Ricordo dello storico titolare della Trattoria Monferrato
(Marco Maero)
IVREA – Ci ha ormai lasciati da un po’ di tempo – era il 22 settembre 2019 – una persona speciale e ben presente a Ivrea per tantissimi anni. Si tratta di Gianni Calliera che se n’è andato in semplicità, senza “rumore”. Simpatico e gran lavoratore, per tutta una vita “di impresa”, sempre in movimento – anche se malato – con la sua bicicletta elettrica, fino all’ultimo minuto.
Per me che da 25 anni sono suo genero è facile tenerlo a mente come riferimento saldo, ma vorrei portare l’attenzione su di lui per qualche minuto, perché in fin dei conti – e per diverse ragioni – è un esempio morale molto attuale, anche se un po’ misconosciuto o frainteso.
Su ogni argomento, ogni problema, oggi si è spesso propensi ad abbandonarsi a discussioni teoriche, mentre Gianni era più orientato a darsi da fare in modo concreto. Dalla sua parte c’era la capacità di assumersi responsabilità in prima persona, senza fermarsi solo al teorizzare: cosa che, spesso, può diventare un alibi per non vincolarsi a troppo impegno e per stare al riparo dalle cose concrete da affrontare…
La “proposta” che Gianni rappresentava ogni giorno, il suo modo di essere e di vivere, era completamente diversa, e la si poteva cogliere in tutta la sua lunga vita attivissima. Ancora negli ultimi tempi non mancava di raccontare ai nipoti, in modo divertente e allegro, fatti della sua vita che a noi, razionalmente, potrebbero apparire come tragici o pieni di difficoltà. Ma così non è stato, per chi era sempre attivo, positivo e aperto all’altro; per lui ogni nuova difficoltà era occasione per incuriosirsi, imparare, progettare un modo di affrontare e gestire le cose, farcela sempre e conoscere nuove persone; la sua voglia di fare (e di vedere come fanno gli altri!) è sempre stata lì con lui, fino all’ultimo.
Nato in una famiglia problematica e in ristrettezze economiche, fin da giovanissimo si era ritrovato in collegio, e già lì si era dimostrato un tipo speciale e positivo. Alcune vicissitudini dell’infanzia dicono molto della sua personalità e come si è formata: ad esempio quando si è ritrovato da solo in viaggio verso l’ospedale di Ivrea in una camionetta di soldati tedeschi, dopo essersi fatto scoppiare in mano una granata rubata e mentre i suoi nascondevano un partigiano in casa. Più tardi è stato anche lui “olivettiano” dal basso, anche lì emergendo presto come tecnico delle telescriventi, mandato in giro per l’Europa o alla Rai in trasmissioni come “Portobello”.
Poi con Pia sono diventati ristoratori e albergatori, e velocemente un punto di riferimento nel settore, immettendo nuove idee e una più che ottima qualità nella cucina tipica della tradizione piemontese e nell’ospitalità. Molti ricordano cosa è stata per i loro tanti anni la Trattoria Albergo Monferrato, un vitale e ospitale “collettore multi-culturale”, dove si incrociavano i vari gruppi provenienti dalle più diverse nazioni, giunti a lavorare o a fare corsi in Olivetti, e che finivano “adottati” da Gianni e Pia, mescolati e “animati” nel tempo libero e nelle serate di festa alle cene del loro ristorante.
Ogni momento della vita di Gianni ci ricorda e testimonia di cose sostanziali, non così tanto “di moda”, ma che possono dare un senso morale a ciò che si fa nella vita: la considerazione del prossimo, vista come rapporto diretto… parlandoci, chiedendo, stringendo la mano; l’animo buono e la serietà nell’agire, trovando altri con quegli stessi principi con cui soffermarsi (e rimanendo quasi serenamente “non concentrato” su tutti quelli che invece agivano più negativamente); la fiducia a volte anche disarmante di trovare sempre qualcuno ben disposto, pensando quindi che ogni cosa si possa fare in un mondo aperto, non predeterminato e pieno di possibilità.
Quest’ultima caratteristica – tipica di personaggi così fortemente positivi – mi fa rilevare un altro aspetto significativo: il fatto che Gianni semplicemente non era intaccabile e sorvolava – con quella sorta di serenità dei giusti – tutte le volte che gli capitava anche di venir prevaricato o lasciato sguarnito, preso in giro, raggirato o qualche volta addirittura derubato: a lui intimamente non importava, magari lasciava la sacca del tennis sulla bicicletta fuori casa e, se gli rubavano la racchetta, non se la prendeva più di tanto… quasi compativa ed era dispiaciuto per il ladro (che, intendiamoci bene, avrebbe immediatamente “raddrizzato” con decisione, se lo avesse colto in flagrante!).
In modo diverso, nel suo lavoro di imprenditore c’era tutto il rispetto per il “meccanismo commerciale”, la relazione umana con clienti e fornitori basata sulla serietà, e stando dentro alle possibilità reali, attento ai costi concretamente possibili per il proprio servizio, per il quale mirava a dare una qualità adeguata rispetto al prezzo proponibile, essendo così riferimento – con il suo impegno e correttezza – per le persone coinvolte nel lavoro.
Ricordo un altro paio di aneddoti. Senza che nessuno ci facesse caso, dopo aver lavorato la mattina, Gianni era magari in grado di pedalare 30 km per andarsi a occupare del suo orto in cascina, per poi ritornare a Ivrea per svolgere il lavoro serale. Attaccamento spropositato al lavoro? No, semplice positività e passione messa in ogni cosa, adattandosi a ogni nuova situazione (come quella di non poter più guidare l’auto).
Allo stesso modo noto come nei momenti più difficili della gestione della sua società ed in famiglia, ci sia sempre stata la sua attenzione per la continuità delle attività costruite, dando sicurezza, slancio e continuità anche ad altre famiglie, sostenendo idealmente chi fa attività (che considerava centrale per la collettività) piuttosto che puntare al “vivere di rendita”, passivamente.
Più nel piccolo, ricordo come ultimamente si fosse incuriosito all’uso di siti internet per la gestione delle camere del suo residence: faceva tenerezza, in confronto alla disinvoltura con il p.c. di persone più giovani, alle quali chiedeva anche le cose più banali, senza curarsi (o forse rimanendo inconsapevole) della sua inadeguatezza, e comunque con atteggiamento curioso.
E oggi vorrei far notare la grandezza morale di quel suo modo di porsi attivo, senza presunzione, intelligente… anche solo nell’incuriosirsi e nel voler sperimentare un sito come Booking.com.