PROSEGUE IL RESOCONTO DI VIAGGIO DEI TRE SALESIANI DEL CAGLIERO

(tredicesima puntata)

In questo punto risuona il “gong” per il pranzo, ma nessuno va a tavola: quei pochi che vanno, vi diremo in sordina che sono andati per niente… Uboldi poi vuole fare le sue esperienze: sta in forse un bel pezzo se debba prendere una birra… Finalmente se la fa portare… Mentre la beve, ci par già di vedere lo spettacolo che viene dopo… Difatti, neanche a farlo apposta, proprio così; allora tutti in coro intoniamo: “Aprite le porte, che passano, che passano”… altro che i bersaglieri… Ma non vogliamo darvi particolari sgradevoli, scusate la brevità.

Il “monsone” continua ostinato nella sua azione perturbatrice; la nave ha rallentato di qualche miglio la sua corsa oraria: dal canto nostro giù pisolini e pisoloni, e durante l’ora della cena, burlandoci l’un l’altro di un mal comune, diventiamo quasi allegri! Guerreschi poi batte il record: mentre noi siamo come incollati suoi nostri sedili, o sulle sdraie, egli va invece in lungo e in largo traendo tutti all’allegria; e soprattutto va di cabina in cabina per servire i compagni più colpiti dal disturbo del mare!

Padre Giovanni, malgrado l’abbattimento, va nel riparto delle macchine per confessare altre persone dell’equipaggio (è sempre frutto dello zelo di Guerreschi), le quali domattina verranno, permettendolo le condizioni del mare, ad assistere alla Messa.

Sul Victoria, martedì 3 Settembre 1935

Abbiamo trascorsa una notte cattiva, per il solito effetto del “monsone”… I Padri sono rimasti in cabina: nessuna Messa a bordo. Diciamo le Orazioni in particolare e facciamo pure la semplice Comunione Spirituale; dopo chi si sente un po’ meglio va a far colazione, e riporta qualche panino e qualche frutto per i malati… Il più mal in arnese è Baron, il quale si può dire che incominciò a soffrire nella stessa Genova al primo vedere il bastimento!

C’è chi va a pranzo, ma senza il menomo appetito; l’effetto di questa alimentazione sforzata è tuttavia benefico: si resta un po’ più forti contro il fastidioso disturbo… Ognuno si fa un dovere di intascarsi delle arance per i compagni in cabina, che possano prenderlo al posto delle limonate o delle birre, che costano 3 lire… Si balla intanto continuamente: l’oscillazione della nave, dalla mezzaria ai bordi, è di circa tre metri… Non crediate però, cari compagni, che ci si trovi in un ospedale o peggio.

No. Malgrado il “monsone” quasi tutti i passeggeri si trovano in questo momento al cinema; ed è annunciato anche un concerto (che però, non sappiamo il perché, non viene dato). Ce la passiamo in conversazione; col giocare a dama o a scacchi, o altro… Uboldi per esempio è molto voglioso di sapere dove si trova Colombo, il quale potrebbe essere in cabina per bere il suo cognac. Ma Colombo, invece, è a pochi passi da lui, che sta studiando l’inglese per benino!

Dopo cena, dopo le preghiere abbiamo modo di fare in cabina una discussione animata sul galateo; tanto animata, che il nostro compagno di viaggio Antoniazzi, da Lonango, viene in cabina ad annunciarci che il galateo non è quello di disturbare il prossimo a tarda notte… A simile doccia fredda, perdiamo ogni voglia di proseguire nella nostra ardente discussione, e ci accontentiamo di rimetterla a momento più adatto.

In pieno oceano…

Mercoledì, 4 Settembre 1935.

Iniziamo la nostra giornata nel modo consueto. Dopo colazione andiamo subito sul ponte, e ciascuno attende a qualche occupazione… Ad un certo punto sentiamo Villa che se la prende con Uboldi, perché ha scritte troppe cartoline. Secondo lui non bisognerebbe mai scrivere tante cartoline, perché… due parole asciutte asciutte, dice che fanno più dispetto che diletto! Facciamo osservare al buon Villa, il quasi decano dei Chierici, che parla un po’ da originale; ma egli ha il chiodo, e non vuole saperne!

Essendo l’ultimo giorno che passiamo completo sulla nave, pensiamo di andare in traccia di notizie precise, che possano servirci come dati della descrizione che desideriamo di farvi del Victoria. Andiamo perciò all’Ufficio Informazioni, dove troviamo gli ufficiali addetti molto cortesi, i quali ci danno ampia evasione circa il nostro desiderio. Per questa loro cortesia possiamo farvi la seguente descrizione, che speriamo vi riuscirà gradita.

IL VICTORIA
Cari Compagni, sappiate subito che incominciamo con un errore. Si dice il Vittoria impropriamente, perché esso è una motonave, e bisognerebbe chiamarla “La Vittoria”. Ma se questo può tornare gradito al nostro cuore di Caglierini, che hanno concluso il loro primo periodo di formazione, e ora sono lanciati verso la sospirata Missione, ciò nondimeno chiameremo la nostra nave “il Vittoria” – anche per chiamarla con lo stesso nome col quale siamo soliti parlarne…

…Esteticamente il Victoria è una delle più belle navi del mondo.

Al nostro primo giungere alla stazione marittima di Genova fummo subito estatici dinnanzi alla bianca, candida sua mole… Ebbimo poi l’occasione di sentirne le lodi da persone più sperimentate: essa spiccava per aspetto e per dimensioni su ogni altra.

Il Victoria si lancia nelle acque per una lunghezza di oltre 160 metri, precisamente 162 metri e 50 centimetri; e misura 20 metri di larghezza con un’altezza, dalla chiglia al ponte di comando, di circa 13 metri… E’ dotata di 8 motori Diesel a due tempi, i quali sviluppano una forza complessiva di 22 mila cavalli vapore.

Le quattro sue eliche di bronzo, ciascuna del diametro di oltre 4 metri, gl’imprimono una velocità di 22 milia, cioè più di 40 kilometri all’ora. Queste eliche sono all’estremità di assi di 80 metri di lunghezza… Nella sua mole, la nave ha un dislocamento di 14.400 tonnellate, cioè sposta una massa d’acqua di peso corrispondente; e per iniziare il suo movimento, o meglio la sua marcia deve vincere questo peso colossale.

(prosegue sul prossimo numero)