(Cristina Terribili)
Mentre la scuola è alle prese con mascherine, di-stanziamento, graduatorie di insegnanti e bambini sull’orlo di una crisi di nervi, si sviluppano e si regolamentano sistemi parentali di educazione. In questo nuovo anno scolastico un po’ bislacco, che vede tanto la presenza di oasi meravigliose in cui tutto sta funzionando alla perfezione quanto intere classi già in quarantena, si sono moltiplicate le richieste di educazione domestica per piccoli gruppi di bambini, dando origine a esperienze innovative come la “tata di condominio” o il “nido in famiglia”.
Si parte da due presupposti: che il bambino ha bisogno di stare a contatto con altri bambini e che deve essere garantita l’istruzione per tutti.
Dal 2017, il Governo ha emanato un decreto in cui si fa riferimento a modalità alternative all’istituzione scolastica tradizionale che, con garanzia di qualità e di servizi, sostenessero i bambini – e le loro famiglie – nel garantire la scolarizzazione per tutti. Le Regioni hanno poi individuato e delineato con criteri propri, diverse possibilità di supporto educativo.
Oggi, molte famiglie, spinte anche dai timori del contagio, hanno preferito fare domanda per l’istruzione parentale, anche mettendosi d’accordo con altri genitori e formando così piccoli gruppi di alunni seguiti o dagli stessi genitori in staffetta, secondo le competenze, o chiamando personale adeguato a traghettarli su materie e sul programma scolastico stabilito.
Per i bambini dai 3 mesi ai 3 anni, si parla di “nidi in famiglia”, esperienze ormai radicate in territori soprattutto cittadini, in cui scarseggiano i posti nei nidi pubblici. Nel nido in famiglia si accolgono non più di 7 bambini, in una casa in cui almeno due stanze siano dedicate per giocare e per dormire. Molti genitori scelgono questa opzione sia per la prossimità, sia per la flessibilità degli orari e dei servizi, ma soprattutto per la familiarità dell’ambiente.
Se la povera scuola fa fatica ad avere e mantenere personale stabile, nel nido in famiglia, chi si occupa dei bambini è identificato e definito sin da subito, e rimane tale nel tempo. Diventa punto di riferimento.
I nidi in famiglia sono stati creati proprio da genitori che hanno condiviso gli spazi della propria casa e la crescita dei propri figli con altri bambini. Ora le reti di nidi in famiglia si sono allargate con personale dalle caratteristiche specifiche, ma la familiarità del servizio rimane inalterata.
L’importante è che i bambini non siano isolati, stiano con i loro coetanei, perché l’isolamento forzato per contenere l’epidemia da Covid ha lasciato il segno più grande proprio nei bambini e nei ragazzi limitati nell’incontro con i coetanei.
Nel nido in famiglia, tra le tante cose belle, semmai la mamma facesse ritardo, il bambino non vivrà l’esperienza di stare seduto accanto alla guardiola in attesa… che è già un gran bel vantaggio.