A leggere certe dichiarazioni nostrane (e anche quelle di amministratori di più alto rango) sulla catastrofica seconda ondata autunnale, che ci sta colpendo ancor più di quanto non fece in primavera (perché è questo ciò che sta succedendo), sembra che malgrado i reiterati annunci la percepiamo come arrivata all’improvviso; dopo, forse, che l’estate sembrava aver fatto dimenticare tutto o quasi.
Che la seconda ondata fosse presa come una fake news ci si accorge oggi, che si è a corto di tutto (della libertà in primis), e di tutto ciò che nei mesi relativamente calmi non è stato approvvigionato.
A corto di tamponi, che a grandi linee ormai non vengono più fatti, perché ormai la situazione è sfuggita di mano; a corto dei risultati, di quelle belle notizie da conferenza stampa che annunciavano per un domani mai prossimo i test rapidi, generando aspettative legittime nella gente oggi frustrata.
Non sarebbe meglio dosare gli annunci e rivestirsi di una buona dose di realismo con il quale, volenti o nolenti, i nostri amministratori prima o poi si scontrano, perdendoci qualche penna?
È di martedì l’avvio della procedura d’urgenza regionale per la ricerca “di strutture pubbliche o private autorizzate per la ricerca su tamponi per il potenziamento dell’attività di screening delle aziende sanitarie”.
Ma non è tardi adesso, quando la paralisi incombe, pensare a “potenziare il numero dei laboratori di strutture pubbliche o private per processare un maggior numero di tamponi e affiancare le aziende sanitarie nelle attività di screening sulla popolazione in questo periodo di ‘allerta rossa’ per il Piemonte”?
Ma si sapeva che l’allerta sarebbe stata “rossa”, e anche peggio! Per non parlare dei nostri medici di base, che restano ai margini di un sistema che avrebbe terribilmente bisogno di loro, lasciati col ricettario sotto il braccio e un accesso al database dell’Asl per inserirci qualche richiesta di tampone che ormai non passa più…
Abbiamo contagiati in ospedale e famiglie in quarantena appese ad eventuali sintomi per sapere se sciogliere o meno le righe; intanto la pandemia picchia più duro che a marzo, e noi l’abbiamo aspettata con le mani in mano…