Scarseggiando sacerdoti, suore e consacrati la palla passa ai laici nelle cose di Chiesa.
Questa constatazione riprende vigore davanti a notizie come quella – per esempio – che all’Istituto “Cardinal Cagliero” di Ivrea il “management” educativo passa nelle mani di tre donne, come scriviamo nelle pagine interne del nostro giornale, dove è pure ben spiegata la formula di gestione basata sulla stretta collaborazione tra salesiani religiosi e salesiani laici.
È vero che – e questo capita un po’ in tutti gli ambienti – quando c’è abbondanza di risorse (umane, economiche, tecnologiche ecc…), difficilmente si pensa ad un “piano b” ma, nel caso dei laici nella Chiesa, è altrettanto vero che essi non vanno considerati “solo” dei collaboratori dei sacerdoti, “messi lì” per la benevolenza di qualcuno, perché il “piano a” sta arrivando al capolinea. La carenza di vocazioni al Ministero potrebbe apparire come il motivo della ricerca dei laici; ma è forse preferibile leggere gli eventi come segni dei tempi di cui Dio si serve per rimettere il laicato al suo posto di responsabilità nella Chiesa.
Non quindi per benigna concessione di chi si sente stretto dalla necessità, ma riscoperta di un diritto-dovere che ha il suo fondamento nella chiamata battesimale.
I laici, infatti, hanno un proprio ruolo specifico e insostituibile: sono “persone realmente corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa”.
Lo scriveva già Papa Benedetto XVI nel 2012 in un messaggio alla Federazione Internazionale di Azione Cattolica, che celebrava il suo congresso in Romania.
Papa Francesco ha continuato a rafforzare questo pensiero e a incoraggiare il cammino e l’impegno dei laici nella Chiesa.
Certo, parliamo di un laicato maturo e impegnato, capace di dare uno specifico contributo alla missione ecclesiale.
Papa Benedetto citava la Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sottolineando che dalla partecipazione dei laici si possono “attendere molti vantaggi per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei laici il senso della propria responsabilità, ne è favorito lo slancio, e le loro forze più facilmente vengono associate all’opera dei pastori. E questi, aiutati dall’esperienza dei laici, possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose spirituali che temporali”.