(Fabrizio Dassano)
Stamane sono sceso per portare l’immondizia nel cassonetto. In questo piccolo angolo della periferia della città tutto sembra esser tornato alla normalità, tolte le medesime persone che si aggirano con la mascherina e le “guardie” che controllano l’accesso al piccolo mercato rionale.
Appena uscito dal portone d’ingresso del condominio, l’occhio cade ormai meccanicamente sull’appartamento chiuso del mio ex vicino. Nessun segno di vita.
Nel passare davanti alla cassetta delle lettere ho trovato però una sua missiva dall’inconfondibile calligrafia che recita: “Stai attento: ti controllo, leggo ciò che scrivi. Sicuramente ti sarai dimenticato di scrivere che 220 anni fa, il 26 maggio 1800, Napoleone Bonaparte era giunto a Ivrea. L’armata di riserva da lui guidata dopo aver valicato il colle del Gran San Bernardo e attraversato il forte di Bard, aveva preso la città.
Per attraversare il ponte sul torrente Chiusella a Romano Canavese si scontrò violentemente con 6000 soldati e 4000 cavalieri dell’esercito austro-piemontese. L’avanguardia dell’esercito francese era composta da 5000 uomini di fanteria e 1000 di cavalleria, una piccola avanguardia del grosso esercito ancora impegnato al difficile passaggio del forte di Bard tenuto dai croati del reggimento Kinsky e dagli invalidi ultrasettantenni dell’esercito piemontese.
Lo scontro costò la vita a 800 uomini e 200 cavalli. Napoleone la battaglia la vide con il cannocchiale da Monte Navale.
Il 28 maggio Napoleone Bonaparte, scortato dai dragoni, lasciò Ivrea per raggiungere il generale Lannes che nel contempo raggiungeva le campagne di Alessandria e Marengo.
Visto che sei anche abbastanza imbranato, ti faccio anche questo indovinello: di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?”.