osa modificare o correggere, esplicitamente, ciò che Dio aveva detto mediante Mosè. Passa dalla Legge al suo opposto. Nessuna ritorsione, ma generosità nei confronti degli offensori; non odio per i nemici, ma amore per loro.
In altri termini, il Gesù di Matteo, parlando con più sicurezza di qualunque altro rabbi del suo tempo, dice implicitamente di avere un’autorità maggiore di Mosè e sembra legiferare con la totale assicurazione del Dio del Sinai. Anzi, Gesù è l’unico autentico imitatore del Padre. Da ricco si è fatto povero per arricchire noi della sua divinità. L’uomo meritava il castigo, ma Dio, al posto di distruggere l’uomo, ha inviato suo Figlio, mostrando la sua divina misericordia.
Il Figlio di Dio non si è sottratto agli insulti, agli sputi, alla croce, ma ha pregato per i suoi nemici e ha trattato fino all’ultimo, come amico, Giuda. Gesù è tale e quale al Padre. La legge del taglione dei cristiani è quella che Gesù assume sulla propria carne.
Questo Vangelo ci insegna che il cristiano può essere odiato ma non può odiare. Ci chiama a uscire dall’odio, vecchio come l’uomo, per entrare nell’amore, nuovo come Dio. Gesù non ci chiama ad essere deboli, a lasciarci calpestare, ma a superare l’offesa attraverso la mitezza. Noi invece pensiamo che il male si vinca con altrettanto male, ma così facendo il male si moltiplica.
È stato detto: “La guerra produce nemici più di quanti riesce a eliminare”. È vero! Ed è vero per ogni guerra: anche per le piccole contese di ogni giorno. Grandi uomini hanno compreso questo significato. L’assassino di Don Pino Puglisi ha dichiarato: ”mentre stavo per sparargli, mi ha sorriso. In quel sorriso improvvisamente ho capito che la sua bontà era più forte della mia cattiveria: il perdente ero io”.
Noi siamo chiamati a cambiare civiltà, partendo da noi stessi. Dentro ciascuno di noi c’è il progetto del santo e quello della bestia. Sta a noi respingere il richiamo della bestia e far crescere la luce del santo. Non facciamo mancare al mondo la nostra santità.