(Graziella Cortese)
Un periodo molto complicato della nostra vita, e qualcuno è sull’orlo di una crisi di nervi… E chissà se il vecchio film di Almodòvar può venirci in aiuto grazie a un umorismo surreale, una sceneggiatura “palpitante” e riprese cinematografiche dal ritmo veloce.
Cominciamo dalla fine, questa volta: le prime ombre della sera si allungano su Madrid, il cielo è blu con una cornice nera; dal terrazzo di casa, Pepa osserva il panorama insieme all’amica Marisa: sono state giornate pesanti e forse pensare a un bimbo che nascerà e al futuro allontana le ombre insidiose…
Siamo alla fine degli anni ’80. L’intraprendente Pepa è molto arrabbiata, di lavoro fa la doppiatrice e tempo addietro ha avuto la pessima idea di intraprendere una relazione con il collega Ivan; ma perché lui non risponde al telefono, dove diavolo è finito? La segreteria continua a mandare messaggi vuoti e Pepa sospetta che l’uomo abbia deciso di andarsene con la moglie legittima: ma è un’idea ottimista, poiché l’infedele Ivan in realtà si trova insieme ad un’altra donna ancora, l’avvocatessa Paulina Morales.
Nella casa della protagonista si avvicendano molti personaggi, piuttosto inverosimili: dall’amica Candela (disperata dopo una tormentata storia con un terrorista), al figlio sconosciuto di Ivan (interpretato da un giovanissimo Antonio Banderas), al tecnico giunto per riparare l’apparecchio telefonico lanciato dalla finestra…
Almodòvar era già un regista affermato all’epoca, e qui si è soffermato sull’utilizzo di scelte cromatiche affascinanti, che forse non ha più azzardato nei film successivi.
Da non dimenticare un altro protagonista: il gazpacho, quella sorta di minestra fredda a base di pomodoro, olio, aceto e verdure crude di origine andalusa… da sperimentare e assaggiare anche come cocktail, rigorosamente molto freddo, quasi ghiacciato.