(Cristina Terribili)
Arriva l’estate e si apre la stagione in cui si comincia a sfidare la capacità di stare aperti, di avviarsi verso quelle nuove fasi in cui impariamo di nuovo a stare insieme, alla giusta distanza, e lo sperimentiamo anche a partire dai bambini, con i centri estivi.
Non ripeteremo mai abbastanza quanto l’infanzia sia stata colpita dalla pandemia e abbia subito una sospensione drastica delle abitudini, dei luoghi e delle relazioni con gli adulti di riferimento (l’allontanamento dai nonni) e dai compagni (di tutte le età).
Quando poi i bambini sono stati fatti uscire da casa, si sono imbattuti con strani adulti, spesso tristi, sospettosi, lontani e bendati. Qualche bambino ha avuto più timore di altri, tanto da rifiutare di uscire successivamente. Gli adolescenti, appena si sono potuti incontrare, hanno fatto gruppo, hanno accorciato quelle distanze che erano diventate vuoti insostenibili. Ora però gli spazi si possono riconquistare.
Nei centri estivi non sono poche le criticità da affrontare per riuscire a mediare tra le indicazioni governative e i bisogni dei bambini. Va ripensato tutto e con tante riunioni organizzative, sopralluoghi, tavoli di concertazione e riflessione sulle problematicità che a volte sono sembrate insormontabili.
Una prima fase ha riguardato lo studio delle carte e l’osservazione degli spazi. Abbiamo vissuto istanti di contemplazione in cui, valutando i banchi di scuola o gli spazi all’aperto, immaginavamo posti distanziati, attività da fare e disposizione dei gruppi.
Abbiamo poi selezionato aree di gioco, di pranzo, di riposo, sportive; abbiamo aggiunto teloni per l’ombra, nastri segnaletici e abbiamo cominciato a riempire scatole, una per ogni operatore; saponi, gel, soluzioni specifiche per l’igienizzazione. Abbiamo creato gruppi di mutuo aiuto per pulire tutti i pennarelli, i pastelli, le confezioni di tempere, le costruzioni, per plastificare carte da gioco e poter sanificare anche quelle.
Gli operatori – che in questa estate non possono non essere esperti, già formati, completi di una speciale cassetta degli attrezzi fatta di giochi, filastrocche, balli di gruppo, competenti tanto nel bricolage quanto nel mettere un cerotto su un ginocchio sbucciato – hanno impiegato un tempo, non pagato (come spesso è il tempo che si dedica ad organizzare le cose) per essere pronti ai blocchi di partenza.
Perché il primo giorno di centro estivo sarà come un primo giorno di scuola per tutti: da chi gestirà segreteria e amministrazione a chi misurerà la temperatura, passando per gli adulti di riferimento pronti a prendere in carico i piccoli gruppi di bambini. Sarà un nuovo primo giorno anche per i genitori, con i quali abbiamo condiviso un percorso di responsabilità e di patto educativo.
Non abbiamo dimenticato le famiglie più fragili, con bambini disabili che hanno perduto terapisti, insegnanti di sostegno, personale specializzato nella gestione della fu giornata scolastica.
Famiglie consapevoli che il loro bambino ha il bisogno di toccare tutto ciò che è a portata di mano, che non riesce a sostenere la mascherina, che ha bisogno di ritrovare il contatto con i suoi pari e riprendere a piccoli passi, la possibilità di stare seduto al tavolo, di svolgere delle attività di gioco insieme ad un compagno che gli fa vedere come si fa.
Su una cosa però sappiamo di poter contare: i bambini non ci deluderanno, saranno come sempre all’altezza della situazione. E se loro ci sono, noi non possiamo mancare.