(Graziella Cortese)
Un ricordo commosso ha accompagnato la scomparsa di Ennio Morricone, e molti sono stati gli omaggi dedicati alla musica del maestro. Il legame con il cinema ha creato un connubio indimenticabile, di note e immagini; esiste nei ricordi un’amicizia e un sodalizio professionale con il regista romano Elio Petri, autore geniale e a volte sottovalutato. I due artisti avevano progettato di lavorare insieme per la creazione di una tetralogia di pellicole innovative e a sfondo politico.
L'”Indagine” è un’opera complessa, che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 1971 e avuto un grande successo anche di pubblico in una stagione difficile della storia italiana (il film uscì nelle sale dopo la strage di piazza Fontana).
Roma, oppure una grande città italiana. Il “dottore”, non ne conosciamo il nome e non lo sapremo mai, è un giovane ispettore a capo della sezione omicidi; grazie ai suoi meriti l’uomo viene promosso, diventando dirigente dell’Ufficio Politico della Questura. La sera stessa, trascorrendo il tempo con la sua amante, Augusta Terzi, la uccide freddamente in modo truce.
Poi, con calma, dissemina l’appartamento della donna di prove della sua colpevolezza, le impronte digitali, l’orma della sua scarpa, un filo della cravatta azzurra…
Poi una doccia lava il corpo e la coscienza del protagonista. Ma è davvero così? Il “dottore” prova a sperimentare il potere che gli concede la sua professione, nessuno crede veramente alla sua colpevolezza: può camminare al di sopra delle legge poiché nel suo caso il Potere è la Legge.
Si mescolano satira e paradosso, sequenze grottesche, con richiami a Kafka e Brecht… mentre gli spettatori sono catturati dallo sguardo magnetico di Gian Maria Volontè, in un’interpretazione straordinaria.
Elio Petri, che si è dedicato alla sceneggiatura con Ugo Pirro, ha affermato che la colpa della sua generazione è quella di non aver contribuito abbastanza alla costruzione di una società veramente democratica.