V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
Io sono la risurrezione e la vita
(diacono Marco Florio)
“Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”.
È la domanda che si pongono i giudei di fronte alla sofferenza e alla morte. Se la pongono perché sanno che Gesù è un uomo straordinario ma lo riconoscono solo come un uomo perché si commuove, si mette a piangere, segno di un’evidente impotenza di fronte alla morte, alla morte di un caro amico.
In questo momento della nostra storia questa impotenza è qualcosa che stiamo imparando a conoscere bene, bloccati come siamo nelle nostre case per non venir contaminati da un virus. Questa situazione mette in evidenza quanto siamo fragili, quanto le cose del mondo sono effimere e fugaci. Specialmente in questi momenti, come Marta e Maria, abbiamo bisogno di avere vicino le persone alle quali vogliamo bene, che ci amano. In questo momento in cui ci si potrebbe ammalare con la possibilità di finire in qualche ospedale, in isolamento, le persone che “ci amano” sono quelle che si prendono cura di noi, instancabili.
Gesù ama questa famiglia e non gli fa mancare la sua presenza. Anzi, nonostante i suoi discepoli lo sconsiglino di recarsi in Giudea perché l’ultima volta che c’era stato aveva rischiato di essere lapidato, Gesù dopo due giorni parte per Betania. Quando arriva, Lazzaro è morto da quattro giorni.
Marta appena viene a sapere che lui è arrivato gli va incontro piena di fede e dice: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Quella della fede è una questione che ci tocca profondamente. Quando manca, quando manca una prospettiva che va oltre la nostra finitezza, tutta la nostra vita perde significato, tutto ci spaventa, di fronte a noi abbiamo il nulla. Ciò che possiamo desiderare è che ciò che ci accade oggi possa metterci di fronte a Gesù con la fede di Marta e Maria. Marta ha fede e sa che Gesù è una persona speciale, che ha un rapporto speciale con Dio: è il Figlio di Dio, come Gesù si è definito. Anche a noi viene chiesto questo atto di fede. Oggi più che mai abbiamo bisogno di essere vivi e guariti nel corpo e nello Spirito.
All’atto di fede di Marta Gesù risponde: “Tuo fratello risorgerà”. Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
Gesù, stesso atto di fede lo riceve dall’altra sorella di Lazzaro, Maria. Gesù viene condotto davanti alla tomba di Lazzaro e piange e si commuove. Piange e si commuove come ci accade, in questo momento, amplificato. “Rianima” Lazzaro, perché l’unico Risorto è Lui. Lui che nella Veglia Pasquale accoglieremo nei segni dell’acqua e del fuoco. Lui, il Figlio di Dio, che non ha i nostri tempi, ma piange e si commuove con noi e per noi, ci chiede di avere fede in Lui che è la risurrezione e la vita e chi crede in Lui non morirà in eterno.