(Graziella Cortese)
Rodolfo Bisatti, di origine mantovana, ha lavorato a lungo per il cinema e la televisione, occupandosi di sperimentazione audiovisiva e girando documentari con tematiche sociali: si è professato seguace di un’arte cinematografica indipendente, disobbediente alle regole del cinema commerciale; per vent’anni ha collaborato con Ermanno Olmi, che gli ha regalato una visione profonda e spirituale della realtà.
L’uscita del lungometraggio in sala è stata rinviata a causa della pandemia di coronavirus in corso: dal 23 aprile però è possibile vedere la pellicola in streaming sulla piattaforma Chili, sia nella versione acquistabile, sia a noleggio.
La pellicola di Bisatti, proprio a questo proposito, si dimostra molto attuale. È la storia drammatica di Lucia, una donna che vive sola con il figlio Gabriel di diciassette anni.
Lucia porta un dolore con sé: anni prima ha perso la figlia maggiore Anna, malata di leucemia e il marito se n’è andato a causa della scomparsa della figlia. Adesso la donna lavora come infermiera all’interno di una struttura ospedaliera per malati terminali: il contatto con persone sofferenti le porta aiuto e conforto.
Gli uomini e le donne ricoverati nell’hospice diventano suoi insegnanti, nella comprensione del dolore per la perdita di una persona cara e nell’elaborazione del lutto. In particolare conosce il professor Giulio, insegnante di filosofia (interpretato da Paolo Bonacelli), che la condurrà ad analizzare la sua angoscia e a liberarsene con consapevolezza. Allo stesso modo Lucia imparerà come le cure palliative per i malati non possono rispondere ad un semplice rigido protocollo, senza la consolazione di una presenza umana.
L’opera è stata realizzata con il sostegno del Mibact e della Film Commission Vallée d’Aoste, ed è stata presentata in anteprima al museo Maxxi di Roma.
“La paura della morte non coglie chi ha vissuto nelle montagne…” afferma Guido, quando si presenta alla protagonista e agli spettatori.