III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
(Diacono Marco Florio)
Il dialogo con la samaritana è un’offerta di fede che Gesù fa al mondo intero. Gesù si sta recando dalla Giudea in Galilea: ci torna perché i farisei hanno insinuato una concorrenza fra lui e Giovanni Battista, vociferando che egli “fa più discepoli e battezza più di Giovanni” (Gv 4,1-4). Per arrivarci deve attraversare la Samaria, i cui abitanti sono considerati “eretici” e guardati con riprovazione dai giudei.
Durante il suo itinerario Gesù sosta presso il pozzo di Sicar, per tradizione legato alle vicende del patriarca Giacobbe. Al pozzo Gesù arriva verso mezzogiorno e incontra una donna samaritana che andava a prendere l’acqua. In questo incontro al pozzo di Sicar sono evocate varie scene bibliche veterotestamentarie (Gn 24,11-27; Gn 29, 1-21: scene entrambe con un significato nuziale). Gesù chiede alla donna di darle da bere, ma lei si stupisce della domanda, visto che appartiene ad una gente ritenuta dai giudei nemica ed impura.
Ma la domanda di Gesù, “Dammi da bere”, serve solo per introdurre il tema dell’acqua e della sete vera che è in ogni uomo. Di questo vuole in realtà parlare Gesù che nel risponderle dice: ”Se tu conoscessi il dono di Dio e colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4,10). Parlando dell’”acqua viva”, del “dono di Dio”, dunque vuole rivelare alla donna chi è lui. Infatti, ”dono di Dio” per eccellenza nell’Antico Testamento era la legge di Mosè, ma ora è la Parola fatta carne, la Verità.
È proprio questo incontro con la Verità che fa fare dei ragionamenti alla donna alla quale Gesù rivela una cosa che non poteva sapere: ”Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero»”.
Nella samaritana incomincia a farsi strada la fede in colui che ha incontrato al pozzo e la fede passa attraverso un ragionamento che la porta a riconoscere chi ha davanti: “Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”.
Gesù risponde che entrambi i culti non bastano più e che ormai occorre “adorare Dio in spirito e verità” (v 23); Spirito che sarà comunicato presto all’uomo, e verità che è il Cristo stesso. Gesù è il solo luogo di adorazione. Né il tempio di Gerusalemme, né il monte Garizim possono più assolvere questa funzione. Il viaggiatore sconosciuto che chiedeva acqua è conosciuto, da chi aderisce a lui nella fede, come il Salvatore del mondo. Tutto questo Vangelo è improntato sulla fede, che passa da un ragionamento, che passa dal riconoscere quello che è bene per noi, ciò che il nostro cuore desidera.
Anche noi stiamo andando al pozzo di Sicar, cioè cerchiamo nella vita qualcosa che soddisfi la nostra sete di felicità. Ricordiamoci che Gesù è seduto sull’orlo del pozzo, cioè è accanto alle nostre situazioni. Egli ci ricorda che esiste un’acqua viva che è dono di Dio e ci invita a seguirLo.