RIVAROLO – Quello celebrato lunedì scorso è stato un IV Novembre vissuto anche nel ricordo dello scultore Enrico Carmassi, nel 50° anniversario del monumento ai caduti di Rivarolo da lui realizzato. Il ricordo di Carmassi è stato immaginato dal consigliere comunale delegato alla Memoria, Guido Novaria, che ha realizzato tre tabelloni che ricordano la vita di Carmassi, già preside dell’Istituto d’arte (ora Liceo artistico) “Felice Faccio” di Castellamonte. I tabelloni raccontano la vita artistica di Carmassi, l’idea degli amministratori rivarolesi di realizzare il monumento bronzeo e le non poche difficoltà incontrate dal progetto dalla sua ideazione sino alla memorabile giornata dell’inaugurazione.

“Preziosissima per questo piccolo lavoro commemorativo è stata la consultazione della tesi di laurea sui monumenti ai caduti della città, realizzata da Giorgio Bena”, commenta Novaria, che ha utilizzato questa completa e recente ricerca per ripercorrere le vicende del monumento e del suo autore.

Classe 1897, egli stesso reduce della prima Guerra Mondiale, Carmassi si affermò come pittore e scultore nel periodo tra i due conflitti mondiali. Dopo il 1945, lasciò la natìa La Spezia (dove il suo studio era stato distrutto dagli eventi bellici) e si trasferì a Castellamonte per reggere fino al pensionamento (nel 1958) il locale istituto d’arte, allargando la sua personale produzione anche alla grafica e alla ceramica e riscuotendo ampio successo anche dopo il trasferimento a Torino (dove morì nel 1975).

Quando nel 1968 (per celebrare il 50° della fine della Grande Guerra) il Consiglio comunale di Rivarolo bandisce il concorso per un monumento ai Caduti, sul tavolo del sindaco Erminio Visconti arrivano ben 6 progetti, tutti a firma di grandi artisti: quello di Carmassi (da costo stimato in 3 milioni 300 mila lire) prevale per soli due voti sugli altri. Ma la decisione dell’Amministrazione comunale non è inizialmente ben accetta da tutti: la forma concettuale dinamica e innovativa, gli abiti laceri del soldato che leva al cielo un braccio e uno sguardo carico di angoscia erano forse lontani dalle attese celebrative di alcuni. “Nel concepire quest’opera mi sono proposto di realizzare una scultura che per i suoi valori espressivi, il suo complesso formale e stilistico e la sua particolare originalità di impostazione costituisca un’autentica opera d’arte”.

Superati gli intoppi, produzione e realizzazione dell’opera fecero sforare di un anno i tempi previsti per la collocazione del Monumento nel viale alberato di corso Torino. L’inaugurazione venne così fissata il 16 novembre 1969, alla presenza del ministro del lavoro Carlo Donat Cattin e dei parlamentari Giuseppe Botta, Aurelio Curti, Ema-nuela Savio e Renzo Forma. Toccò a una gloria rivarolese come l’ammiraglio Adalberto Mariano (protagonista della sfortunata spedizione polare del generale Umberto Nobile) sollevare il tricolore che velava l’opera di Carmassi, mentre a tenere il discorso ufficiale fu l’avvocato Gianni Oberto, allora presidente della Provincia. La solenne cerimonia fu accompagnata da una Santa Messa presieduta dall’allora vescovo monsignor Luigi Bettazzi (e concelebrata dagli storici parroci di San Giacomo monsignor Luigi Mabrito e di San Michele monsignor Mario Bosio, come si vede nella foto).

Una pioggia di fiori lanciati sul Monumento da un elicottero dei Carabinieri concluse la cerimonia tra gli applausi dei presenti.